I club di Serie A sono quelli che sfruttano meno i settori giovanili

L'Atalanta è l'unico caso virtuoso, mentre il resto delle leghe top va a una velocità totalmente diversa.

L’Italia ha conquistato il pass per gli Europei 2024 dopo aver rischiato un po’, sia nel corso del girone di qualificazione che durante l’ultima partita, quella contro l’Ucraina. L’andamento incerto degli Azzurri, al netto dei problemi politici legati al cambio di commissario tecnico, hanno fatto ripartire gli attacchi verso il nostro sistema-calcio, verso la Federazione, verso le squadre di Serie A, insomma verso i presunti colpevoli della carestia di talento che attanaglia il nostro movimento. Ovviamente non è tutto nero e quindi da buttare, inoltre le difficoltà che stiamo vivendo sono legate a discorsi più ampi, che non riguardano soltanto le istituzioni o i club, ma anche dinamiche culturali ed economiche molto più complesse. Detto questo, però, è innegabile che le squadre di Serie A facciano una certa fatica a individuare, coltivare e lanciare nuovi talenti, soprattutto quelli cresciuti nei loro settori giovanili. A dirlo sono i numeri, per la precisione quelli raccolti dall’ultimo rapporto dell’osservatorio calcistico CIES: se guardiamo alle cinque leghe top in Europa, infatti, i club italiani sono quelli che sfruttano meno i vivai.

Come sono/siamo arrivati a questa conclusione? Semplice: il CIES ha analizzato tutte le gare di questa prima parte di stagione, e ha costruito la classifica delle squadre che concedono il minutaggio più alto ai giocatori allevati in casa. In merito alla Serie A, questa graduatoria è guidata dall’Atalanta, che ha schierato quattro elementi cresciuti nel suo settore giovanile e gli ha concesso il 18,7% del minutaggio disponibile; al secondo posto c’è la Juventus, che ha fatto giocare cinque calciatori allevati nel vivaio, uno in più rispetto all’Atalanta, concedendogli però l’11,4% del minutaggio totale. Il podio è completato dalla Roma: quattro claciatori club-trained, per riprendere la dicitura ufficiale e livello Uefa, per l’11% del tempo di gioco a disposizione.

Ecco, Atalanta, Juventus e Roma sono le uniche tre società di Serie A che raggiungono la doppia cifra percentuale di minutaggio concesso ai giocatori allevati in casa. Via via ci sono tutte le altre, fino ad arrivare allo 0,5% del Napoli, allo 0,01% di Lecce, Genoa e Udinese, allo 0% assoluto di Salernitana e Frosinone. Nelle altre leghe top in Europa la situazione è decisamente diversa. Decisamente migliore. Prendiamo la Liga, per esempio: al di là dei casi estremi di Athletic Club (68,9% del minutaggio) e Real Sociedad (45,4%), ci sono altri nove club con una percentuale a due cifre, tra cui Real Madrid (36%), Barcellona (29%) e Atlético Madrid (21,3%); se andiamo in Ligue 1, troviamo dieci squadre che hanno una percentuale superiore al 13,7%, mentre in Premier ce ne sono sette sopra il 10%, tra cui cinque delle Big Six (Arsenal, Manchester United, Chelsea, Manchester City e Liverpool). In Bundes la situazione è più simile all’Italia: solo quattro squadre hanno una percentuale in doppia cifra, ma in ogni caso le percentuali in questione (Friburgo 34,5%, Mainz 28,9%, Bayern Monaco 16,9%, Gladbach 14,6%) sono molto più alte, in proporzione, rispetto a quelle della Serie A. Magari, come dire, i problemi della Nazionale di Spalletti nascono proprio da qui.