Alla Fiorentina, Arthur è tornato a essere Arthur

Un talento ritrovato dopo tre anni oscuri.

Dopo tre stagioni in cui era praticamente scomparso, al punto da aver giocato solo 13 minuti complessivi durante il suo prestito annuale al Liverpool, Arthur ha scelto di ripartire dalla Fiorentina. Questo trasferimento, com’era inevitabile che fosse, è stato annunciato mentre il giocatore brasiliano era avvolto in un’atmosfera da ultima spiaggia: a 27 anni, in effetti, non c’era molto tempo perché Arthur potesse pensare di tornare ai suoi livelli. Che, ricordiamolo, erano altissimi: titolare del Barcellona subito prima e subito dopo l’addio di Iniesta, titolare della Seleção campione del Sudamerica, acquistato dalla Juventus per 72 milioni di euro più dieci di bonus – in uno scambio con Pjanic, ok, ma la valutazione è stata quella. Ebbene, sono bastate poche partite per poter dire che la scommessa-Fiorentina è stata quantomeno indovinata, se non ancora vinta: Arthur ha ripreso a giocare con continuità, sette partite su sette da inizio stagione di cui cinque da titolare; è diventato subito il pilastro di una delle squadre più sofisticate ed efficaci della Serie A; è tornato a essere una macchina in grado di pulire e smistare il pallone in modo sempre puntuale, sempre intelligente.

Da quest’ultimo punto di vista, ci affidiamo a dei dati – che in certi casi possono dire poco o nulla, ma in quello specifico hanno un certo peso – davvero eloquenti: secondo Sofascore, infatti, Arthur è il miglior giocatore delle cinque leghe top in Europa per l’efficienza nei passaggi lunghi (91%); e non solo: anche i suoi appoggi corti sono quasi sempre precisi (93%), e le sue giocate hanno fatto partire molte azioni da cui si è originato un tiro (11) o addirittura un gol (2). Al di là delle statistiche, ma non per questo meno importante, ci sono poi le sensazioni visive: Arthur sembra giocare con la Fiorentina da molto tempo, è un centromediano che si muove e che muove la palla come piace a Italiano, che infatti lo schiera sia accanto a Duncan che di fianco a Mandragora nel suo 4-3-3/4-2-3-1 – in cui Bonaventura agisce da cuneo tra i due sistemi.

Insomma, siamo di fronte a un’evidente fase di rinascita. Certo, la Fiorentina ha ambizioni diverse rispetto al Liverpool e alla Juve e al Barcellona, è una squadra che può permettersi di giocare in modo più spensierato, così esercita inevitabilmente meno pressioni sui suoi calciatori; e poi il gioco di Italiano, fatto di possesso e intensità tecnica, gli cade addosso in maniera perfetta, gli permette di esprimere al meglio le sue qualità. Da questo punto di vista, la scelta di Arthur, fare un passo indietro e andare proprio a Firenze, si sta rivelando giustissima. E perciò potrebbe rappresentare un primo step per ritrovare il giocatore che era una volta. Anche solo in parte, sarebbe già un grande successo dopo che era sparito, o quai.