Spagna e Marocco si stanno facendo la guerra per i giocatori più promettenti

Il caso relativo a Lamine Yamal è solo l'ultimo di una lunga lista.

Fino a qualche settimana fa, solo gli scout e gli appassionati più attenti conoscevano il nome di Lamine Yamal. Niente di strano o di sbagliato, in fondo parliamo di un ragazzo che ha compiuto 16 anni meno di due mesi fa. Solo che poi Xavi l’ha lanciato da titolare nel Barcellona, e lui ha risposto a questa sollecitazione con delle prestazioni a dir poco promettenti. È così che tutti, più o meno, ci siamo accorti di lui. Ed è così che le Federazioni di Spagna e Marocco hanno cominciato una battaglia virtuale per poterlo convocare: Yamal, infatti, è nato in Spagna ma possiede anche la cittadinanza matocchina, quindi potrebbe giocare con entrambe le rappresentative. Nonostante fosse immersa fino al collo nel caso-Rubiales, la Federcalcio di Madrid ha deciso di stringere al massimo i tempi, di cancellare sul nascere ogni disputa: Yamal è stato convocato nella Nazionale maggiore dal ct spagnolo De la Fuente, potrebbe esordire con la Roja nelle prossime gare di qualificazione a Euro 2024 ed è stato immortalato – in un video – mentre dice che «ho sempre voluto giocare con la Nazionale spagnola, fin da quando venivo chiamato nell’Under 15: voglio vincere Europei, Mondiali, tutto ciò che è possibile».

Quello relativo a Yamal è evidentemente un caso estremo, visto che parliamo di un fresco 16enne aggregato alla prima squadra del Barcellona. E che gioca anche da titolare, con i blaugrana. Ci sono tanti altri calciatori di talento, non ancora esplosi definitivamente, che vivono la stessa situazione: hanno il doppio passaporto, sono sia spagnoli che marocchini, e quindi le Federazioni devono convincerli a scegliere una sola rappresentativa. In questo stesso giro di convocazioni, per esempio, il Marocco è riuscito a “prendere” El Jabari e Yusi: il primo è un esterno offensivo di 19 anni che gioca nell’Atlético Madrid, il secondo invece è un difensore di 17 anni cresciuto nella cantera del Real Madrid.

Insomma, Spagna e Marocco si stanno facendo la guerra per accaparrarsi i giovani più promettenti. Non è una cosa del tutto nuova, ma la grande avventura del Marocco ai Mondiali 2022 ha dato un ulteriore boost alla questione. Anzi, proprio la composizione della Nazionale di Walid Regragrui aiuta a comprendere la portata del fenomeno: e due di questi (Hakimi e Munir Mohamedi) sono nati su suolo spagnolo. Non a caso, viene da dire, il quotidiano francese Le Monde aveva presentato Spagna-Marocco, partita degli ottavi di finale agli ultimi Mondiali, come «un vero e proprio derby».

Tutto questo, paradossalmente, avviene mentre le due Federazioni stanno rinsaldando i loro legami su altri aspetti: a marzo scorso, infatti, il re Mohammed VI ha annunciato che la candidatura del Marocco per ospitare i Mondiali del 2030 sarebbe stata “annessa” a quella – già presentata – di Spagna, Portogallo e Ucarina. Da allora, inevitabilmente, i rapporti tra i dirigenti calcistici di Madrid e di Rabat sono sempre più saldi. Ma questa comunione, è evidente, si interrompe nel momento in cui si deve parlare di campo. Di giocatori, di talento. Lì è guerra aperta, com’è giusto che sia.