Ben Shelton è il grande tennista che gli Stati Uniti aspettavano da un pezzo?

Ha vent'anni e ha raggiunto la semifinale agli US Open.

Agli US Open siamo arrivati ai quarti di finale, e i nomi dei tennisti ancora in lizza sono sempre i soliti, più o meno: Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev, Andrej Rublev, Alexander Zeverev, Novak Djokovic. Proprio Djokovic ha già raggiunto la semifinale, e punta alla nona finale a Flushing Meadows. Per conquistarla, Nole dovrà vedersela con la grande rivelazione dello slam newyorchese, il ventenne americano Ben Shelton. Il tennista di Atlanta, dove è nato il 9 ottobre 2002, ha battuto in successione Dominic Thiem, Aslan Karatsev e poi i suoi connazionali Tommy Paul e Francis Tiafoe, due giocatori decisamente più celebri di lui. E l’ha fatto giocando un tennis di altissimo livello, dominando gran parte dei propri match: dall’inizio del torneo, infatti, Shelton ha perso appena tre set. E solo una volta è arrivato a giocarsene uno al tiebreak.

In realtà Shelton aveva già fatto parlare di sé in uno Slam: agli ultimi Australian Open si era arrampicato fino ai quarti di finale, perdendo poi in quattro set contro Tommy Paul, ancora lui. Solo che l’exploit di Melbourne, a pensarci bene, era arrivato anche grazie a un tabellone piuttosto fortunato: Shelton si ritrovò ai quarti senza aver affrontato nessun tennista tra i primi 20 al mondo, l’avversario più in alto in classifica fu Nicolas Jarry, ai tempi oltre la 30esima posizione nel ranking ATP. Inoltre, dopo l’ultimo Australian Open, Shelton ha fatto molta fatica – tre partite vinte fino all’inizio degli US Open, di cui solo una tra Roland Garros e Wimbledon – in tutti i tornei a cui ha partecipato, così molti addetti ai lavori hanno iniziato a sostenere che il grande cammino a Melbourne fosse poco più di un caso isolato.

A New York, però, Shelton sembra aver ritrovato la verve e le qualità messe in mostra a inizio anno, e ora può raggiungere la sua prima finale in uno Slam. Un obiettivo nato non tantissimi anni fa, nonostante Ben abbia iniziato a bazzicare l’ATP seguendo suo pare Bryan, professionista negli anni Novanta arrivato fino alla posizione 55 nel Ranking: «Da piccolo giocavo a football», ha raccontato Shelton in un’intervista rilasciata prima degli Australian Open. «E giurai che non avrei mai giocato a tennis, quella era una cosa di mio padre. Poi però mi sono innamorato di questo sport». Dopo la formazione in Florida, nel 2021 Shelton inizia a farsi notare nell’universo tennistico dei college statunitensi regalando il punto decisivo alla sua squadra per la vittoria del titolo nazionale. Un anno dopo, poi, vince il torneo NCAA di Champaign, Illinois, e diventa professionista. I suoi primi tornei, però, li gioca tutti negli Stati Uniti: prima i Challenger, infine – a luglio – l’ATP 250 di Atlanta, dove viene eliminato da John Isner al termine di una partita-maratona durata oltre due ore. Poche settimane dopo, ecco il primo grande exploit: al 1000 di Cincinnati, da Wild Card, Shelton batte Lorenzo Sonego e poi il primo tennista della top ten ATP, l’allora numero 5 Casper Ruud. Viene eliminato al terzo turno da Norrie.

Siamo ormai ai giorni nostri: gli Australian Open sono il primo torneo disputato fuori dal suo Paese, e a Melbourne diventa il primo tennista americano in grado di raggiungere la semifinale degli US Open e di uno Slam dai tempi di Andy Roddick. Poi la la crisi e la rinascita a New York, con diversi primati già aggiornati: grazie alla semifinale conquistata a Flushing Meadows, Shelton è diventato il più giovane americano degli ultimi trent’anni – dai tempi di Micheal Chang – a raggiungere il penultimo atto del torneo; inoltre è il terzo giocatore Under 21 a giocare la sua prima semifinale ATP a un torneo dello Slam, prima di lui nell’era Open ci sono riusciti solo Wayne Ferreira (Australian Open 1992) e Guga Kuerten (Roland Garros 1997). Dalla prossima settimana, a prescindere da come andrà la semifinale contro Djokovic, entrerà nella Top 20 del Ranking ATP. Insomma, era da tanto che gli Stati Uniti aspettavano un giovane di talento che potesse raccogliere l’eredità dei campioni del passato, o anche semplicemente di un tennista molto forte ma incostante come Andy Roddick. Ora quel momento sembra essere arrivato, grazie a Ben Shelton.