Alla prima da titolare in Champions, Pavlovic gioca già come un veterano

Nemmeno vent'anni e già una sicurezza che fa impressione: il suo esordio è una delle cose da salvare di questa difficilissima stagione del Bayern.
di Redazione Undici

Aleksandar Pavlovic ha appena iniziato la sua carriera: il 3 maggio compirà vent’anni, in questa stagione ha fatto le sue prime presenze nella prima squadra del Bayern Monaco (12, con già due gol e due assist) e il suo esordio nella Nazionale under 20 tedesca. Ha pure firmato il suo primo rinnovo contrattuale da calciatore “vero”: il Bayern sarà in crisi per tante ragioni e in molti modi, ma ha avuto l’intuito di assicurarsi questo giocatore almeno fino all’anno 2027. Dopo il ritorno degli ottavi di finale di Champions League contro la Lazio, tutti hanno capito perché i bavaresi si sono affrettati a proporre un contratto così lungo a un ragazzino di nemmeno vent’anni: perché Pavlovic gioca a pallone con una naturalezza, con una tranquillità, con una razionalità che farebbero impressione anche per un veterano del gioco.

Nel 3-0 contro la Lazio – vale la pena ricordarlo: il suo esordio da titolare in Champions League – Pavlovic ha mostrato il meglio di sé. Su Reddit c’è un videoriassunto di tutte quello che ha fatto nella partita, che a parole si potrebbe raccontare così: non ha sbagliato neanche un passaggio, ha toccato tantissimi palloni in praticamente tutti i possessi del Bayern, ne ha pure strappati diversi ai giocatori della Lazio. Gioca come un centrocampista navigatissimo, Pavlovic: si piazza al centro del centrocampo, trova sempre il modo di occupare uno spazio libero, si posiziona sempre in una maniera che permette al compagno di trovarlo subito e di raggiungerlo con un passaggio semplice. È elegante nelle movenze ed essenziale nello stile. Le giocate, anche quelle sono essenziali. Si badi: essenziali, non semplici. Pavlovic, ogni volta che riceve il pallone, col controllo orientato punta già la metà campo e/o la porta avversaria. Uno, due, tre tocchi, sempre con la testa alta, poi il passaggio: in uno stretto corridoio centrale o largo sulle fasce, un rasoterra veloce o un lancio di 20, 30 0 40 metri ad allargare il gioco sulle fasce, poco cambia. Il finale di una sua giocata è sempre lo stesso: il pallone finisce comodo comodo sui piedi del compagno meglio posizionato per continuare l’azione. Il gol dell’1-0 del Bayern comincia con un suo tocco in profondità, giusto per sottolineare un momento della partita in cui il suo contributo è stato tutt’altro che da “esordiente”.

E voi cosa facevate o fate o farete, a vent’anni?

E poi c’è anche la fase difensiva, la capacità di recuperare il pallone con la forza, di intuire le linee di passaggio avversarie, di occupare anticipatamente lo spazio vuoto per favorire il recupero del possesso e la ripartenza. Il premio Player of the Match è andato giocoforza a Harry Kane (maledetto a chi?), autore di una doppietta. Ma nessuno si sarebbe sorpreso se la statuetta a fine partita l’avessero consegnata a Pavlovic. Che dalla sua ha il tempo: ne ha tantissimo per portarsi a casa trofei minori e maggiori, individuali e di squadra. «È ha un incredibile voglia di imparare, è ambiziosissimo e determinato», ha detto il direttore sportivo del Bayern, Christoph Freund, dopo la firma del contratto di Pavlovic. Anche questo si è visto in campo, ieri sera.

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