Sergio Conceição ha rianimato il Milan in poche mosse

Il tecnico portoghese ha già cambiato l'anima e il volto della sua nuova squadra.

Cosa può fare un allenatore in una settimana di lavoro, per altro in una squadra di alto livello che gioca ogni tre giorni? Può fare poco, pochissimo, soprattutto a livello tattico. Ci sono delle eccezioni, però. E una di queste eccezioni si chiama Sérgio Paulo Marceneiro da Conceição, noto semplicemente come Sérgio Conceição: l’uomo scelto dal Milan per provare a salvare una stagione approcciata male, costruita peggio e che si stava rivelando da incubo. Perché la scelta di prendere Paulo Fonseca non ha funzionato, non è mai stata realmente compresa o comunque metabolizzata dall’ambiente rossonero. Perché l’ex tecnico di Lille e Rona ha fatto fatica ad amalgamarsi con la sua nuova squadra, in campo e fuori. Perché i giocatori del Milan, evidentemente, non riconoscevano un vero leader nel loro ex allenatore.

Non è assurdo pensare e scrivere tutte queste cose, visto come sono andate le cose in Arabia Saudita, nelle due gare di Supercoppa Italiana. Il Milan non ha solo vinto il trofeo, ma è il modo in cui l’ha vinto a dire/dimostrare che prendere Conceição era una scelta da fare. Una scelta giusta. In pochi giorni, infatti, la squadra rossonera ha cambiato l’anima e il volto. In quest’ordine. Perché, come detto, il nuovo allenatore non ha avuto realmente il tempo per resettare completamente il software tattico del Milan. È stato lui stesso a spiegarlo: «Abbiamo avuto pochi allenamenti per lavorare su tanti piccoli dettagli», ha detto Conceição dopo la partita contro l’Inter. «Abbiamo affrontato due grandi squadre in pochissimo tempo. Non è tutto perfetto, c’è tanto lavoro davanti a noi ma i ragazzi ne sono consapevoli».

In ogni caso, però, si è già vista una piccola trasformazione: la squadra spesso lunga e sfilacciata di Paulo Fonseca ora tende a compattarsi e a giocare in modo più diretto, più verticale. Sono nati così, andando velocemente verso la porta avversaria, i gol che hanno ribaltato le sfide contro Juventus e Inter. Potrebbe anche essere un caso, certo, se non fosse che Conceição ha sempre, sempre, sempre predicato e praticato un calcio di questo tipo: intenso, rapido, essenziale ma non scarno. È il suo credo, è la sua cifra. E gli sono bastate poche ore per trasferire una parte di questi concetti alla sua nuova squadra.

La sintesi della finale

Anche le sostituzioni sono state gestite in modo creativo e indovinato, nel senso che gli innesti dalla panchina hanno permesso al Milan di accelerare, di rimettere in piedi due partite che sembravano compromesse. In finale il cambio spacca-partita è stato quello tra Leão e Jiménez, ma naturalmente andava e va letto a partire dalle condizioni imperfette dell’esterno portoghese; contro la Juve e nel finale della partita contro l’Inter, però, gli ingressi di Musah, Loftus-Cheek e Abraham sono stati fatti nel modo giusto e nei momenti giusti: hanno dato nuovi impulsi e nuova linfa al gioco dei rossoneri, hanno dato nuova energia mentre gli avversari stavano calando.

Ecco, questo è un concetto-chiave: Conceição ha portato nuove energie al Milan. È un discorso solo parzialmente tattico, come abbiamo già detto, ma è soprattutto un discorso emotivo. A confermarlo ci sono tante cose, tante evidenze. In ordine sparso: la reazione dei rossoneri a due partite iniziate male è stata esemplare, i giocatori non si sono disuniti, hanno mantenuto le distanze e non si sono fatti prendere dallo sconforto, dalla frenesia. Anzi, hanno trovato in modo per rimettere in piedi il risultato e per continuare ad attaccare, per provare a vincere, non solo a pareggiare. E ancora: dopo la vittoria contro l’Inter, Rafa Leão – un giocatore che durante l’era-Fonseca era diventato un caso, un mistero – ha detto che «non conoscevo Sergio Conceição personalmente, ma i miei compagni mi hanno parlato sempre bene di lui. Quello che ha fatto in pochi giorni è stato incredibile. Ho sentito la sua energia. Il cambiamento si vede sia in campo che fuori. È questo tipo di mentalità che può aiutarci a vincere».

Infine, ma solo in ordine di tempo, Conceição ha avuto un impatto enorme anche a livello comunicativo. Le immagini che lo ritraggono in lacrime subito dopo il fischio finale della partita con l’Inter, quelle che lo immortalano mentre fuma il sigaro e balla nello spogliatoio dell’Al-Awwal Park, le parole dette nelle interviste postpartita con cui ha coccolato i suoi giocatori, Rafa Leão in testa («Lui è un portoghese rilassato, io sono più intenso. È un fenomeno, può diventare il più grande giocatore del mondo se impara due o tre cose»): ecco, tutto questo ha già bucato gli schermi, ha cancellato la depressione strisciante dei sei mesi con Fonseca, ha già portato il Milan in un nuovo universo. Era la scossa che serviva ai rossoneri per ripartire. Nessuno si aspettava potesse essere così intensa, così bella. I tempi erano davvero risicati, così come i modi. E invece Sergio Conceição è stato l’eccezione.