Con il trasferimento all’Atlético Madrid, forse risolveremo l’enigma Julián Álvarez

È davvero «il miglior attaccante di riserva del mondo»?

L’acquisto di Julián Álvarez da parte dell’Atlético Madrid per 95 milioni di euro, che non è ancora ufficiale ma secondo Fabrizio Romano è un affare ormai fatto, è il secondo acquisto più caro nella storia dei Colchoneros dopo quello di João Félix nel 2019 dal Benfica per 127 milioni di euro, e l’ottavo più caro in tutta la storia della Liga. Certo, sono assolutamente altri tempi, ma fa impressione notare che Julián Álvarez sia stato pagato addirittura un milione in più di quanto spese il Real Madrid, ormai nella lontana estate 2009, per Cristiano Ronaldo. Di sicuro il passaggio di Álvarez all’Atlético è, per il momento, il colpo più ricco e importante di tutto il calciomercato del 2024, ma è anche una trasferimento interessante, che permette di ragionare sulla scelta dell’attaccante argentino e sulle prospettive future della sua carriera.

Come scrive l’Independent, infatti, Julián Álvarez ha 24 anni (è nato nel 2000) e ha praticamente già vinto tutto: una Champions League, un Mondiale per club e una Supercoppa europea con il Manchester City, una Coppa del Mondo e addirittura due Copa América con l’Argentina, la Copa Libertadores con il River Plate, due Premier League e una FA Cup sempre con i Citizens e un campionato argentino ancora con i Millonarios. E non abbiamo citato neanche tutto il palmarès. Ma che considerazione abbiamo noi tifosi e appassionati di calcio di Julián Álvarez? «È un giocatore che sembra avere la fama agrodolce di miglior attaccante di riserva (best second-choice striker) del gioco», sostiene il giornale inglese. E forse non è poi così tanto un’esagerazione.

In due stagioni con il Manchester City, alla sua prima esperienza poco più che ventenne nel calcio europeo, Álvarez ha realizzato 36 gol in tutte le manifestazioni. Ha giocato da prima punta, da rifinitore e anche da numero 8, risultando molto utile alla squadra allenata da Pep Guardiola durante i cinque mesi di infortunio di Kevin de Bruyne. In quel periodo si è anche affermato come specialista dei calci piazzati (rigori e punizioni) del City. Eppure, sottolinea sempre l’Independent, non è partito come titolare nell’ultima finale di FA Cup persa contro il Manchester City, non ha giocato dall’inizio entrambe le memorabili sfide dei quarti di finale di Champions League contro il Real Madrid e neanche le partite decisive per la vittoria della Premier League contro Arsenal, Tottenham e West Ham.

Certo, la risposta breve alla domanda perché? è facile, e ha la forma di un attaccante norvegese da 194 centrimetri per 88 chili che risponde al nome di Erling Haaland, ma come detto Julián Álvarez era molto più utile di un semplice centravanti di riserva, e in ogni caso, anche a volerlo considerare solamente tale, era pur sempre un super sub, un sesto uomo, per usare il lessico dell’Nba, di lusso. Eppure il Manchester City si è privato di lui senza troppi problemi (ok, per 95 milioni di euro), e non è andato in una squadra di pari livello ma nella terza (sulla carta) potenza del calcio spagnolo, quell’Atlético Madrid storicamente bloccato nelle gerarchie da Real e Barcellona.

Negli ultimi due anni, contando il Mondiale in Qatar, la Copa América e anche le Olimpiadi di Parigi 2024 (in cui, nonostante un livello modesto, non è riuscito a lasciare il segno: quattro presenze da titolare e zero gol all’attivo), Julián Álvarez ha giocato 130 partite, una media di 65 a stagione, un numero spropositato che dovrebbe portare a una riflessione in più sulla strada che hanno deciso di intraprendere la Fifa e la Uefa per la tutela della salute dei calciatori ma anche un dato che lo rende un calciatore perfetto per l’allenatore dell’Atlético, Diego Simeone, che nei propri giocatori non disegna la ricerca dell’etica del lavoro.

A Madrid, però, Álvarez dovrà sostituire una lunga serie di attaccanti molto prolifici come Fernando Torres, Diego Costa, Luis Suárez, Mario Mandzukić e Álvaro Morata, e gli si chiederà soprattutto una cosa: i gol. «Álvarez potrebbe giocare molte più volte dall’inizio, ma per una squadra che crea meno occasioni da rete», è il ragionamento dell’Independent. «Dovrebbe essere titolare nelle partite più importanti, ma è meno probabile che si tratti di finali di Champions League. Le fortune dell’Atlético potrebbero essere legate a lui». Sarà in grado di farlo? Nel dubbio, quest’estate l’Atlético ha comprato un altro centravanti, il norvegese (ancora loro!) Alexander Sørloth, 23 centri nell’ultima Liga con la maglia del Villarreal.