2014-2024: Undici compie dieci anni

L'editoriale del nostro direttore.

Dieci anni fa questa sembrava una follia: far nascere un nuovo media che usasse lo sport come filtro per leggere e interpretare la realtà e le sue trasformazioni. Un media sofisticato, alto dicevamo allora (e un po’ lo diciamo anche oggi), con un approccio visivo unico e inedito per quella verticalità, con un’idea estetica forte e rilevante che portasse lo sport fuori dal suo immaginario abituale e un po’ scontato. E poi che fosse profondo e curato.

Lo statement dell’epoca era questo: “Undici è un progetto sportivo-culturale italiano. Un media nuovo e multimediale. È l’unico media che tiene insieme approfondimento sportivo, approccio culturale, attenzione per la moda e per le nuove tendenze. Undici racconta lo sport con nuove modalità, spesso concentrandosi su ciò che non viene detto: storie personali, dietro le quinte, ambizioni e dubbi che ogni atleta affronta nel corso della propria carriera. Un magazine a tutto tondo, capace di essere sia una rivista print di altissima qualità, sia una realtà digitale, sia una serie di eventi live. Con attorno una community di persone reali. Undici nasce da una considerazione: l’Italia è il Paese che ha sublimato il racconto dello sport e del calcio in particolare, ma è l’unico Paese europeo che oggi non ha una rivista che parli di sport e di calcio con un linguaggio diverso. Alto. Undici nasce per questo. È l’ambizione di unire due mondi che oggi non si parlano: quello dell’epica e quello della scienza dello sport. Perché il racconto dello sport, dei suoi personaggi, delle sue storie non può prescindere da ciò che sta alla base di quei personaggi e di quelle storie: il lavoro sulla scienza che poi si declina in vari aspetti e varie forme come la statistica, la tattica, la tecnologia che sta alla base della performance sportiva. Ovviamente vale anche il contrario: non esiste statistica, la tattica, la tecnologia, senza i personaggi, le storie, i racconti. Undici mescola questi mondi, riunendoli in un’unica identità”.

Era il 2014. Dieci anni dopo Undici è qui, ed è impossibile nascondere la gioia e la soddisfazione di essere arrivati a questo punto cresciuti ed entusiasti, consapevoli di avere un ruolo, di aver messo insieme le migliori firme con un gruppo di giovani talenti che nel frattempo sono diventati firme a loro volta, e poi una nuova generazione di incredibili fotografi e illustratori che donano a Undici quella cura estetica e visiva unica e fondamentale. Siamo onorati di essere diventati un luogo in cui i protagonisti dello sport vogliono essere raccontati, siamo orgogliosi di continuare a lavorare sul cuore delle cose e al tempo stesso sui dettagli, di essere una voce, di essere un oggetto, di essere un contenuto, di essere qualsiasi cosa abbia senso per chi ci segue, ovvero il nostro bene più prezioso: la nostra community.

Facciamo ogni giorno quello che speravamo di fare quando eravamo un embrione nella testa di chi vi sta scrivendo adesso. Undici dialoga con tutti quelli che nello sport vivono, oppure con quelli che lo sport lo identificano come strumento e, appunto, come linguaggio. In questi dieci anni abbiamo raccontato e accompagnato le evoluzioni e le contaminazioni che lo sport ha avuto: la trasformazione del calcio, così come la crescita e l’imposizione di altre discipline che erano di nicchia, alcune anche un po’ fanè, e che oggi sono tornate a splendere in una versione contemporanea. Abbiamo mantenuto quel nostro approccio anti-nostalgico che è e resta il faro che illumina la nostra strada. E, però, nel frattempo anche noi ci siamo evoluti, come un media deve fare se ha l’ambizione di raccontare la realtà che si trasforma, ovvero trasformarsi esso stesso. Ma la nostra identità, nonché l’articolo 1 della nostra immaginaria costituzione è rimasto lo stesso: usare lo sport, le sue immagini, i suoi protagonisti, le sue tecnologie, la sua popolarità, per filtrare ciò che gli sta intorno.

Questi dieci anni sono stati unici per lo sport, abbiamo vissuto alcune tra le rivalità che hanno alimentato l’immaginario e la narrazione come rare volte era successo prima. Messi-Ronaldo, Federer-Nadal, LeBron James-Steph Curry, Hamilton-Verstappen, Rossi-Marquez. Abbiamo goduto della genialità di allenatori e coach, abbiamo visto l’evoluzione delle arene, l’arrivo della tecnologia, del gaming, l’evoluzione del training, la grandezza dell’Italia in sport in cui era sempre stata piccina come l’atletica leggera, o l’arrivo ai vertici del tennis per la prima volta nella storia. L’era dello sport più incredibile di sempre che s’è tramutata nell’era più incredibile di sempre in tantissime altre cose, perché lo sport s’è legato alla digitalizzazione, alla moda, al design, all’urbanistica, all’arte, ma anche alla finanza, alla comunicazione visiva. Noi quest’era l’abbiamo vissuta in pieno, con un privilegio del quale siamo grati e che abbiamo cercato di valorizzare.

Siamo qua, adesso, dieci anni dopo ad avvolgere il nastro e continuare. Perché lo sport e tutto quello che si trascina vanno sempre avanti, in un piano inclinato che non ha fine. Le parole chiave sono quelle che ci accompagnano dal primo giorno: cultura, futuro, bellezza, business, emozione, epica, scienza, passione, inclusione, complessità, semplicità. Undici parole, undici concetti. Li ritroverete sempre qui: a volte espliciti, a volte più nascosti, ma ci saranno. Perché è quello che siamo. È quello che facciamo. È il nostro modo di vedere lo sport e condividerlo con voi.