La cura Gasperini ha rivitalizzato anche Charles De Ketelaere

All'Atalanta stiamo imparando a conoscere un giocatore nuovo, un talento che ha imparato a essere funzionale.
di Cesare Sormani
06 Novembre 2024

Charles De Ketelaere e’ arrivato in Italia con l’idea che potesse essere un simil Kaká, un trequartista fisicato eppure raffinato. Oggi è un soldato fedele del calcio di Gian Piero Gasperini. Per capire questo passaggio, è emblematico quello che ha detto nell’intervista rilasciata dopo la partita contro il Verona: «Sono esaltato per il mio gol? Certo. Ma lo sono per il gioco e per il senso di squadra dell’Atalanta». Non erano parole di circostanza, lo si vede chiaramente sulla base di quel che succede sul campo: De Ketelaere è ancora un giocatore che fa gol con tiro a giro o che serve degli assist illuminanti, ma è anche un tuttocampista che fa movimenti funzionali a quelli dei compagni, che copre, che contrasta.

A Bergamo, poi, si è inspessito fisicamente e si è inserito fin da subito nel gruppo, sotto la guida di Marten de Roon. Si può dire che abbia compiuto un percorso simile a quello di Pasalic, arrivato come trequartista/mezz’ala fumosa e che col tempo è diventato nel tempo un calciatore di assoluta affidabilità, perfettamente allineato alle idee del suo allenatore. Ne è dimostrazione la partita contro la prima in classifica a Napoli: fuori il capocannoniere del campionato e dentro il croato, a cui è stato affidato il compito di andare a portare pressione sulle fonti di gioco avversarie.

Tornando a De Ketelaere, guardarlo giocare sembra di veder dipingere un pittore: le sue movenze e i suoi passaggi sembrano pennellate. Ma in realtà la sua crescita e la sua evoluzione si leggono soprattutto nel modo di stare in campo, nella posizione che occupa: il Milan, come detto, l’aveva acquistato per utilizzarlo come trequartista centrale, un ruolo in cui incontrò difficoltà sia nella ricezione che nello smistamento del pallone. In particolare nella prima giocata, dopo lo stop, CDK appariva sempre piuttosto lento. Oggi quella la stessa giocata lo sta facendo sbocciare: De Ketelaere, infatti, lavora per smarcarsi in ampiezza, non attraverso un attacco diretto alla profondità, piuttosto con un movimento a mezzaluna che, di fatto, gli crea uno spazio interno. Insomma, la conseguenza della sua mezzaluna è che il belga trova campo per rientrare sul suo piede preferito, naturalmente il sinistro, e per attaccare verticalmente, guardando la porta.

La heatmap stagionale di De Ketelaere

A questo punto può cimentarsi nella cosa che gli riesce meglio: il passaggio. A confermarlo sono i numeri, i dati raccolti in questa stagione. Se guardiamo alla pura precisione degli appoggi, CDK non raggiunge percentuali altissime: la quota si attesta al 77% nella metà campo avversaria e sale fino all’86% se consideriamo tutto il campo. Scavando bene, però, scopriamo che De Ketelaere è decisivo quando si tratta di servire passaggi complessi, ambiziosi, quindi rischiosi. Consapevole delle sue qualità, il trequartista dell’Atalanta non ha problemi a prendersi rischi: è primo in tutta la Serie A per passaggi in area; è terzo per passaggi filtranti, quelli che tagliano le linee di pressione degli avversari; è quarto per passaggi chiave, quelli che determinano azioni pericolose; è sesto per passaggi in avanti, in questo graduatoria solo tre giocatori offensivi – Yildiz, Ndoye e Leão – fanno meglio di lui. Ne consegue che, nella classifica degli assist vincenti, solo Nuno Tavares (con otto) sia davanti a CDK.

Andando oltre i passaggi, De Ketelaere sta migliorando anche in fase conclusiva: siamo già arrivati a 15 tiri tentati, di cui sette finiti nello specchio della porta, con due gol segnati. Ma i dati più sorprendenti sono quelli che riguardano la fase di non possesso: la sua media è di quattro palloni recuperati a partita, sta vincendo il 50% dei contrasti che affronta e, se consideriamo solo quelli aerei, questa quota raggiunge il 60%. Contro il Napoli, sempre parlando di duelli di testa, ne ha tentati quattro e li ha vinti tutti.

La crescita di De Ketelaere, certificata dai numeri, ne ha cambiato i connotati: poco più di un anno fa era un talento difficile da collocare e da definire, oggi è diventato a un giocatore completo. Merito di Gasperini, che magari avrà anche l’aura del boss finale di un videogame, dell’ultimo mostro che è difficilissimo da sconfiggere, ma se entri nelle sue grazie prendi il volo. De Ketelaere ha avuto l’intelligenza – si, perché la testa fa sempre la differenza – per capire questo passaggio, per mettersi nelle mani di un allenatore che ha cambiato la carriera, ovviamente in meglio, a tantissimi trequartisti. In fondo il pittore non vive di sole ispirazioni, sa usare il pennello ma anche il temperino per smussare.

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