È vero che la Premier League vuole vietare i prestiti tra i club che hanno lo stesso proprietario?

Il prossimo 21 novembre ci sarà una votazione importante per il futuro del calciomercato mondiale.

C’è un caso Ruben Neves in Premier League, e riguarda il Newcastle e i suoi rapporti con le squadre dell’Arabia Saudita. Un veloce riassunto: i Magpies condividono la stessa proprietà – il fondo sovrano PIF – con i quattro club più ricchi della Saudi Pro League, vale a dire Al-Hilal, Al Nassr, Al-Ahli e Al-Ittihad; Neves, centrocampista portoghese dell’Al-Hilal, è stato indicato dai media come possibile sostituto di Tonali a seguito della sua squalifica per calcioscommesse, e secondo le prime indiscrezioni il Newcastle l’avrebbe acquistato in prestito secco, sfruttando la sua connessione diretta con l’Arabia Saudita. Il punto, e creare un precedente del genere sarebbe un problema enorme, è che questo trasferimento avverrebbe a costo zero: lo United arricchirebbe la sua rosa e il suo centrocampo con un gran giocatore senza intaccare il suo equilibrio finanziario, rispettando i paletti del Fair Play Finanziario Uefa e quello interno alla Premier League, fondato sulle Profitability & Sustainability Rules (PSR).

Gli altri club di Premier, ovviamente, si sono mossi subito per cercare di risolvere una questione che, al momento, non è risolvibile: come ha spiegato proprio Dan Ashworth, direttore sportivo del Newcastle, «le norme attuali ci permetterebbero di concludere l’affare-Neves in prestito». Cosa succederà nei prossimi giorni, con decisione finale il 21 novembre? Ci saranno dei colloqui tra le società e poi una votazione per un cambio di regolamento in merito ai prestiti: qualora la mozione dovesse passare, e serviranno 14 voti favorevoli su 20, i club del massimo campionato inglese non potranno più stipulare dei prestiti con un’altra società posseduta, anche solo in parte, dal suo stesso proprietario.

Bisogna fare attenzione, però: una lettura superficiale della norma suggerirebbe che la Premier League voterà per vietare i prestiti tra club che condividono lo stesso proprietario. La realtà è diversa: qualora l’esito della votazione dovesse essere favorevole, i club inglesi non potranno tenere in rosa dei giocatori il cui cartellino appartiene a una loro società affiliata; resterebbero esclusi, quindi continuerebbero a essere permessi, i trasferimenti temporanei nella direzione opposta, vale a dire da una società di Premier a una sua affiliata.

Si tratta di una differenza sostanziale. E che va spiegata bene. Perché il modello della multiproprietà calcistica, quello del City Football Group (il Manchester City non ha giocatori in prestito nella sua rosa, ma ne ha ceduti diversi a titolo temporaneo) per intenderci, non sarebbe compromesso. Semplicemente, il Newcastle non potrebbe prendere Ruben Neves pagandogli solo l’ingaggio, come pareva potesse succedere. Nel frattempo, oltre al caso-limite del Manchester City, il Chelsea potrebbe continuare a prestare giocatori allo Strasburgo, il Crystal Palace al Lione, il Nottingham Forest all’Olympiacos e così via – in Premier le multiproprietà sono davvero tante.

Come scrive The Athletic in questo articolo, la votazione del 21 novembre dovrebbe mettere una pezza temporanea per il mercato di gennaio, in attesa di capire come intervenire a tempo indeterminato. Alcune società di Premier vorrebbero che queste nuove limitazioni vengano estese anche ai trasferimenti permanenti, magari istituendo un limite temporale di permanenza in un club prima di poter rilevare il suo cartellino, ma su questo punto si tratterà soprattutto in vista del futuro, in vista di quella che sarà la regolamentazione definitiva. Per il momento è necessario intervenire sul caso-Neves, sul tema più scottante: tra undici giorni sapremo se il Newcastle avrà la possibilità di prenderlo in prestito e quindi a costo zero, oppure dovrà inventarsi un nuovo modo per aggirare le leggi del calciomercato.