Corentin Moutet è il tennista numero 65 al mondo e probabilmente non vincerà mai uno Slam. Il suo best ranking è il 51esimo posto raggiunto nel luglio 2022. Finora ha conquistato sette tornei Challenger e nessuno del circuito maggiore ATP: una volta sola è arrivato in finale, nel gennaio 2020 a Doha, in Qatar, ma è stato sconfitto in due set dal russo Andrey Rublev. Quando si trova su un campo da tennis, Moutet corre, corre tanto, corre forse più del necessario. Ha una testa che sembra sproporzionata rispetto alle dimensioni del resto del suo corpo, che invece è piuttosto normale, 180 centimetri per 71 chili. Impugna la racchetta con la mano sinistra e il più delle volte il suo gioco risulta illeggibile: servizi da sotto, tweener, smorzate, volée. «Fare impazzire la gente, questo è il mio obiettivo», ha detto una volta. «L’obiettivo di un tennista professionista è vincere: ma se penso solo a vincere, io non funziono bene. Devo pensare a cosa faccio e come lo faccio», ha aggiunto in un’altra intervista. Fuori dal campo, Moutet suona il pianoforte e legge Victor Hugo, Baudelaire e Rimbaud. Ha pubblicato un album rap (Écorché, “scuoiato”, “scorticato”) in cui in una canzone, “Psychanalyse”, dice: «Tu sais pour pouvoir vaincre / Faut être prêt à vivre le pire». Sai che se vuoi vincere devi essere preparato al peggio. Nel 2018, dopo il primo successo nel tabellone principale di uno Slam, al Roland Garros, ha scattato una foto ai giornalisti che erano seduti in sala stampa ad aspettarlo e gli ha chiesto: «Ma siete davvero tutti qui per me?! Non ci credo!». Nel 2022, dopo essere quasi venuto alle mani con il collega bulgaro Adrian Andreev al Challenger di Orléans, la federazione francese lo ha estromesso da tutte le strutture federali e gli ha tagliato i fondi. Da allora Corentin Moutet vaga di torneo in torneo in cerca di una pace interiore che, a quelli come lui, il tennis non è in grado di concedere quasi mai.
Se sapevate già tutte queste cose su Moutet, o quantomeno alcune di queste, è perché domenica 2 giugno 2024, dopo cena, eravate probabilmente anche voi seduti sul divano a vederlo giocare contro Jannik Sinner sulla terra rossa del Roland Garros. Era partito meglio, Moutet, e aveva vinto il primo set con il punteggio di 6-2. Sinner stava faticando contro quell’inusuale mancino e contro quei diabolici cambi di ritmo, ma il gioco così dispendioso del francese non poteva durare a lungo contro il futuro numero 1 al mondo (lo sarebbe diventato due giorni dopo, ricevendo la notizia proprio in campo in seguito al ritiro dal torneo di Novak Djokovic), e infatti non è durato: Sinner si è imposto nei successivi tre set per 6-3 6-2 6-1. Tre come le volte che Moutet ha servito dal basso durante tutto l’incontro. Quella partita — un banale quarto turno di uno Slam, con il solo vantaggio della prima serata in un giorno festivo — ha raccolto davanti a Eurosport 1 oltre 870mila spettatori con uno share del 5 per cento, trasformando un canale sportivo a pagamento nella sesta rete nazionale e realizzando il secondo miglior risultato di sempre per Eurosport dopo la finale degli Australian Open dello scorso gennaio, vinta sempre da Sinner in cinque set contro il russo Daniil Medvedev.
Sono numeri paragonabili alle partite della Serie A di calcio, e infatti anche nelle ultime settimane, nonostante la ripresa del campionato, in termini di ascolti gli incontri di Sinner se la giocano con gli anticipi e i posticipi di Juventus, Milan e Inter sulle pay tv. Nel discorso pubblico relativo allo sport, in Italia, oggi Jannik Sinner vale questo: le squadre di calcio più tifate e seguite del Paese. E quando i suoi match sono trasmessi in chiaro, come per esempio la finale persa contro Djokovic alle ATP Finals di Torino del 2023, passata su Rai1, la curva sale fino a raggiungere i numeri della Nazionale di calcio (quasi 5 milioni e mezzo di spettatori e 29,5 per cento di share). Prima dell’avvento di Sinner, la partita di tennis con il maggior ascolto televisivo è stata la finale di Wimbledon del 2021 tra Djokovic e Matteo Berrettini, oltre 3 milioni di spettatori e 23,1 per cento di share su TV8. Per Sinner ci alziamo all’alba o rimaniamo svegli di notte come per i titoli mondiali di Valentino Rossi e della Ferrari, per le regate di Luna Rossa o per le imprese olimpiche di Alberto Tomba e Federica Pellegrini; stiamo imparando i tecnicismi del tennis, l’ordine dei principali tornei, le differenze di velocità della palla tra le diverse superfici di gioco e persino come funziona la race per le Finals che chiudono la stagione.
