Nei suoi primi 17 minuti con la maglia del Barcellona addosso, durante la gara in trasferta contro il Las Palmas, Vitor Roque si è presentato con un paio di buone corse in profondità – una delle sue doti più vistose – e un gol sbagliato in modo grossolano. Al di là di com’è andato il suo esordio, il nuovo arrivo della squadra blaugrana resta una punta brevilinea, esplosiva e completa a livello tecnico, anche se ancora piuttosto istintiva. Il suo, insomma, è un potenziale enorme. Soprattutto se consideriamo che ha soltanto 18 anni ed è arrivato in Europa con un bagaglio di esperienze eccellente per la sua età: nel 2022 ha giocato una Copa Libertadores da protagonista, e il suo Athletico-PR si è arreso soltanto in finale contro il Flamengo; inoltre ha una buona esperienza nel campionato locale e ha già debuttato con la Nazionale maggiore.
Il Barcellona ha ufficializzato l’acquisto di Vitor Roque la scorsa estate. Erano passati soltanto sette mesi da quando il Real Madrid aveva annunciato l’arrivo di Endrick, un attaccante che anche il Barça voleva prendere a tutti i costi. Dopo lo smacco, quindi, è seguita una reazione. Una risposta a tono. Come se lo scouting e il mercato in Brasile si fossero trasformati in una frenetica corsa all’oro, in un ulteriore terreno di scontro tra i due club più importanti di Spagna. In realtà le cose stanno esattamente così, lo dice la storia degli ultimi due lustri: al passaggio di Neymar dal Santos ai blaugrana, anno 2013, il Madrid ha risposto portando al Bernabéu ogni talento generazionale, o presunto tale, sbocciato in Brasile. E l’ha fatto nella maniera più rapida possibile, fregandosene dell’età di questi giocatori: Vinícius Júnior e Rodrygo sono stati presi entrambi quando erano minorenni, Reinier Jesus Carvalho invece era appena diciottenne. Perché in fondo ciò che conta è anticipare i rivali sui potenziali campioni, a maggior ragione se si tratta della sfida eterna tra Barça e Real. E del calcio brasiliano, il bacino di talento più vasto al mondo.
Ma torniamo a Vitor Roque: è un acquisto importante perché è stato pagato 30 milioni di euro più 31 di bonus potenziali, perché è uno dei talenti brasiliani da cui ci si aspetta di più, Ma anche perché a curare il suo trasferimento al Barcellona è stato André Cury. Che è il suo agente, ma soprattutto ha alle spalle più una storia più che ventennale come uomo di riferimento del Barça per il mercato brasiliano. Una storia che si è interrotta e che ora è ripartita in grande stile. Ovviamente è quasi inutile aggiungere che il personaggio è di quelli potenti e controversi: Sandro Rosell, ex vicepresidente e poi presidente del club catalano, l’aveva conosciuto negli anni in cui lavorava come manager di Nike per l’America Latina; nel 2003, poi, Cory è stato uno dei mediatori nell’affare che ha portato Ronaldinho al Barça. Da quel momento in avanti è diventato una sorta di consulente tecnico del club catalano, al punto da essere inquadrato ufficialmente nell’organigramma societario. Tutti gli acquisti brasiliani fatti dal Barcellona sono legati al suo lavoro, soprattutto quello di Neymar, arrivato in Catalogna al termine di un’estenuante trattativa triangolare con il Santos e il suo nutrito entuorage. Un giornalista brasiliano intervistato da Relevo lo ha definito «uno squalo implacabile nelle trattative, un individualista molto influente e temuto dai club».
È chiaro che i precedenti legati a Ronaldinho e Neymar abbiano assicurato un credito enorme a Cury. Di sicuro, lato Barça, sono stati sufficienti a garantirgli un’enorme libertà di movimento e un lauto stipendio: per anni, infatti, è stato lui a gestire persino le operazioni di scouting fatte sul mercato brasiliano, non solo i trasferimenti, e il suo stipendio annuo si aggirava intorno ai 700mila euro, una cifra dieci volte superiore a quella percepita da qualsiasi altro osservatore del club. Questo investimento non ha sempre fruttato bene, e forse su certe operazioni firmate da Cury ha pesato l’ambiguità evidente dei suoi interessi doppi, il fatto che fosse uno scout ma anche un procuratore molto potente. Negli ultimi 15 anni, quindi, il Barça ha fatto anche delle pescate sbagliate in Brasile: diversi calciatori effettivamente arrivati in Catalogna, per esempio Keirrison, per esempio l’ex Napoli Henrique, per esempio Matheus Pereira, Gustavo Maia, il terzino Douglas o Matheus Fernandes (uno che nemmeno nella sua ex squadra credevano fosse possibile vendere al Barça) non si sono rivelati neanche lontanamente vicini al livello tecnico necessario per giocare con la maglia blaugrana.
