Tutti i 51 club che hanno giocato in Premier League hanno rimodernato o ricostruito il proprio stadio

Gli introiti televisivi non sono stati reinvestiti solo sul calciomercato, ma anche negli impianti.

Come si determina la reale distanza – economica, ma anche di appeal – tra la Premier League e le altre leghe europee? Quello relativo ai soldi dei diritti tv, naturalmente, è l’aspetto che ha fatto la differenza. E che la fa ancora. Ma rendere attrattivo uno spettacolo sportivo e televisivo è un processo complesso, lungo, e infatti gli inglesi ci hanno messo diversi anni – dal 1992, anno di fondazione della Premier League moderna, fino ai primi Duemila – a recuperare il gap con la Serie A e la Liga. Solo dopo hanno creato l’enorme dislivello, si potrebbe dire l’enorme burrone, che oggi divide il campionato inglese dal resto del mondo. Per farlo hanno investito sugli stadi, e l’hanno fatto in modo intensivo, costante. In questo senso, c’è un dato davvero incredibile: tutti i 51 club che hanno disputato almeno una stagione nella Premier moderna, cioè dal 1992 a oggi, sono intervenuti sul loro impianto di gioco. L’hanno demolito e ricostruito da zero, alla peggio hanno aperto dei cantieri per rimodernarlo. Oppure si sono trasferiti in stadi completamente nuovi.

Sì, avete letto bene: persino squadre che hanno vissuto una o due stagioni nel massimo campionato inglese – Barnsley, Blackpool, Bradford City, Swindon Town e Cardiff City – hanno investito milioni di sterline per dotarsi di un uno stadio più moderno, più funzionale, più sicuro. Se approfondiamo il dato, scopriamo che 21 club hanno costruito da zero il loro nuovo campo di casa, oppure hanno scelto di spostarsi: tra questi ci sono per esempio l’Arsenal, il Tottenham ma anche il West Ham, che ha lasciato Upton Park per andare a giocare all’Olympic Stadium di Londra. Altre 26 società, invece, sono intervenute per adeguare il loro vecchio stadio ai nuovi standard: tra questi troviamo il Liverpool e il Manchester United, che hanno reso più grandi e più accoglienti degli stadi iconici come Anfield Road e Old Trafford – anche se in realtà lo stadio dello United, negli ultimi anni, ha vissuto un terribile declino. Infine, le restanti quattro squadre hanno ricostruito completamente il proprio stadio: tra queste c’è il Bournemouth, che nel 2001 ha raso al suolo il vecchio Dean Court e l’ha sostituito con un impianto di nuova generazione, col terreno di gioco girato di 90 gradi rispetto alla posizione originaria.

I soldi che piovono da anni sulla Premier League, si può dire, non sono solo frutto della fortuna o di alcune congiunture: sono trent’anni che i dirigenti inglesi lavorano per offrire un prodotto migliore ai tifosi locali e agli spettatori televisivi. Nel momento in cui scriviamo, per dire, il Liverpool e il Manchester City stanno completando i lavori per ampliare ancora Anfield e il City of Manchester Stadium; l’Everton, seppur invischiato in una profonda crisi economica e tecnica, prosegue nella costruzione del nuovo stadio nella zona dei Docks, il porto di Liverpool; il Bournemouth, di cui abbiamo già parlato, ha svelato da poco il progetto per costruire un nuovo stadio, per altro contiguo a un modernissimo centro d’allenamento in fase di ultimazione. Ecco come si determina la reale distanza tra la Premier League e le altre leghe europee: investendo soldi, certo, ma anche guardando costantemente al futuro, a migliorare quello che c’è già.