Secondo i dati di Google Trends, negli ultimi vent’anni, cioè dal 2004 a oggi, le persone in Italia non avevano mai cercato in rete la parola “clostebol” (la sostanza proibita dall’antidoping a cui Sinner è risultato positivo la scorsa primavera al torneo di Indian Wells per una negligenza del suo vecchio staff medico) con la frequenza con cui l’hanno fatto nella settimana tra il 18 e il 24 agosto 2024, esattamente quando è stata resa pubblica la notizia della sua positività. Con Sinner, insomma, il tennis è entrato quasi forzatamente nelle vite della maggioranza degli italiani, un po’ come il ciclismo nel secondo Dopoguerra. Prendendo in considerazione solo il nuovo millennio, l’epoca dei Big Three è stata probabilmente insuperabile, ma era un periodo per esperti, per appassionati, per andare il giorno dopo al circolo con gli amici e provare a imitare il rovescio a una mano di Roger Federer o sfoggiare canotte come quelle di Rafa Nadal. Le recenti vittorie di Sinner, invece, provocano in un pubblico molto più ampio un sentimento simile alla fomo (fear of missing out, la paura e l’ansia sociale di essere esclusi da esperienze ed eventi), sono cose di cui quasi tutti parlano, bisogna essere sul pezzo o si rischia di rimanere tagliati fuori dalle notizie del momento. Dopo uno Slam è inevitabile caricare sulle proprie storie di Instagram una foto celebrativa del trionfo, altrimenti è come se non fosse successo.
Ti distrai qualche giorno e Sinner vince un altro ATP Masters 1000 battendo in finale Djokovic, con l’effetto aggiuntivo di far sembrare ormai scontati risultati che anche solo un anno fa, di questi tempi, sembravano irraggiungibili per il tennis italiano. Oggi abbiamo otto tennisti tra i primi 100 del mondo, il primo oro olimpico di sempre con Sara Errani e Jasmine Paolini, una doppia finalista Slam consecutiva e quattro qualificazioni alle Finals, una per ogni torneo in programma tra singolari e doppi sia maschili che femminili: in tutta la storia di questo sport, in precedenza era capitato solo agli Stati Uniti delle sorelle Williams, dei fratelli Bryan e di Andy Roddick nel 2009.
I numeri della Federazione italiana tennis e padel (Fitp), nel 2001, anno in cui è nato Sinner e diventava presidente l’attuale numero uno Angelo Binaghi, vedevano appena 129mila tesserati, 1,3 milioni di praticanti, 1.700 maestri, 45 dipendenti diretti, 19 collaboratori e un fatturato di 15 milioni di euro. In poco più di vent’anni, alla fine del 2023, la Fitp è arrivata a 660mila tesserati, ma secondo le ultime stime potrebbe aver superato i 700mila nel 2024. I praticanti hanno raggiunto 4,5 milioni di persone, con 12mila maestri, 198 dipendenti, oltre 1.000 collaboratori e 185 milioni di euro di ricavi. Nelle prime 24 ore di vendita dei biglietti, lo scorso dicembre, le ATP Finals di Torino 2024 hanno incassato la cifra record di quasi due milioni di euro, mentre per la prima volta nella storia agli Internazionali di Roma di maggio sono stati venduti oltre 300mila biglietti in una singola edizione del torneo. Il tennis è diventato il secondo sport più seguito e praticato in Italia.
Tra i molti record realizzati durante l’era dei Big Three e destinati a durare per decenni, come le 14 vittorie di Nadal al Roland Garros o il suo storico di 112 incontri vinti e appena quattro sconfitte sulla terra rossa di Parigi, ce n’è un altro che ha dell’incredibile, quasi dell’assurdo, anche se non riguarda direttamente il tennis giocato: è l’albo d’oro dell’ATP Fans’ Favourite award, il premio che viene assegnato ogni anno direttamente dai tifosi, tramite una votazione online, al giocatore più amato del circuito. Quel premio se l’è aggiudicato per 19 volte di fila, dal 2003 al 2021, Federer, segnale di come lo svizzero sia stato di gran lunga il tennista preferito dal pubblico mondiale praticamente lungo tutto l’arco della sua carriera, anche quando ormai giocava soltanto una decina di partite a stagione. Dopo il ritiro di Federer, nel 2022 ha vinto Nadal, l’amico-rivale di sempre, ma l’anno scorso, nel 2023, i fan hanno deciso di premiare la discrezione, la genuinità e la gentilezza di un volto nuovo: esattamente quello di Jannik Sinner.