Anche i calciatori europei stanno iniziando a indossare gli anelli dei trofei che vincono, come negli sport americani

Il primo a sdoganare la moda fu Didier Drogba. E dalla Liga alla Serie A, ormai il calcio europeo non si tira indietro: l'idea di celebrare le vittorie con pezzi di gioielleria a volte parte direttamente dai club.
di Redazione Undici

Finora è stato un settore di nicchia. Ma la sua popolarità al di là dell’oceano sta facendo scuola: tra NBA e NFL, tra MLB e NHL – basket, football, baseball, hockey su ghiaccio – è da decenni tutti i campioni delle grandi leghe americane incastonano sulle dita lo scintillio dei loro successi, come potenti sovrani (e non a caso lo fanno pure i proprietari delle franchigie). Così l’oreficeria della vittoria si fa largo nello sport. Fino a conquistare anche il calcio: anelli enormi, figli della cultura hip-hop, costellati di diamanti e oro a 24 carati – qualcuno li potrebbe giudicare un po’ pacchiani – con al centro l’emblema di una certa impresa. Il primo a farne uno status symbol fu Didier Drogba, dopo l’incredibile vittoria del suo Chelsea nella Champions League 2012. Da allora è stato un crescendo. Dalla Germania alla Spagna, per arrivare fino alla Serie A.

Non sorprende insomma che a sfoggiare il brillante al dito siano Messi o Suárez, contagiati dall’esperienza americana all’Inter Miami. Ormai l’accessorio di lusso sta diventando un must per molti calciatori. Anche per quelli europei. E per i club dei quali hanno fatto la storia: Jeremie Frimpong, difensore olandese del Bayer Leverkusen, ha regalato ai suoi compagni di squadra un gioiello ad hoc al termine della cavalcata trionfoale nella Bundesliga dell’anno scorso. Lo stesso hanno fatto – in occasione del contemporaneo scudetto dell’Inter – Arnautovic, Thuram e Calhanoglu per tutti gli altri compagni nerazzurri.

Prezzo di listino? Ci aggiriamo tranqullamente sui 15mila euro. Ma l’effetto emulazione conta: è stata l’Inter in primis, al termine della stagione 2023/24, a voler allargare l’oggetto della vittoria ai suoi tifosi, lanciando una serie di anelli celebrativi in collaborazione con il brand milanese Nove25 (per una cifra senz’altro più alla portata, 178 euro). Una moda pronta ad espandersi a macchia d’olio, soprattutto in certi ambienti underground. Talvolta senza nemmeno aspettare un trionfo in particolare: a Barcellona, Pedri, Raphinha e Ferrán Torres hanno già il loro sigillo personalizzato.

«L’alta gioielleria è molto preziosa, non la puoi indossare tutti i giorni», ha spiegato a The Athletic uno dei produttori di questi anelli, negli Stati Uniti e non solo. «Quando però si tratta di portare sempre con sé un oggetto in grado di evocare un gigantesco trofeo, l’anello può diventare un’opera d’arte perfettamente calzante. Ed è qualcosa che puoi tramandare ai tuoi figli, qualcosa di prezioso e che durerà per sempre». Come un Super Bowl o una Champions League – a meno di essere giocatori del Real Madrid: in quel caso non basterebbero più le dita.

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