Con lo scudetto al Napoli, Antonio Conte ha battuto un po’ di record detenuti da Antonio Conte

Nessuno aveva mai vinto il titolo con tre squadre diverse, nessun altro allenatore ha la sua stessa media punti in Serie A e altri numeri notevoli.

C’è una caratteristica che accomuna tutti i vincenti: la continua ricerca di nuovi stimoli, del superamento dei propri limiti. Una skill che Antonio Conte ha dimostrato già da calciatore, collezionando successi prima da giocatore e poi, forse ancora più, da allenatore: da leccese ha regalato una promozione al Bari, e ha riportato lo scudetto all’Inter dopo undici anni nonostante il suo passato alla Juventus; ha riacceso la parte blu di Londra, rimettendo il Chelsea sul trono d’Inghilterra dopo l’era Mourinho. E poi l’ultimo capolavoro a Napoli: «È stato il trofeo più difficile inaspettato e stimolante della carriera», ha detto lo stesso Conte dopo la partita decisiva contro il Cagliari.

Grazie allo scudetto con il Napoli, Conte è riuscito a stabilire un nuovo record per la Serie A: se guardiamo ai tornei a 20 squadre, infatti, mai nessun club aveva mai conquistato il titolo dopo aver chiuso il campionato precedente al decimo posto. In questo tipo di ricostruzioni, Conte è un vero e proprio specialista. A Napoli ha impostato lo stesso modello di successo che aveva funzionato alla Juventus, riaccompagnata verso il tricolore dopo due settimi posti consecutivi e all’Inter che sì era nel giro Champions da anni, ma a cui mancava sempre la vittoria finale. Proprio per questo ha sempre bisogno di una sfida: per rigenerare con l’entusiasmo le energie che inevitabilmente si lascia dietro durante la stagione. Un ambiente affamato come lui può solo che aiutare nel raggiungere l’obiettivo il più in fretta possibile. 

In quest’ottica è più facile, per lui, pensare una partita alla volta. Le coppe, che tolgono forze atletiche e psicologiche, si possono anche evitare, se ci fosse la possibilità. Da quando in Champions League si qualificano più di due squadre per Paese, infatti, quello vinto dal Napoli 2024/25 è il secondo che finisce nella bacheca di un club che l’anno prima non si era qualificato a nessuna competizione europea. Il primo qual è stato? Beh, semplice: Juventus 2011/12, e sulla panchina bianconera c’era Antonio Conte – che avrebbe fatto la stessa cosa anche in Inghilterra, con il Chelsea 2016/17. Come detto, per trovare un precedente simile nella Serie A prima di Conte-allenatore bisogna arrivare al Milan 1998/99: nel primo campionato che qualifica quattro squadre italiane in Champions, quella rossonera (reduce da un decimo posto) non partecipa a nessuna coppa europea ma alla fine si porta a casa il tricolore.

Conte che batte i record di Conte. Ecco un aspetto singolare di questo trionfo. Prima di quest’anno era il tecnico con la media punti più alta in Serie A, 2.26 ogni 90 minuti. Un risultato straordinario considerando la breve parentesi dell’Atalanta tra ottobre 2009 e gennaio 2010, in cui aveva raccolto 13 punti in 13 match. E adesso, al termine del campionato 2024/25, in cima a questa classifica c’è ancora Conte, con una squadra allenata in più e un rendimento rimasto sostanzialmente invariato (ora la media punti si è attestata a 2,24).

Ma forse i due primati più impressionanti, pur nella loro semplicità statistica, restano quello dei cinque scudetti (più un secondo posto) su sei campionato interi alla guida di una squadra di Serie A e quello delle tre squadre diverse condotte allo scudetto. L’unico tecnico a sfiorare questa impresa è stato Fabio Capello, campione con Milan, Roma e Juventus prima che le sentenze di Calciopoli gli togliessero i titoli vinti in bianconero. Tutti gli altri, tra cui figurava lo stesso Conte (leggende assolute come Trapattoni, Liedholm, Allegri) si sono fermati a quota due.

Nel day after dello scudetto, in attesa della parata che percorrerà tutto il lungomare, a Napoli si parla solo del suo futuro. Senza entrare nei dettagli di un abbraccio tra lui e De Laurentiis apparso un po’ freddo, restano le parole del presidente: «Non bisogna obbligare gli allenatori, anche quando esistono contratti di ferro. I tecnici hanno una loro personalità, ma il club merita rispetto e mi piacerebbe che Conte si cimentasse nella Champions. Se uno vuole mettersi a disposizione, welcome: siamo pronti a seguirlo come condottiero». Indipendentemente da dove andrà, una cosa è certa: chi lo prende e/o riesce a tenerlo, punta dritto allo scudetto.

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