Hamilton alla Ferrari, un terremoto che cambierà per sempre la Formula Uno

Prospettive e criticità di un'operazione gigantesca. E che nessuno poteva aspettarsi.

È stato uno shock. Forse il più grande nella storia della Formula Uno. A guardare i titoli di molte testate internazionali – dal  Guardian alle più specializzate The Athletic ed Eurosport – “shock” è stata la parola più utilizzata per descrivere il passaggio di Lewis Hamilton alla Scuderia Ferrari a partire dall’annata 2025. Il pilota inglese sostituirà Carlos Sainz al fianco di Charles Leclerc. A 39 anni da poco compiuti, con un contratto che avrebbe dovuto legarlo alla Mercedes per altre due stagioni, Hamilton sembrava infatti destinato a non vestire mai più la tuta rossa della Ferrari. Anche se negli anni c’erano state diverse voci e persino qualche flirt esplicito da parte di entrambi, un reale avvicinamento fra le due parti non si era mai materializzato. Hamilton in fondo aveva già una scuderia vincente tutta per sé alla quale aveva giurato amore eterno, mentre la Ferrari arranca da anni nel tentativo di tornare grande. Insomma, Lewis e la Rossa erano rette parallele che parevano non doversi incontrare mai.

A supporto di questa sensazione, poi, nel corso degli anni ci sono state anche alcune dichiarazioni da parte di Hamilton: nel 2020, per esempio, disse «Io in Ferrari? Credo che non succederà. Ci sono state cose che ho visto nelle quali non vedo rispecchiati i miei valori e il mio approccio. Non voglio mancare loro di rispetto, ma quando mi ritirerò voglio lavorare con Mercedes per aiutarli a essere ancora migliori». Anche da parte dei tifosi Ferrari non c’era tutta questa simpatia nei confronti del pilota inglese. Sia nel 2017 che nel 2018, per esempio, Hamilton fu fischiato per l’intero weekend del Gran Premio d’Italia a Monza. Persino durante la cerimonia del podio. A lui sembrava non interessare più di tanto, dicendo che la negatività del pubblico lo caricava: «Questa energia non si vede da nessun’altra parte, tranne forse Silverstone. Quindi la rispetto e la apprezzo».

Eppure, alla fine, le due rette si sono incrociate. Che cosa può aver fatto cambiare idea al sette volte campione del mondo? Secondo l’ex pilota di Formula Uno Damon Hill, «se Hamilton avesse pensato di avere chance di vincere il mondiale alla Mercedes, sarebbe rimasto. Probabilmente pensa che la Ferrari sia la squadra migliore per i suoi ultimi anni di carriera, per provare a vincere un ottavo titolo. E se non ci riuscisse, almeno ci avrebbe provato, guidando una macchina iconica come la Ferrari. Lewis ha istinti da pilota per capire dove soffia il vento. Potrebbe aver percepito qualcosa di simile a quando lasciò la McLaren per la Mercedes».

Gli ultimi due anni, per Hamilton, non sono stati facili: prima del 2022 il pilota aveva sempre vinto almeno una gara a stagione, mentre a partire dal più recente cambio di regolamento ha dovuto accontentarsi solo di qualche podio, venendo addirittura battuto in classifica nel 2022 dal compagno di squadra George Russell, quello che di fatto sapeva avrebbe dovuto prendere il suo posto di prima guida. Solo che nessuno si aspettava accadesse così presto. E poi la Mercedes ha sbagliato del tutto il progetto della nuova auto per due anni di fila, dimostrando di non essere più quella dei 15 campionati mondiali vinti in otto anni, tra piloti e costruttori. «Penso solamente che parte del team dovrebbe prendersi la responsabilità e ammettere di non avermi ascoltato», aveva commentato mesi fa Hamilton, stizzito  dall’ennesimo risultato negativo. In vista di un ulteriore cambio di regolamenti tecnici previsto per il 2026, che dovrebbe rimescolare le carte fra i team, questo era di certo un fatto da tenere in considerazione.

D’altra parte, lo stesso Hamilton ha spesso sottolineato come guidare la Ferrari sia inevitabilmente il sogno di ogni pilota, considerando la sua storia e la sua tradizione. Non è un caso che quasi tutti i più grandi del passato abbiano prima o poi legato il loro nome a quello della scuderia, da Juan Manuel Fangio a Michael Schumacher, passando per Niki Lauda, Alain Prost, Fernando Alonso e Sebastian Vettel. Tra le poche eccezioni c’è Ayrton Senna, che però all’epoca della sua prematura morte sembrava destinato ad approdare prima o poi alla scuderia del cavallino rampante. Nella scelta di Hamilton di passare in Ferrari potrebbe avere influito anche la presenza del team principal Frédéric Vasseur, che fu fondamentale per lui all’inizio della carriera. Nel 2005, quando lavorava nelle categorie minori, fu proprio il tecnico francese a ricucire uno strappo fra il giovane Lewis e la dirigenza della McLaren, la scuderia che lo aveva cresciuto fin da quando aveva 12 anni. Nel 2006, poi, l’inglese vinse il campionato GP2 alla guida di una ART Grand Prix, team fondato proprio da Vasseur, prima di esordire un anno dopo in Formula Uno con la stessa McLaren.

