Trump ha tranquillizzato tutti sull’accoglienza per squadre e turisti ai Mondiali 2026, ma la situazione è tutt’altro che tranquilla

A poco più di un anno dal Mondiale americano, Trump ha parlato di come gestirà l'arrivo di tifosi e turisti. Ma resta il problema-visti.

Manca poco più di un anno ai mondiali di Stati Uniti, Messico e Canada. E a livello organizzativo non è che tutto sia allineato nel verso giusto, nonostante gli altisonanti annunci del presidente americano Donald Trump negli ultimi mesi. Durante l’incontro con la stampa per presentare la task force da lui stesso creata in vista dell’evento, Trump non ha usato mezze parole: «Sarà il più grande, sicuro e straordinario della storia del calcio» ha proclamato, promettendo ricadute economiche «da decine di miliardi di dollari» e «migliaia e migliaia di posti di lavoro per i lavoratori americani». Ok, sono dichiarazioni in perfetto stile Trump, che devono e dovranno – come dire – essere confrontate con la realtà dei fatti.

Seduto al suo fianco, il presidente della FIFA Gianni Infantino ha confermato le cifre snocciolate dal presidente americano: l’organizzazione mondiale del calcio stima 50 miliardi di dollari in produzione economica e circa 300mila nuovi posti di lavoro tra il torneo di quest’anno (il Mondiale per Club) e quello del 2026. L’entusiasmo, quindi, non manca. Nemmeno i dubbi però. Come riportato dal Guardian, le problematiche più significative riguardano la capacità degli Stati Uniti di organizzare senza intoppi una manifestazione di questo tipo. In particolare, preoccupa l’elaborazione dei visti per i milioni di tifosi internazionali: secondo alcune stime, i tempi di attesa potrebbero superare un anno.

Un rapporto pubblicato a febbraio da un’organizzazione del settore turistico statunitense ha spiegato come gli States non siano ancora pronti per ospitare il decennio di mega-eventi che li attende, con un chiaro riferimento ai mondiali 2026 e alle Olimpiadi di Los Angeles 2028. Secondo il documento, le strutture sarebbero ormai superate e il sistema di sicurezza non aggiornato. Per il report, poi, la situazione sarebbe peggiorata a causa dei tagli massicci operati dall’amministrazione Trump nella macchina federale. Se, per quanto riguarda gli impianti, il sentiment negativo è dato anche dalla continua tendenza all’aggiornamento e alla costruzione di nuovi stadi e arene, il discorso sulla sicurezza si fa più complesso.

Durante la riunione della task force, il segretario alla Sicurezza Interna Kristi Noem ha affermato che si attendono due milioni di visitatori stranieri per i Mondiali. Ha assicurato che il suo team, in collaborazione con il Dipartimento di Stato e l’FBI, si occuperà della gestione dei documenti di viaggio e che «tutto andrà liscio». Anche Infantino ha confermato queste dichiarazioni ottimistiche: «L’America accoglierà il mondo», ha dichiarato il presidente FIFA. «Chiunque voglia venire per divertirsi e celebrare il calcio, potrà farlo». Tuttavia, non sono mancate i riferimenti scherzosi sul rischio che i visitatori possano «trattenersi oltre il dovuto»: battute eccessive se non addirittura inquietanti, vista la rigida politica migratoria voluta dalla nuova amministrazione – basti considerati gli espatri considerati irregolari verso El Salvador. Il vicepresidente JD Vance ha voluto essere molto chiaro: «Vogliamo che vengano, che tifino, che si godano le partite», ha detto. «Ma quando il tempo sarà scaduto, dovranno tornare a casa. Altrimenti dovranno vedersela con la segretaria Noem».

Anche la mobilità interna non fa stare tranquilli. Sempre secondo il Guardian, infatti, molte delle città ospitanti non dispongono di mezzi pubblici all’altezza dei probabili flussi. Il segretario ai trasporti Sean Duffy ha rassicurato che gli spostamenti saranno gestiti con autobus, ma ha escluso l’avvio di progetti duraturi. «Si tratta di una spinta temporanea di persone che vengono a vedere partite di calcio, poi torneranno a casa. È un’occasione perfetta per fare un viaggio su strada in America» ha rivelato, aggiungendo con un sorriso di non di dimenticarsi di rispettare il visto.

Interpellato infine sulle tensioni politiche con Messico e Canada, Trump ha escluso qualsiasi impatto negativo sulla co-organizzazione del torneo e ha raccontato di averne parlato nella stessa giornata con il neo premier canadese Mark Carney. Particolare, infine, la sua risposta sul caso-Russia. Alla domanda su cosa pensasse della squalifica della nazionale russa dai tornei FIFA, decisa dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, Trump ha ammesso di non sapere dell’esclusione e si è poi rivolto a Infantino per farselo confermare. Il presidente FIFA ha chiarito come la Russia sia al momento sospesa e ha auspicato una repentina pace che la possa far tornare a partecipare ai Mondiali e agli Europei.

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