La standing ovation del Bernabéu è la definitiva consacrazione di Lamine Yamal

Contro l'avversario più prestigioso e nello stadio più difficile per un blaugrana, ha confermato tutto quello che già sapevamo di lui. E ci ha fatto capire che non abbiamo ancora visto nulla.

Con ogni partita che gioca, Yamal contribuisce a riscrivere la definizione dizionaristica della parola “precocità”. Che sia il maggiore talento di questa generazione (sarebbe più corretto dire della prossima, forse: ha ancora 16 anni, vale la pena ricordarlo sempre) di calciatori spagnoli lo sapevamo già. Che sia il giocatore sulle cui spalle pesa il futuro del Barcellona, anche questo è fatto noto. Responsabilità, aspettative, pressioni che schiaccerebbero qualsiasi giocatore “normale”, che rallenterebbero comprensibilmente la piena realizzazione anche del talento più cristallino. Ma Yamal non è un giocatore normale e cristallino è un aggettivo che non basta a definire il suo talento. Anche questo lo sapevamo già, ma lo sappiamo di più dopo la strabiliante prestazione nell’amichevole tra la Spagna e il Brasile giocata al Bernabéu (e organizzata per “combattere il razzismo” e rimediare allo scempio subìto da Vinícius negli ultimi mesi). Anche quest’ultima informazione vale la pena sottolinearla: Yamal giocava “in territorio nemico”, si sa che un tifoso della Casa Blanca riesce a intravedere il blaugrana anche sotto il rosso accesso della maglia della Nazionale spagnola. Proprio per questo, fa effetto – per usare un altro eufemismo che non rende giustizia alla realtà – il fatto che gli abitanti di quel “territorio nemico” si siano alzati e abbiano accompagnato Yamal verso la panchina con uno scrosciante applauso, trasformando la sua sostituzione in consacrazione, facendo a un ragazzino gli stessi onori che in passato hanno ricevuto maestri del gioco come Del Piero e Ronaldinho.

«Cerco di giocare rilassato e di non farmi influenzare da quello che succede fuori dal campo», ha spiegato nelle interviste post-partita Yamal, con quella banalità umana che è componente fondamentale della straordinarietà calcistica. Cosa succede quanto un talento generazionale, come si suol dire oggi usando un brutto ma efficace calco dell’inglese, gioca rilassato? Succede una partita spettacolare come quella tra Spagna e Brasile, un riassunto efficacissimo di tutte le ragioni per le quali il calcio è bello da giocare e da guardare e da pensare. In questo spettacolo, il premio per il Miglior attore protagonista va inevitabilmente a Yamal. Già alla fine del primo tempo questo premio glielo si sarebbe potuto consegnare senza temere proteste né recriminazioni. In appena 45 minuti, Yamal aveva già messo assieme questi notevoli numeri: un rigore guadagnato (poi trasformato da Rodri), un assist fornito per il secondo gol spagnolo segnato da Dani Olmo, tre dribbling tentati e riusciti, 5 duelli vinti su 9 tentati, sette passaggi completati su otto, senza considerare i movimenti, i tocchi, le intuizioni. La presenza, si potrebbe dire. Il carisma, si dovrebbe azzardare, nonostante si parli di un 16enne.

Nel secondo tempo, poi, lo spettacolo è continuato, Yamal è stato protagonista anche dell’azione che ha portato al secondo calcio di rigore a favore della Spagna, trasformato anche questo da Rodri. Tutti quanti, dopo il fischio finale, abbiamo visto in quella parte dei nostri feed social dedicata al calcio comparire lo stesso video, commentato sempre con le stesse didascalie meravigliate e ammirate. “Stop that Lamine Yamal”, si legge in una delle tantissime ricondivisioni di questo video, in cui si vede sempre la stessa “danza” con la quale Yamal ha stordito la difesa del Brasile e si è guadagnato il primo rigore a favore dei suoi. E poi a scorrere giù per il feed, altri video di altre danze, di altri dribbling, di altri momenti che rendono perfettamente comprensibile la decisione del pubblico di Madrid di alzarsi e applaudire al momento dell’uscita dal campo di Yamal.

Ma, va detto, questa amichevole tra Spagna e Brasile non è stata soltanto Yamal, per quanto possa sembrare incredibile una simile affermazione visto quello che abbiamo scritto (e visto) fin qui. La sensazione è che questa sia stata una di quelle rare partite in cui diverse linee narrative della storia del calcio si incrociano, in cui chi guarda ha il privilegio di assistere in fast forward al prossimo futuro del gioco. Oltra a Yamal, in queste ore si sta parlando molto anche del compagno Nico Williams, 21enne (contro il Brasile, assieme a Yamal ha tentato e completato più dribbling lui che l’intera Nazionale verdeoro), e dell’avversario Endrick, a segno per la Seleção, a conferma del titolo di next big thing del calcio sudamericano di cui è stato già insignito. Insomma, si capisce perfettamente la standing ovation del Bernabéu. Per le prodezze di Yamal, certo. Ma, forse, c’entra anche l’emozione per quello che verrà nei prossimi anni.