I campioni inglesi degli anni Duemila sono davvero scarsi, come allenatori

Rooney, Gerrard, Lampard e tanti altri: il vuoto, o quasi, dopo una grande carriera in campo.

Si può dire, senza il terrore di apparire blasfemi: quella che in Inghilterra hanno definito Golden Generation, quella dei Lampard, dei Gerrard e di tanti altri campioni, sta facendo una fatica tremenda a fare carriera in panchina. L’ultimo indizio – che poi vabbè, si tratta di una prova provata – l’ha fornito Wayne Rooney: l’ex capitano del Manchester United, assunto dal Birmingham City lo scorso ottobre dopo la parentesi al DC United, è già stato esonerato. Per lui parlano i numeri: in 15 partite complessive di Championship, ha messo insieme solamente dieci punti, con nove sconfitte totali. E oggi il Birmingham è poco più su della zona retrocessione.

Dicevamo: è una questione di generazione. Rooney, infatti, è solo l’ultimo player che è diventato manager ma non è ancora riuscito a mostrare delle reali doti da tecnico. O, quantomeno, a essere all’altezza della sua fama, dell’attesa che aveva inevitabilmente generato. Era già successo a diversi altri suoi coetanei. E alcuni nomi li abbiamo già fatti, in realtà: Lampard e Gerrard avevano dato qualche buon segnale all’inizio, ma oggi sembrano perduti. L’ex capitano del Chelsea, dopo un buon esordio in Championship con il Derby County, è finito nel tritacarne di Stamford Bridge, ha fatto male all’Everton (quattro vittorie in 23 partite), poi ha addirittura accettato un nuovo incarico a interim con il Chelsea e oggi è fermo; la leggenda del Liverpool, invece, sembrava destinato a una grande carriera anche in panchina, soprattutto se andiamo con la mente alle sue prime tre stagioni con i Rangers Glasgow, al titolo scozzese conquistato nel 2021; poi però ha fatto delle scelte che si sono rivelate sbagliate, accettando prima l’offerta dell’Aston Villa – dove, come dire, non è riuscito ad avere lo stesso impatto di Unai Emery – e poi quella dell’Al-Ettifaq, in Arabia Saudita. Ovviamente ha ancora tempo per tornare in pista, ma ecco: oggi come oggi, è difficile crederci.

Se volete, possiamo andare oltre questi due o tre grandi nomi. L’ha fatto anche il Telegraph, un quotidiano piuttosto autorevole in Gran Bretagna, in questo articolo: anche Sol Campbell, Gary Neville e Paul Scholes hanno tentato di avviare la loro carriera in panchina, ma si sono fermati nelle serie minori e/o dopo le prime esperienze negative; John Terry e Ashley Cole, invece, sono “nati” come assistenti-allenatori e sono rimasti lì, senza andare oltre. Potremmo andare ancora un po’ indietro nel tempo: anche Paul Ince, Alan Shearer, Tony Adams e Dennis Wise ci hanno provato, ma in pratica nessuno ricorda che sono stati e/o sono anche dei manager. Il Telegraph scrive che la scelta migliore è stata quella fatta dai vari Michael Owen, Rio Ferdinand, Owen Hargreaves e Joe Cole, «tutti finiti in uno studio televisivo prima ancora che su un campo d’allenamento». Ecco, forse loro non hanno avuto bisogno di una prova, per capire quale (non) fosse la loro strada. A loro è bastato un indizio, o magari conoscevano se stessi.