In Arabia Saudita si sono fatto male i conti con l’equilibrio del campionato

E così ora ci sono un po' di problemi per gli altri club, quelli non finanziati dal fondo PIF.

C’era grande attesa, prima del calciomercato estivo 2024, intorno a quanto sarebbe successo in Arabia Saudita. Un anno fa, di questi tempi, i club della Saudi Pro League avevano saccheggiato l’Europa a suon di milioni, e quindi si pensava che potesse andare di nuovo allo stesso modo. Beh, non è stato esattamente così. Nel senso: alcuni club hanno fatto e stanno facendo dei colpi importanti, si pensi a Diaby (passato all’Al-Ittihad per 60 milioni di euro) e all’imminente arrivo di Dybala al neopromosso Al-Qadisiyya, ma siamo molto lontani dai fuochi d’artificio di un anno fa. Secondo alcune ricostruzioni di media prestigiosi, qui per chi volesse c’è quella fatta da The Athletic, era tutto programmato, è tutto parte di un progetto a medio-lungo termine che aveva in qualche modo preventivato un anno di “calma” sul mercato. Allo stesso tempo, però, adesso la Saudi Pro League deve fare i conti con un problema piuttosto complesso: lo scarsissimo equilibrio economico, e quindi competitivo, tra le varie squadre iscritte al campionato.

Prima di spiegare bene cosa intendiamo, è necessario fare una premessa: i grandi investimenti fatti nell’ultimo anno sono legati all’intervento diretto dello stato – cioè della famiglia reale – attraverso i soldi erogati dal fondo sovrano PIF, che dopo aver acquisito la proprietà del Newcastle ha rilevato le quote anche dei quattro club più blasonati del calcio saudita. Per la precisione, si tratta di Al-Nassr, Al-Hilal, Al-Ahli e Al Itthad, a cui poi si sono aggiunte altre due società: l’Al-Ettifaq, che in teoria non appartiene al fondo PIF ma è comunque collegato alla famiglia reale, e il già citato Al-Qadisiyya, che dopo aver conquistato la promozione in prima divisione ha potuto attingere ai capitali della sua ricchissima proprietà – Aramco, una delle compagnie petrolifere più importanti al mondo. Partendo da qui, è facile capire quale sia il problema di equilibrio competitivo della Saudi Pro League: in un campionato a 18 squadre, in pratica, ci sono sei società che hanno budget enormi, mentre tutte le altre sono distanti anni luce da certe cifre.

Quando l’anno scorso, nonostante il mercato pirotecnico, si registrò addirittura un calo di pubblico negli stadi sauditi, si iniziò a parlare di questo profondo dislivello tra la nuova Saudi Pro League e quella degli altri. Ora, se possibile, la situazione è addirittura peggiorata: secondo quanto scrive il quotidiano spagnolo Diário As in questo articolo, tutti i club che non appartengono al fondo PIF stanno incontrando numerose difficoltà. E non solo per l’inevitabile gap economico, ma anche perché l’ente che ha diritto di veto sugli acquisti dall’estero, il Center of Excellence for Footballers, tende a non ostacolare gli affari dei club più vicini alla famiglia reale. Con gli altri, come dire, i controlli risulterebbero decisamente più severi.

Al di là di queste indiscrezioni, ci sono i fatti. Ci sono dei numeri, delle statistiche. E basta andare su Transfermarkt per trovare dei riscontri, per rendersi conto che sì, la Saudi Pro League è una lega unica che però vive su due livelli: la rosa dell’Al-Hilal, club campione in carica, ha un valore che sfiora i 200 milioni di euro; i quattro club che appartengono al fondo PIF sono gli unici ad avere degli organici dal valore superiore ai 100 milioni di euro; dietro di loro ci sono Al-Qadisiyya (65 milioni), Al-Ettifaq (61 milioni), Al-Shabab (50 milioni) e infine l’abisso, il vuoto, con dieci club il cui costo complessivo di tutti i giocatori è valutato sotto i 20 milioni di euro. Tra queste società c’è l’Al-Wehda, che in questo momento ha soltanto 18 elementi in rosa e che ha iniziato il campionato con 14 effettivi.

In realtà non ci sarebbe bisogno di confrontare tutte le varie rose, basta andare a vedere quali squadre sono riuscite ad acquistare giocatori europei: fuori dai club di proprietà di PIF, ci sono solo due calciatori davvero famosi nel nostro continente, ovvero Yannick Carrasco (Al-Shabab) e Denayer (Al-Fateh). Inoltre, come se non bastasse, pare che stiano nascendo squilibri e gelosie anche dentro il feudo del fondo sovrano: secondo alcune indiscrezioni arrivate dall’Arabia Saudita, l’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo si sarebbe visto bloccare alcune operazioni di mercato in nome dei regolamenti interni sul Fair Play Finanziario; nel frattempo, invece, l’Al-Hilal avrebbe potuto continuare a operare senza limiti. Come dire: se fosse vero, si tratterebbe di un’altra mossa non proprio astuta, se l’obiettivo è costruire un campionato che possa davvero avvicinarsi a quelli europei.