Godiamoci Andrea Colpani

Si sta rivelando forte e maturo, ma è anche un calciatore familiare, una favola di provincia che fa bene, di tanto in tanto, accogliere.

Sotto i video Youtube delle giocate migliori di Colpani, tanti utenti che forse vivono il calcio guardando i reel, non i novanta minuti di ogni partita, amano peccare di entusiasmo e di approssimazione gridando al Nuovo Messi Italiano. Ed è tanto facile stroncarli quanto è difficile rimanere con i piedi per terra: in fondo il calciatore in questione è ultracontemporaneo, è un centrocampista che segna come un attaccante, tecnica e folgore sono tenute insieme da una fascetta per capelli. Pensiamoci un attimo: quanto è divertente sognare in grande attraverso il sogno di un ragazzo che potrebbe rivelarsi la nuova-speranza-nazionale, visti anche gli sprechi e le sfortune che la Nazionale, quella vera, ha attraversato negli ultimi anni? Quanto è bello volare alti, dimenticandosi per un attimo che Colpani ha ancora tutto da dimostrare, che a 24 anni Messi aveva già vinto settordici palloni d’oro o che sì, insomma, il mondo fa schifo e la rottura del crociato è sempre dietro l’angolo? Colpani sta rappresentando questo, per me e per i suoi tifosi – che siano intenditori di vecchia data od occasionali. 

Colpani che è provincia, Colpani che è diventato presto uno dei miei giocatori preferiti quando a Football Manager prendevo il Monza neopromosso in Serie B, Colpani reminder di chi sono, da dove vengo, e cosa posso diventare se imparassi a essere forte e preciso come i suoi tiri, quando da fuori area lascia partire quelle bordate che puntualmente finiscono sotto l’incrocio. Colpani che ha l’eleganza irruente dei ruscelli e la purezza dell’acqua in bottiglia, che quando riceve il pallone ha l’intelligenza e le palle di pensare la giocata senza rifugiarsi nell’istinto, nella banalità del “io sono così e basta”, che non considera la bruta onestà un pregio, che dribbla senza abbellimenti.

Oggi Colpani, nel tritacarne mediatico profetizzato da Andy Warhol, è l’epitome pop di una storia calcistica vista e ripetutasi diversa un’infinità di volte, e che finora sta andando bene. Quindi, dico io, godiamocela. Godiamocela sognando come solo la fruizione del calcio, nella sua forma più pura, ossia d’evasione, permette di sognare. Perché Colpani sembra davvero avere quell’indefinibile fattore X, quel qualcosa in più che da fuori, da lontano, ha solo la forma delle parole. O dei filmati delle sue giocate:

E questi sono solo i gol e gli assist

Colpani possiede «la cazzo di locura», per dirla con Boris. Incarna una bella storia, il giovane calcisticamente non più tanto giovane ma ancora di prospettiva, dalla faccia pulita, che partendo dal basso è arrivato in Serie A. Peraltro con il plus di esserci riuscito dopo anni di militanza nello stesso club, e ora pare destinato a una big. Forse una delle milanesi, anche per mantenere florido il legame con le proprie radici, per esigenze di armonia, di coerenza narrativa, per arricchire la propria storia con nuove interpretazioni. Colpani ci ricorda che il calcio è speciale anche per questo: per la sua capacità di racchiudere storie importanti anche e soprattutto nelle pieghe della propria anima. Perciò Colpani non è solo Colpani: è altro cervo che esce di foresta, è il giocatore che al momento amiamo usare per continuare a mantenere vivo l’esercizio della fantasia e del sogno. Forse per i prossimi quindici minuti, forse per i prossimi quindici anni. E se le cose dovessero andare male, rimarrà comunque una bella storia da ricordare con nostalgia. Una stagione poetica a parte, un’anomalia sulla quale scherzare – Ti ricordi quando non si poteva giocare a calcio senza Colpani? – o una scommessa vinta al Fantacalcio. Ma la sorte, è bene ribadirlo, c’entra fino a un certo punto. E locura a parte, emotività e soggettività a parte, il talento di Colpani sta emergendo per fattori precisi, tangibili: la tecnica, il senso della posizione, la capacità d’inserirsi negli spazi, la collocazione e l’utilizzo sapiente che Palladino ne sta facendo all’interno del suo sistema, di cui è fulcro, centro, motore aristotelico tutt’altro che immobile. E ancora: il mancino infallibile, il fisico longilineo, la già citata capacità di dribblare l’avversario di turno soprattutto grazie all’agilità, le lunghe leve. Il senso del gol.

