Il nuoto sta regalando grandi storie alle Olimpiadi di Parigi 2024. L’Italia ha già vinto quattro medaglie, di cui due d’oro, con Nicolò Martinenghi nei 100 rana e Thomas Ceccon nei 100 dorso, per il momento il secondo miglior risultato per il nuoto azzurro dopo Sydney 2000 (tre ori e sei medaglie in totale). Il francese Léon Marchand, già tre successi nei 400 misti, nei 200 farfalla e nei 200 rana, mercoledì sera è diventato il primo nuotatore dai Giochi del 1976 a conquistare due ori individuali nello stesso giorno. Con l’argento nella staffetta 4×200 stile libero femminile di giovedì, la statunitense Katie Ledecky ha raggiunto quota 13 medaglie in carriera: è la nuotatrice con più podi di sempre alle Olimpiadi. E non è finita qui: venerdì sera, per esempio, Marchand può vincere un quarto oro, nella finale dei 200 misti, e la stessa Ledecky sabato può imporsi negli 800 stile libero per la quarta edizione consecutiva dei Giochi. Nel nuoto c’è riuscito soltanto un certo Michael Phelps, dominatore dei 200 misti tra il 2004 e il 2016. Domenica, infine, l’Italia può sognare altre medaglie con Gregorio Paltrinieri nei 1500 stile libero e con la staffetta 4×100 mista maschile, che difende il bronzo di Tokyo.
Ma oltre ai risultati sportivi, a questi Giochi il nuoto è al centro di una tendenza lifestyle sempre più evidente: quasi tutti i nuotatori si presentano sul piano vasca indossando dei lunghi giubbotti che cozzano un po’ con l’ambiente che hanno intorno e con l’idea che solitamente noi tutti abbiamo di una piscina, un posto caldo e umido, dove si può girare serenamente in costume da bagno e infradito. Questi giubbotti innanzitutto si chiamano parka, e sono degli indumenti originari delle popolazioni Inuit che venivano realizzati usando pelli di renna o foca per — appunto — proteggersi dal freddo rigido dell’Artico. Ci sono due motivazioni, però, per cui vengono utilizzati anche nel nuoto e anche in un contesto di iper specializzazione come le Olimpiadi.
«I nuotatori indossano il parka essenzialmente per due ragioni, una funzionale e l’altra psicologica», ha spiegato Roberto Tiburzi, Product Category Director Swimwear & Sportswear del marchio arena. «La motivazione funzionale è quella di tenere il corpo e i muscoli caldi fino a pochi istanti prima della gara. A livello “psicologico” i nuotatori indossano il Parka perché in questo modo assumono un aspetto ancora più “eroico” e, quindi, in qualche modo tendono ad incutere una sorta di timore negli avversari».
Il parka di arena per i Giochi di Parigi 2024 si chiama Fireflow — come la linea di costumi che indossano quest’estate gli atleti sponsorizzati dal brand marchigiano — e, continua Tiburzi, «il capo è realizzato con un tessuto tecnico “Made in Italy”: abbiamo migliorato le caratteristiche di mantenimento del calore usando un’imbottitura in piuma d’oca e una fodera in micropile strutturato. Le zip sono idrorepellenti e le dimensioni delle tasche scaldamani sul torace e di quelle portaoggetti sono state riviste in modo da renderle più comode e confortevoli. In termini di vestibilità, il Parka è stato allungato e reso più ampio per dargli un aspetto più street. In termini di funzionalità, abbiamo aggiunto una bretella interna removibile che permette, quando non lo si indossa, di poter “portare” il parka come uno zaino invece che tenerlo in mano. A livello estetico, il Parka è decorato con la stampa Fireflow in colore argento riflettente che si “illumina” anche in situazioni di scarsa illuminazione e il cappuccio è stato ampliato per poter permettere di indossarlo con cuffie, visto che molti atleti arrivano sul Pool deck ascoltando la musica prima una gara importante in modo da mantenere la concentrazione. Al fine di rendere il capo un pezzo unico, ogni Parka è stato personalizzato sulla bretella interna con il nome dell’atleta a cui è stato dato».