La sofferta epopea dei portieri all’Arsenal

Arteta ha deciso di sostituire Ramsdale, amato dai tifosi e reduce da una buona stagione, con David Raya. E potrebbe non essere l'ultimo ribaltone.

È l’estate del 1990. A un anno di distanza dallo storico nono titolo nazionale – quello conquistato proprio all’ultimo secondo dell’ultima giornata, grazie alla vittoria per 2-0 ad Anfield contro il Liverpool di Bruce Grobbelaar e di Ian Rush – l’Arsenal FC conclude la propria stagione al quarto posto nella classifica di First Division – il vecchio nome della Premier League, prima dello scisma del 1992. In virtù di quanto successo pochi mesi prima, non si tratta di un grande risultato. A questo punto, una chiara e perentoria indicazione di George Graham – storico manager dei Gunners a cui Nick Hornby ha dedicato delle pagine persino commoventi nel suo romanzo cult Fever Pitch – spinge la dirigenza dell’Arsenal a cedere uno degli eroi della leggendaria impresa del 1989: il portiere John Lukic. I tifosi si lamentano, ed è comprensibile: per ben tre anni consecutivi, Lukic ha giocato tutte le partite dei Gunners, dimostrando di poter garantire quella che – ricorrendo a uno scontato eufemismo – nel calcio si definisce come discreta affidabilità tra i pali. Eppure Graham non si fa intimidire, e sfrutta la sua popolarità infinita nel mondo Arsenal per chiedere un importante sacrificio economico al suo club: tutto per accaparrarsi, in cambio di 1.3 milioni di sterline, David Andrew Seaman. «I still think John Lukic is one of the best keepers in the country. I just think David Seaman is the best», dichiara il manager dell’Arsenal nelle ore successive all’ufficialità del trasferimento.

Nell’estate di quest’anno, Mikel Arteta – che di George Graham possiede il pragmatismo, il cinismo e la concretezza – ha deciso di sorprendere tutti, più o meno allo stesso modo. Come? Acquistando il portiere spagnolo David Raya. Per evitare inconvenienti con le norme del Fair Play Finanziario, il manager dell’Arsenal ha portato a termine l’operazione con la formula del prestito, ma la sostanza non cambia: in una situazione che, per certi versi, pare davvero speculare a quella dell’estate del 1990, il fan favourite Aaron Ramsdale si è visto sfuggire una riconferma che sembrava scontata, visto che l’ex portiere del Bournemouth e dello Sheffield United aveva conquistato il premio Goalkeeper of the Year ai London Football Awards 2023. Nemmeno la memorabile prestazione ad Anfield contro il Liverpool, lo scorso aprile, è bastata a Ramsdale per convincere Arteta.

Nelle settimane successive, l’allenatore basco è stato interrogato più volte su questa scelta di mercato. La sua risposta è sempre partita dall’esperienza maturata ai tempi del Barcellona, ovviamente come calciatore: «Quando ero al Barça, a contendersi il posto c’erano Victor Valdés e Pepe Reina. Non so se sia stata realmente una fonte d’ispirazione per il mio operato, però, sicuramente, l’idea di avere due professionisti di quel calibro a difendere la porta della mia squadra mi faceva sentire particolarmente tranquillo. Aumentavano radicalmente le probabilità di vincere la partita». Per l’Arsenal, in realtà, non si tratta di una situazione inedita: nel 2007, infatti, il portiere italiano Vito Mannone è stato (s)fortunato spettatore della faida tra Jens Lehmann e Manuel Almunia per un ruolo molto ambito, quale doveva essere quello di portiere titolare nella squadra di Wenger. Mannone ha infatti rivelato, alla piattaforma Goal.com, come il portiere tedesco e quello spagnolo fossero soliti litigare pesantemente in allenamento; spesso Lehmann e Almunia dovevano essere divisi dai compagni, altrimenti sarebbero arrivati alle mani.

Oggi non siamo certo a quei livelli, ma la situazione di Ramsdale è davvero complicata: Raya, infatti, non ha più ceduto il posto da titolare fin dal suo esordio contro l’Everton il 17 settembre scorso, se non per semplice turnover in occasione di una partita di coppa. In tanti si sono chiesti perché Arteta sia stato così diretto e deciso nel suo cambiamento, al netto delle sue dichiarazioni, e la risposta è semplice: perché Raya gli dà maggiori garanzie quando c’è da impostare dal basso, ed è molto più aggressivo e proattivo quando c’è da uscire, soprattutto sui cross dalle fasce – il Telegraph, in questo articolo denso di statistiche, spiega benissimo entrambi gli aspetti. Insomma, è tutta una questione di tecnica e tattica. Ed è una questione che Ramsdale non sta vivendo bene, ma proprio per niente, considerando che non fa nulla per nascondere la sua pesante condizione psicologica: in una recente intervista al Guardian, ha detto che sta «soffrendo e patendo» il fatto di non giocare. Anche perché, ha aggiunto, «aver perso il posto da titolare potrebbe costarmi la convocazione agli Europei del prossimo anno».

Quindi non è un caso che la video-compilation delle migliori giocate stagionali di Raya abbia un lancio lungo come immagine di copertina

Il momentaneo ritorno in campo di Ramsdale in gare di Premier League è avvenuto il 25 ottobre scorso, quando l’Arsenal ha vinto sul campo del Brentford. In quel caso, però, non è stata una scelta di Arteta: Raya, essendo formalmente un giocatore delle Bees in prestito ai Gunners, non poteva scendere in campo per via di una clausola inserita nel contratto stipulato tra le due società. Proprio quella partita, però, ha addensato altri dubbi nel cielo di Ramsdale: nonostante il clean sheet e i tre punti ottenuti, il portiere inglese è stato protagonista di una prestazione a tratti quasi tragicomica. In maniera del tutto imprevedibile, a leggere certi articoli della stampa britannica, il responsabile numero uno di questa partita così negativa è stato individuato in Mikel Arteta, nonostante il primo posto in classica e la qualificazione ottenuta, con un turno d’anticipo, agli ottavi di Champions League. Un vero autunno dei sentimenti e della ragione, una miopia di analisi e critica che ha rasentato il demenziale.

Tanto più che il tecnico basco, quando ha parlato di «pochi rimpianti» a proposito della sua giovane carriera da allenatore, ha citato quello di «non aver avuto il coraggio di sostituire il portiere titolare nel corso di due diverse partite». E di non averlo fatto «per chiara mancanza di coraggio». Quindi, in tempi come questi in cui la fluidità dei moduli di gioco e l’universalismo delle funzioni in campo paiono regole sovrane, aspettiamoci di tutto. E cioè: non dovremmo sorprenderci se, nelle prossime settimane, Arteta dovesse cambiare di nuovo portiere titolare, o se magari il manager dell’Arsenal decidesse di sostituire Raya con Ramsdale durante una partita. A mettere le cose in ordine, con empirica saggezza, ci ha pensato proprio David Raya. Che, dal momento del suo arrivo nel Nord di Londra, ha mantenuto sette volte la porta inviolata in 14 partite disputate, ma ha anche sottolineato che «la cosa migliore, in situazioni del genere, è dare il massimo. Le polemiche lasciamole agli altri».