Chi avrà passato la domenica a guardare le foto del Real Madrid campione d’Europa per la 15esima volta nella sua storia sui profili ufficiali dei social network dei Blancos, probabilmente si sarà imbattuto in un volto poco noto, molto giovane e coi capelli molto rossi: quello di Jeremy de León, attaccante 20enne del Real Madrid Castilla, che era a Wembley pur non avendo ancora mai debuttato in prima squadra. Qualcuno nelle ultime ultime settimane si è chiesto chi fosse, arrivando a definirlo quasi un «amuleto», ma Ancelotti ha spiegato che «senza di lui saremmo in diciannove, e per le esercitazioni di campo non va bene. Venti è un numero giusto». Secondo le regole della Uefa De León non può essere considerato ufficialmente un vincitore della Champions League, ma è finito comunque nelle foto di rito con la coppa, e non è una cosa che capita proprio a tutti. Eppure in questo decennio di dominio europeo del Real Madrid non sono pochi i calciatori che — brillando quasi di luce riflessa — possono vantare di essere diventati campioni d’Europa, pur con un minutaggio minimo, oppure hanno almeno partecipato alla festa “in borghese”.
Quest’anno per esempio è successo a Nicolás Paz, centrocampista nato nel 2004, che ha disputato tre partite nella Champions League 2023/24 e ha pure segnato un gol, nell’incontro della fase a gironi contro il Napoli. Nel 2021/22, invece, toccò ad Antonio Blanco (che ora milita nell’Alavés), Mariano Díaz (Siviglia) e Miguel Gutiérrez (Girona), tutti con una sola presenza, ma nella rosa dei Blancos c’era anche Mario Gila, oggi difensore della Lazio, vincitore “solo” della Liga in virtù delle sue due apparizioni in quel campionato. Anche Luca Jović, attuale attaccante del Milan, disputò tre match nella Champions 2021/22 e dunque può essere considerato un campione d’Europa.
L’elenco si fa ancora più interessante (od oscuro, dipende dai punti di vista) tornando indietro ai tempi delle tre Champions League di fila conquistate con Zidane in panchina tra il 2016 e il 2018. Nella rosa del 2017/18 compaiono infatti Borja Mayoral, Theo Hernández, Luca Zidane e Achraf Hakimi, nel 2016/17 Martin Ødegaard (che però giocò solo nella Coppa del Re) e nel 2015/16 Denis Čeryšev, attuale centrocampista del Venezia, che totalizzò ben tre presenze ma a gennaio si trasferì in prestito al Valencia, perdendosi dunque la festa di San Siro contro i cugini dell’Atlético Madrid. Francisco Casilla Cortés, detto Kiko, portiere di riserva di quel triennio, scese in campo almeno una volta in ogni edizione e dunque oggi può vantare lo stesso numero di Champions League vinte dall’Inter e una in più di quelle della Juventus. Nel 2013/14, infine, Asier Illarramendi giocò undici partite, mentre Diego López, futuro portiere del Milan, una. E nella squadra di quell’anno c’era un’altra attuale conoscenza della Serie A: il difensore della Roma Diego Llorente, all’epoca ventenne, in rosa ma non accreditato come vincitore della Champions League perché schierato da Carlo Ancelotti una sola volta, in Liga.