I problemi seri sono iniziati nel 2015, nel momento in cui l’agenzia di Cury è stata condannata per frode. Nonostante questo contrattempo, André Cury ha gestito il mercato brasiliano del Barça fino allo scoppio della pandemia, quando il club caralano ha deciso di fare a meno della sua collaborazione, di riorganizzare la struttura dello scouting e di assumere un nuovo direttore sportivo, ovvero Deco. Quello stesso Deco che al Barcellona si è trasferito nel 2004, grazie a un trasferimento curato proprio da Cury.
Ora, come detto, il rapporto tra Cury e il Barça pare che si sia ricucito grazie all’arrivo di Vitor Roque. Nel frattempo, però, anche il Real Madrid ha iniziato a lavorare in modo intensivo sul mercato brasiliano. Come? Dal 2017 Florentino Pérez ha affidato la direzione dello scouting internazionale a Juni Calafat, un madrileno di origini brasiliane che si è avvicina al club tra gli anni Novanta e gli anni Duemila, sviluppando amicizie strette con molti dei giocatori brasiliani passati al Madrid durante quel periodo. Di fatto, era una di quelle figure di cui i calciatori si fidano e che risolvono loro un po’ di problemi quotidiani. Allo stesso tempo, però, sarebbe del tutto fuorviante descriverlo come un galoppino che ha fatto carriera grazie al suo carattere fedele e volenteroso: Calafat, infatti, è sempre stato un nerd del calcio, e in parallelo ha portato avanti un carriera da commentatore tecnico nelle televisioni spagnole, in particolare nel più celebre programma di calcio internazionale, Fiebre Maldini. Nel giro di poco tempo, la sua conoscenza capillare del calcio mondiale, in particolar modo di quello brasiliano, ha spinto il Real Madrid ad affidargli ruoli da osservatore. E lui si è presentato segnalando Casemiro.
A dispetto del suo passato da giornalista, si tratta di un personaggio molto poco incline a rilasciare interviste, e che viene descritto da tutti come un uomo di una discrezione ermetica. Qualcosa di lui però è emerso, per esempio l’attenzione meticolosa con cui cura i rapporti con i giocatori che deve acquistare: è proprio a lui che il Real ha affidato il compito di convincere Neymar a trasferirsi a Madrid dopo l’esplosione al Santos, anche se poi alla fine l’ha spuntata il Barça di Cury. La sua rivincita è arrivata quattro anni dopo, quando è riuscito ad anticipare tutti, soprattutto il Barcellona, e a mettere le mani sul talento più brillante emerso in Brasile dai tempi di Ney, vale a dire Vinicius Júnior. «Vini lo aveva acquistato il Barcellona: l’affare era praticamente fatto» ha raccontato Cury «I suoi agenti erano due miei amici e all’ultimo momento mi hanno tradito». Secondo la ricostruzione fatta dal quotidiano Marca, dietro la scelta di andare al Madrid c’è stato un grande lavoro di Calafat, che ha viaggiato dieci volte in Brasile per convincere di persona l’allora sedicenne stella del Flamengo a scegliere il Real. Una strategia replicata anche con Rodrygo Goes e poi, soprattutto, con Endrick: «Juni viene in Brasile ogni due mesi», ha raccontato il futuro attaccante del Madrid. «Viene a trovarmi a casa, pranziamo insieme e parliamo di calcio. Mi rassicura sempre, anche nei momenti più difficili».
Dal post-Neymar in avanti, pur con qualche buco nell’acqua come il dimenticabile centrocampista Lucas Silva, quasi tutti i prospetti brasiliani d’élite sono finiti al Real Madrid. Nel frattempo il Barça ha portato in Catalogna, con fortune alterne, giocatori già formati: Paulinho, Coutinho e Malcom. Con l’acquisto di Vitor Roque, però, il Barça è tornato a prendersi un giovane brasiliano con potenzialità da top player. Insomma, la guerra è ricominciata. Anche grazie al ritorno di Cury. Per altro in questo momento tra i suoi assistiti c’è anche Estevão, ala sedicenne del Palmeiras che ha appena giocato un Mondiale U-17 da stropicciarsi gli occhi: «Ho parlato di lui con il Barcellona tempo fa, l’area tecnica del club lo tiene sotto controllo» ha detto Cury. Che, naturalmente, è il suo agente.