Un dato, tanto per cominciare: a Roma, contro la Lazio, il Bayern ha terminato la seconda partita consecutiva con ZERO tiri scoccati nello specchio della porta avversaria. L’ultima volta che era successa una cosa del genere, tanto per pesare lo stato di crisi che aleggia sulla squadra di Tuchel, era il 2014: una vita fa. Certo, va detto anche che il Bayern ha costruito delle buone occasioni, prima tra tutte quella di Musiala nel primo tempo dopo un rapidissimo scambio che ha coinvolto quattro giocatori in maglia rossa dentro l’area di rigore della Lazio. Il tiro finale, però, è andato fuori. Di poco, ma fuori. E il problema è che questo tipo di azioni non si sono praticamente riviste, anzi la squadra di Tuchel ha dato l’impressione di giocare in modo poco creativo e incisivo, se non addirittura supponente e superficiale. I meriti vanno anche alla Lazio, naturalmente: i giocatori di Sarri sono sempre apparsi concentrati e ordinati, soprattutto in difesa, e non hanno mai rinunciato a risalire il campo con qualità. Non sempre ci sono riusciti, ma alla fine la strategia ha pagato i suoi dividendi: il Bayern si è progressivamente sfilacciato mentre dominava il possesso palla e continuava a non centrare la porta di Provedel, Upamecano ha commesso un fallo ingenuo, per usare un eufemismo, e così la Lazio si è trovata sopra di un gol e di un uomo.
Ecco, proprio il modo in cui è arrivato il gol decisivo ci dice che la differenza, all’Olimpico, l’ha fatta la pessima condizione attuale del Bayern. Nel senso: la Lazio ha giocato bene, anzi probabilmente ha espresso la miglior prestazione stagionale, ma i valori della squadra di Sarri sono e restano troppo lontani da quelli dei bavaresi; e allora serviva che il Bayern vivesse una brutta serata, un’altra, per cogliere un risultato positivo. È andata esattamente in questo modo, e a dirlo non sono solo i fatti. Basta farsi un giro sui giornali tedeschi per intercettare più o meno le stesse sensazioni: lo Spiegel, per esempio, ha scritto che «in questo momento il Bayern è una squadra troppo insicura e quindi non è facile immaginare una vittoria con due gol di scarto nel match di ritorno». E non è tutto: «Non si può escludere che questa squadra finisca per non vincere alcun trofeo in questa stagione, e sarebbe la prima stagione senza titoli in dodici anni». Per un altro giornale tedesco abbastanza prestigioso, il Kicker, la squadra di Tuchel, a Roma, «ha dato la sensazione di essere innocua: spesso è arrivata al limite dell’area avversaria, ma poi ha mosso la palla in modo troppo lento per essere pericolosa».
Stuzzicato dai giornalisti sull’andamento della partita e sulle motivazioni della sconfitta, Tuchel ha risposto parlando di «errori individuali che ci hanno condannato» e di «un inspiegabile calo di ritmo nella ripresa: nel primo tempo eravamo in controllo, sembrava che non potessimo perdere la partita. E poi invece l’abbiamo persa». Il punto è che il rendimento del Bayern, almeno da quando l’ex tecnico del PSG ha preso il posto di Nagelsmann, è sempre stato interlocutorio: a dirlo sono i numeri, e quelli sono incontrovertibili, ma anche le prestazioni sempre più abuliche, sempre più prevedibili. Al punto che i campioni di Germania hanno messo insieme tre sconfitte nelle ultime sei gare giocate, e nel mezzo sono riusciti a battere soltanto Union Berlin, Augsburg e il Gladbach. Con un gol di scarto (Union Berlin e Augsburg), o comunque dopo essere passati in svantaggio (Gladbach). Erano e sono segnali di un disagio, di un disarmo. Tuchel ha ancora tempo per non trasformarlo in una resa, anche se da giorni si parla di valutazioni, da parte della dirigenza, in merito alla sua posizione. A questo punto, dopo certe partite, era ed è inevitabile.