La Championship è diventata una miniera d’oro

La seconda divisione inglese è un torneo molto competitivo, quindi è un ambiente ideale per fare buoni affari di mercato.

Da anni, ormai, le cinque leghe top (Premier, Liga, Serie A, Bundesliga e Ligue 1) hanno scavato un solco amplissimo con tutto il resto dei campionati europei. Al punto che nel nostro continente, dati economici e tecnici alla mano, il sesto torneo nazionale più ricco e con maggiore appeal è diventato la Championship, ovvero la seconda divisione inglese. Ma quali sono questi dati economici e tecnici? Ve ne snoccioliamo alcuni: secondo le rilevazioni di Transfermarkt, le rose dei club iscritti alla Championship hanno un valore complessivo di 1,45 miliardi di euro, contro gli 1,27 miliardi dell’Eredivisie e glo 812 milioni della Saudi Pro League – che è un caso particolare, ok, ma che in qualche modo va considerata. Come se non bastasse, se guardiamo alla sessione di mercato dell’estate 2023, i club della seconda divisione inglese hanno incassato una cifra di poco inferiore ai 600 milioni di euro. La nostra Serie B, tanto per fare un confronto impietoso, non è riuscita ad accumulare 80 milioni di euro.

Ci sarebbero altri numeri significativi, ma a questo punto è meglio guardare ai nomi. Per esempio a quelli dei giocatori convocati d Gareth Southgate per l’Europeo che si è appena concluso in Germania: ebbene, tra i 26 calciatori in rosa c’erano Jude Bellingham, Ollie Watkins, Ivan Toney, Jarrod Bowen, Eberechi Eze, Ezri Konsa e Adam Wharton, tutti reduci da un’esperienza in un club di Championship negli ultimi cinque anni. Se allargassimo un po’ la finestra temporale, scopriremmo che anche Stones, Walker e Trippier sono passati dalla seconda divisione inglese, prima di imporsi in Premier e poi nel calcio internazionale.

È chiaro che questa enorme crescita corporativa – in Championship i giocatori vengono valorizzati in quanto atleti e poi anche come asset economico – è legata al predominio economico della Premier League, al fatto che i club inglesi dominano – e quindi drogano, è lecito dirlo – il calciomercato. Ma è vero pure che stiamo parlando di un campionato molto formativo, sia a livello atletico che tecnico-tattico. Lo ha spiegato un ex capo-osservatore di un club di Premier, che però ha preferito mantenere l’anonimato, in questo lungo articolo di The Athletic: «La Championship è una vera e propria scuola preparatoria al grande calcio. Ogni squadra ha la sua identità di gioco, ma al tempo stesso si lavora molto sulla fisicità, sulla lucidità dei ragazzi, e questa è una cosa molto importante. Ecco perché i club di Premier mandano così tanti giocatori in prestito nella seconda divisione, piuttosto che all’estero».

Certo, c’è da fare una distinzione importante: i club di Premier League che investono sui giocatori di Championship, di solito, sono quelli di medio-bassa classifica. In questo senso, è significativo il fatto che Manchester City e Manchester United non si rivolgano a questo tipo di mercato. Mentre invece ci sono società come Crystal Palace e Bournemouth che, in pratica, costruiscono il proprio roster proprio guardando principalmente alla seconda divisione. Ecco qualche nome: dal 2020 a oggi, il Palace ha acquistato Eze (QPR), Olise (Reading) e Wharton (Blackburn); il Bournemouth, invece, ha pescato Semenyo, Tavernier, Adams, Scott e Aarons.

Causa Europei non siamo ancora entrati nel vivo del mercato estivo 2024, ma nel frattempo i club di Premier League hanno già speso una cifra vicina agli 80 milioni di euro per accaparrarsi i migliori talenti di Championship. E si tratta di giocatori come Gray (dal Leeds al Tottenham), Greaves (dall’Hull all’Ipswich), Philogene (dall’Hull all’Aston Villa)  e Wood (allo Swansea City al Southampton), tutti ragazzi che, di fatto, non hanno alcuna esperienza nel massimo campionato inglese. Questo non è un problem: come detto stiamo parlando di una lega estremamente competitiva, che regge il paragone con molti altri campionati europei. In questo senso l’affare relativo al trasferimento di Gyokeres dal Coventry allo Sporting Lisbona, anche alla luce del rendimento eccellente dell’attaccante svedese con la squadra portoghese, vale più di mille statistiche.

Insomma, si può dire senza timore di essere smentiti: la Championship è diventata una miniera d’oro. Da cui è possibile estrarre pepite preziose e in cui tutti possono fare buoni affari. Anche indirettamente. Il Manchester City, per esempio, ha un approccio diverso alla seconda divisione inglese: come detto, il club ammiraglio del City Football Group non fa molti affari in entrata operando su quel mercato, ma lo sfrutta attraverso i prestiti, così da accrescere il valore dei suoi giovani. L’ultimo caso è quello di Liam Delap, attaccante passato per lo Stoke City, per il Preston e per l’Hull City prima di essere ceduto per 15 milioni; stesso percorso anche per Nmecha, passato al Wolfsburg per otto milioni dopo aver giocato nel Preston e nel Middlesbrough. Non saranno cifre gigantesche, ma aiutano a tenere florido il bilancio. Non è poco, di questi tempi.