Fra tutti i gol di cui sono fatti i suoi highlights, i miei preferiti sono quelli dove Colpani si avvale del fiuto e dei colpi da attaccante puro. Sì, sono reti bellissime quelle segnate da trequartista di classe, grazie a grandi botte dalla distanza che fanno gridare i telecronisti. Ma le altre, per me, hanno un fascino più malioso. In loro è possibile osservare un altro Colpani. La sua intelligenza calcistica, in queste situazioni, si trasforma in una rapacità assoluta, e allora tecnica e coordinazione eruttano in lampi, anziché manifestarsi in scie. Penso alla seconda rete della sua doppietta contro l’Empoli, dove impatta il pallone di testa, o a questa qui, dove con forza sovrasta il difensore avversario. Penso a quelle dove da dentro l’area squarcia le difese con dribbling secchi o improvvisi diagonali rasoterra. A quella dove fiuta l’errore del difensore, lo aggredisce alle spalle e poi lo brucia con uno strappo dei suoi, prima di concludere a rete. Ci ho riflettuto parecchio e, lento come sono, l’ho realizzato solo adesso: Colpani, con le sue sferzate di creatività, i suoi tagli su tela, e la sensazione che prima o poi si verrà travolti da una delle sue intuizioni, mi ricorda Ilicic. È troppo?

Come avrete visto e sentito in giro, l’entusiasmo e le aspettative su Colpani sono altissimi. Da parte di tutti, da parte mia soprattutto, specie ora che sono lontano dall’Italia e dalla mia provincia, e ho bisogno di aggrapparmi a qualcosa di familiare e al tempo stesso insolito. Roba che se per hobby amate fare i bastian contrari o i troll, penserete che basta poco per esaltarsi o esaltare un giocatore. Ma Colpani non è poco. Colpani si sta prendendo le luci dello show dopo un percorso durato una vita, una vita in provincia, sottotraccia, dove il tempo scorre più lentamente e talvolta rischia di svanire portandosi via con sé la giovinezza e il futuro. Colpani, nel seno di un processo di crescita e maturazione che ha richiesto il tempo di cui tutte le cose preziose necessitano, sta vivendo il momento più bello della propria carriera finora. E non si può non rimanerne affascinati. 

Personalmente, ogni weekend aspetto con trepidazione di vedere se riuscirà a ripetersi con un gol o un assist. Se riuscirà a costruire una di quelle streak che agli americani piacciono tanto. Soprattutto ora che, come dicevo, vi è letteralmente un oceano tra me e il mondo dove il calcio è calcio, e non soccer, e Colpani è anche e solo meravigliosamente Colpani. Non Messi, non Ilicic. Colpani che gioca partite intere e non solo spezzoni di highlights, Colpani che scivola in tackle sull’erba e si sporca di fango, Colpani che avanza dallo sfondo del quadro per salire in mezzo ai pensieri, saltare in anticipo, colpire la palla al volo, segnare in caduta. Qualcosa di semplice, d’irriducibile. Un gol, una giocata, le tante cose  piccole ma fondamentali di cui ci dimentichiamo nel giro di una veronica o una palla persa, il sentimento di meraviglia che ci porta lontano, via dalla provincia, a brillare come sta brillando Colpani.