Mollo tutto e vado ai Caraibi. Mason Greenwood lo fa per davvero: certamente non in ottica club – certamente non adesso, che sta ritrovando i suoi colpi migliori al Marsiglia – ma la Nazionale è un’altra storia. La sua? L’Inghilterra, fino a questo momento. Ha preso parte a tutta la trafila delle giovanili, fino al debutto in prima squadra in amichevole nel 2020 (a oggi la sua unica presenza). Non avendo mai debuttato in gare ufficiali, e mai in assoluto prima dei 21 anni, ha però la possibilità di scendere in campo per un altro paese. E oggi il classe 2001 ha scelto la Giamaica, terra d’origine della sua famiglia. Pratiche burocratiche ben avviate, la richiesta è stata inoltrata alla Federcalcio inglese. Presto Greenwood sarà a disposizione di Steve McClaren (l’allenatore britannico è pure reduce da un’esperienza al Manchester United, da vice di ten Hag). Obiettivo: riportare i Reggae Boyz ai Mondiali per la prima volta sin dai tempi della loro unica partecipazione (Francia ’98). E riprendersi il calcio, nel suo palcoscenico più prestigioso.
Situazione complessa, quella di Greenwood. A stravolgere la sua promettente carriera furono le pesanti accuse di stupro piombate nel 2022 dalla sua fidanzata. Seguirono arresto, perdita di tutti gli sponsor – Nike e EA Sports ne stavano facendo un simbolo per le nuove generazioni – sospensione immediata da parte dei Red Devils. Un anno dopo però vennero ritirate tutte le accuse, Mason è tornato a vivere con la sua compagna e la coppia ha avuto due figli. Non sarebbe corretto parlare di errore giudiziario, visto che alla fine Greenwood non è stato giudicato (e dunque nemmeno assolto). La gogna mediatica e sportiva è stata però pesante, con l’attaccante mai reintegrato nello United e una lunga diatriba anche attorno al suo ultimo trasferimento al Marsiglia.
E se oggi in casa OM sta riconquistando la fiducia di tutti a suon di reti – 16 in 26 presenze – lo stesso non si può dire del paese natio. Greenwood deve aver percepito che, a prescindere dalle prestazioni, la sua Nazionale non l’avrebbe più considerato un nome spendibile. Da qui la presa d’atto, con tanto di ripartenza giamaicana. “È talmente focalizzato sul gol – dice di lui Roberto De Zerbi, suo allenatore in Francia – da trascurare altri fondamentali come i calci d’angolo. Questo mi dà fastidio: è un ragazzo diverso dagli altri, sta facendo molto bene, con grande umiltà, ma lo vorrei ancora più completo. Più uomo-squadra, disposto al sacrificio e al lavoro senza palla”. Tutte qualità che Greenwood, da futuro leader tecnico della modesta Giamaica, non potrà sottovalutare. Ma messo nelle condizioni giuste, potrebbe rivelarsi un crac. E il percorso sulla via di Usa 2026 lascia più di qualche speranza (finora i gialloneri sono a punteggio pieno nella seconda fase di qualificazione).
Dalle parti di Kingston, il ricordo collettivo è intrappolato da quasi trent’anni nella leggendaria doppietta di Theodore Whitmore contro il Giappone: ad oggi è l’unica vittoria dell’isola nella storia dei Mondiali. È giunta l’ora di aggiornare lo score, per squadra e giocatore.
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