L’intesa con il pilota inglese sarebbe stata voluta però da John Elkann, il presidente di Ferrari. I due si conobbero diversi anni fa a un evento di Google in Sicilia, e da allora sono sempre rimasti in contatto, come ha spesso dichiarato lo stesso Hamilton. Sarebbe stato dunque Elkann a gestire in prima persona le trattative con l’ex campione del mondo. E a comunicare la notizia a Charles Leclerc. In quella che sembrerebbe una replica dell’ingaggio di Cristiano Ronaldo da parte della Juventus, con la speranza di un esito stavolta migliore, l’inglese dovrebbe aver firmato per due anni con un’opzione per il terzo, secondo il giornalista Leo Turrini. Ma, in termini pratici, che cosa comporterà questo matrimonio, per le due parti? Da un punto di vista mediatico e commerciale, non c’è nulla di cui discutere: si tratta del pilota più vincente di tutti i tempi alla guida dell’auto con più titoli. Alla Ferrari arriverebbe inoltre più che un semplice pilota: Hamilton è ormai a tutti gli effetti un brand, oltre che un simbolo come pochi altri nel mondo delle corse contemporanee, grazie alla sua esperienza, al grande carisma e al costante impegno nel sociale. Dall’altra parte c’è invece Ferrari, ovvero il marchio italiano più conosciuto all’estero, nonché il luxury brand più forte al mondo, con quasi 30 milioni di follower su Instragram (ai quali si sommano i circa 13 milioni della sola Scuderia). Il ritorno economico derivante da questo connubio potrebbe insomma essere notevole per entrambi.

Per quanto riguarda l’aspetto puramente sportivo, la Ferrari ha qualcosa in più da perdere rispetto a Hamilton. Se l’inglese dovesse vincere il mondiale piloti, infatti, diventerebbe l’eroe capace di riportare a Maranello un titolo che manca dal 2007, centrando un obiettivo che hanno mancato persino da Alonso e Vettel. In caso contrario, la carriera del pilota non ne uscirebbe minimamente intaccata. La pressione allora ricadrà tutta su Ferrari, che ipotizzando un ulteriore fallimento si ritroverebbe davanti all’ennesima rifondazione nel giro di pochi anni. Hamilton inoltre arriverà a vestire di rosso quando avrà ormai quarant’anni: nel 2023 ha dimostrato di non avere ancora perso nemmeno un’oncia del proprio talento, per altro guidava anche una macchina non alla sua altezza, ma in futuro chissà. E probabilmente riceverà anche uno stipendio di alto livello: se fosse rimasto in Mercedes, nel 2025 avrebbe guadagnato intorno ai 40 milioni di euro, quindi difficilmente lo stipendio che percepirà in Ferrari sarà molto inferiore a questa cifra. A Sainz, invece, la Ferrari versa uno stipendio di circa dieci milioni a stagione.

Lewis Hamilton è il pilota che ha ottenuto più vittorie, podi, pole position e punti nella storia della Formula 1; ha vinto sette Mondiali piloti, come Michael Schumacher (Mark Thompson/Getty Images)

C’è poi la questione legata a Leclerc, che proprio pochi giorni fa ha firmato il rinnovo contrattuale con la Ferrari, legandosi praticamente a vita con il team. Con i cambiamenti più recenti all’interno della scuderia, il monegasco sembrava essere stato posto al centro del progetto di Vasseur – e il mancato rinnovo di Sainz ne è stata un’ulteriore conferma, dato che lo spagnolo pretendeva di essere considerato alla pari del suo compagno di squadra. Tutto sommato, anche la scelta di Hamilton non va del tutto in controtendenza, visto che lo stile di guida dell’inglese è più vicino a quello di Leclerc rispetto a Sainz, e quindi lo sviluppo delle future monoposto potrebbe andare a beneficio di entrambi. Ma è chiaro che Hamilton non si accontenterà di fare la seconda guida né tantomeno la chioccia, nemmeno dopo aver superato i quarant’anni. E allora bisognerà vedere se – e come – Leclerc riuscirà a gestire la pressione di ritrovarsi per la prima volta in carriera con un compagno di squadra così ingombrante. O magari il fatto di avere al fianco un pilota con un palmarés enorme potrebbe finire per togliergliela, la pressione: «Finire dietro a un sette volte iridato sarebbe naturale per il principino, stargli davanti sarebbe un grande risultato» hanno sottolineato Daniele Sparisci e Giorgio Terruzzi  sul Corriere della Sera. Su Avvenire, invece, Paolo Ciccarone racconta di un Leclerc «stupito e amareggiato», visto che nessuno gli aveva parlato di questa possibilità prima del rinnovo di contratto, e di un Vasseur «commissariato dalla presidenza».

L’ingaggio di Hamilton è dunque una delle operazioni più affascinanti e impattanti degli ultimi anni, per il mondo delle corse. Forse è addirittura la più significativa degli ultimi decenni, sicuramente dai tempi dall’arrivo di Schumacher alla Ferrari nel 1996, un trasferimento simile per portata e importanza. O magari ancora di più: «È la notizia del millennio per la Formula Uno», ha dichiarato Turrini. «Siamo in presenza di un fatto storico, in Ferrari mai è arrivato un pilota così titolato. Michael Schumacher aveva due campionati vinti quando è arrivato.» Per l’ex pilota Jenson Button, addirittura, «Hamilton in Ferrari sarà di certo una vittoria per la Formula Uno e per lo sport». Allo stesso tempo, però, questa manovra sembra non escludere del tutto delle criticità. Per scoprire se effettivamente ce ne saranno, e di quale rilevanza, bisognerà aspettare almeno altri dodici mesi.