È molto sospetta la candidatura dell’Arabia Saudita a ospitare il Mondiale 2034

Le scelte della Fifa per il 2030 hanno spianato la strada alla candidatura di Riyad per l'edizione successiva.

Quando la Fifa ha annunciato i Paesi ospitanti dei Mondiali 2030, la stragrande maggioranza dei giornali di tutto il mondo si sono concentrati su quella notizia. Inevitabile, ci mancherebbe: l’edizione del centenario sarà la prima organizzata da sei Paesi (Spagna, Portogallo, Marocco, Argentina, Paraguay, Uruguay) in più continenti, addirittura tre, e quindi da più confederazioni calcistiche. Inizialmente questi stessi Paesi avevano presentato delle candidature congiunte di tipo “classico”: Argentina-Uruguay-Paraguay (più Cile) da una parte, Spagna-Portogallo-Marocco (più Ucraina) dall’altra. Qualche giorno fa la Fifa aveva annunciato che la candidatura eurafricana era l’unica rimasta sul tavolo, ma poi alla fine ha operato in maniera salomonica: i Mondiali si svolgeranno in Spagna, Portogallo e Marocco, ma prima ci saranno tre partite in Argentina, Uruguay e Paraguay, in modo da poter celebrare in Sud America i 100 anni dalla prima edizione – che si svolse proprio in Uruguay. Insomma, gli unici scontenti saranno i dirigenti cileni e quelli ucraini: di fatto sono stati i soli esclusi dall’hosting della fase finale, ma va anche detto che in Ucraina hanno altro a cui pensare, in questo momento.

Bene: questa è la decisione della Fifa, e ognuno può valutarla come vuole. È una prima volta assoluta, questo è certo. Poi magari un Mondiale del genere si può definire strano se non addirittura assurdo, visionario o comunque interessante, tutti gli aggettivi sono leciti. C’è però un secondo livello di analisi che non può essere ignorato. Secondo i regolamenti Fifa, infatti, le confederazioni – Uefa per l’Europa, Conmebol per il Sud America e così via – che ospitano la fase finale di un Mondiale non possono candidarsi per ospitare le due edizioni successive. Di conseguenza, la scelta fatta per i Mondiali 2030 non permetterà a nazioni sudamericane, europee e africane di candidarsi per l’edizione 2034 e 2038. Lo stesso discorso vale anche per i Paesi del Nordamerica: Canada, Stati Uniti e Messico ospiteranno la Coppa del Mondo del 2026, quindi tutti i Paesi Concacaf non saranno eleggibili per il 2034. In pratica, per quell’edizione restano solo Asia (AFC) e Oceania (OFC).

E ora una notizia collaterale, o forse tutt’altro che collaterale: indovinate quale Paese ha già presentato la sua candidatura ufficiale per ospitare la fase finale del 2034? L’Arabia Saudita, esatto. Che, quindi, non avrà praticamente avversari, visto che tutte le altre nazioni con grandi impianti sportivi e una certa tradizione calcistica sono automaticamente escluse dalla corsa – ci sarebbe l’Australia, che però ha già ospitato l’ultimo Mondiale femminile. Vista da questa prospettiva, la scelta di “allargare” così tanto l’host dell’edizione 2030 assume tutto un altro significato. Lo hanno notato tanti media internazionali, tra tutti abbiamo scelto l’articolo del New York Times: «Poche ore dopo l’annuncio a sorpresa della Fifa, dall’Arabia è arrivato il seguente comunicato: “Il nostro principe, Mohammed bin Salman, esprime l’interesse del suo Paese a ospitare la Coppa del Mondo del 2034. Il presidente della Confederazione calcistica asiatica sosterrà questo sforzo insieme a tutti gli altri componenti della famiglia del calcio continentale”».

Il New York Times ha sottolineato come ci sia un altro aspetto che, in qualche modo, finirà per favorire l’Arabia Saudita: le tempistiche per la presentazione delle candidature. «La Fifa», si legge sul NYT, «ha affermato che l’iter per l’assegnazione della Coppa del Mondo del 2034 si concluderà entro il prossimo anno, con un voto dei 211 paesi membri. Si stratta di un cortocircuito, visto che di solito l’intero processo si conclude sei o sette anni prima della fase finale, quindi nel 2027 o 2028. La tempistica più breve cambia le carte in tavola per le altre nazioni: sarà difficile, per non dire impossibile, che qualcuno presenti un progetto coerente e quindi in grado di competere con quello dei sauditi».

Alla luce di tutto questo, il ritiro dell’Arabia Saudita dalla corsa per ospitare i Mondiali 2030 – inizialmente il Regno aveva presentato la sua candidatura, ma poi si è tirato indietro – assume tutto un altro significato. È francamente difficile non pensare che la Fifa abbia voluto “sistemare” tutte le questioni relative all’edizione del centenario in modo da spianare la strada (il New York Times ha scritto proprio queste esatte parole) per Arabia Saudita 2034. In fondo i piani di Riyad andavano proprio in questa direzione, e l’esplosione degli investimenti sul mercato dell’estate 2023 è solo l’ultima fase di un progetto molto più vasto. Basterà aspettare l’annuncio ufficiale dell’assegnazione, quindi più o meno un anno, per capire se questi sospetti avranno altri riscontri nella realtà.