Angeliño s’è preso la Roma

Ha segnato anche contro l'Athletic, è sempre più simbolo della rinascita giallorossa.
di Redazione Undici
07 Marzo 2025

Il segnale del momento è nel piede: il destro, quello debole, che si arma di coraggio e di prima intenzione sfodera un colpo da biliardo, bacetto al palo e rimonta sull’Athletic avviata. Da qualche tempo a questa parte, ad Angeliño sta riuscendo tutto. Non certo da ieri, quando pure è stato decisivo nella grande notte europea della sua Roma. Ormai non più una sorpresa. Ma l’elisir della rinascita è sempre lui: Claudio Ranieri, che quel che tocca guarisce, autentica panacea giallorossa. E l’esterno spagnolo rappresenta forse una delle metamorfosi più riuscite da quando l’allenatore di Testaccio siede in panchina, cambiando faccia ai suoi ragazzi per cambiare una stagione che si profilava disastrosa. E invece: 5 vittorie di fila, 14 su 24 gare, tutti gli obiettivi ancora alla portata e una piazza – notare l’atmosfera all’Olimpico, le bandiere nel prepartita – che non respirava un entusiasmo del genere sin dalle sbornie di Conference.

In tutto questo, i numeri di Angeliño non sono da meno: quattro gol – quasi tutti pesantissimi – e altrettanti assist. Era a quota zero e tre nelle sue precedenti 35 partite con la Roma. “Vivo un bel periodo, gioco nella posizione in cui mi sento più libero e felice”, aveva spiegato lui alla vigilia del 2-1 contro l’Athletic, sottolineando il ruolo chiave dell’allenatore. “Ci fa performare tutti a livelli incredibili. Con la sua fiducia sto facendo meglio e sono a mio agio in ogni zona del campo”. Dribbla, crossa, lascia il segno. E ha alzato i giri anche nella fase difensiva, da sempre suo tallone d’Achille.

Oggi invece Angeliño è un calciatore affidabile sotto ogni punto di vista. Di più. Ha imparato a fare la differenza, impadronendosi di una specifica zolla dell’Olimpico – vertice sinistro dell’area di rigore avversaria – che è diventata detonatrice delle sue giocate. Tutte le sue reti stagionali sono arrivate in casa, tutte nate da qui: sinistro d’autore – bello, mortifero, da replay – contro Napoli e Monza, sfondamento in grande stile sulla difesa dell’Eintracht, l’intelligenza tattica di spiazzare quella del Bilbao rientrando sul piede debole, appunto, senza perdere rapidità d’esecuzione. Perché ormai di punti deboli, Angeliño sembra non averne più.

Era arrivato a Roma un anno fa per rilanciarsi, dopo aver tradito le aspettative di un bruciante avvio di carriera. A un certo punto, al Lipsia, la sua valutazione sfiorava i 35 milioni. Nel 2024 invece viene di fatto scartato dal Galatasaray, dove si trovava in prestito. Con la stessa formula approda in giallorosso e a fine stagione viene riscattato per 5: col senno di poi un affare. Perché fino a quel momento s’intravedevano le sgasate, sprazzi del terzino di spinta, ma il suo rendimento restava discontinuo. Tutto è cambiato con il ritorno di Sir Claudio. Oggi Angeliño è un baluardo della squadra e accarezza la suggestione Nazionale. “Sarebbe una grande cosa per me. Ma per adesso io devo soltanto continuare a spingere forte qui, divertirmi e dare il massimo”. Prima della Spagna c’è Bilbao, giovedì prossimo.

Leggi anche

>

Leggi anche

Calcio
Per il Fluminense il Mondiale per Club è stato una vera benedizione, sia in campo che fuori
La squadra brasiliana è arrivata in semifinale, ma non solo: ha guadagnato tantissimi soldi e tantissimi follower.
di Redazione Undici
Calcio
Ora anche Giorgio Chiellini è comproprietario di un club, il Los Angeles FC (ma in realtà aveva già investito nel calcio femminile)
L'ex capitano della Juventus è entrato a far parte del gruppo che gestisce la sua ex squadra in MLS, ma manterrà il suo nuovo impegno nella dirigenza bianconera.
di Redazione Undici
Calcio
Sono tornati i New York Cosmos, questa volta è vero, e nel nuovo progetto c’è anche Giuseppe Rossi
La storica squadra che fu di Pelé risultava inattiva dal 2021, ma ora dovrebbe essere ricreata come nuova franchigia USL.
di Redazione Undici
Calcio
Retegui e Theo Hernández, l’Arabia Saudita ha cambiato prospettiva (e forse dovremmo farlo anche noi)
Non dobbiamo più sorprenderci se giocatori di alto livello, nonché ancora giovani, decidano di lasciare il calcio europeo.
di Redazione Undici