Tantissimi calciatori festeggiano i trofei con gli occhiali da sole, e ovviamente non è un caso

C'entrano la NBA, lo champagne che viene dato ai giocatori insieme alle coppe, le strategie commerciali dei giocatori e dei brand.
di Redazione Undici 09 Giugno 2025 alle 10:46

È un grande classico, soprattutto nel mondo dello sport: se c’è un trend che spopola negli Stati Uniti, prima o poi arriva anche in Europa. È quello che è successo anche con gli “champagne googles”, gli occhiali protettivi usati nelle feste quando si stappa una bottiglia. Sono comparsi qualche anno fa in occasione delle World Series MLB, ma è la NBA che ha tracciato la strada, specie nella versione da sci. Il mondo della moda ha subito colto l’occasione per farne un oggetto da esposizione in negozio. Diversi brand li hanno proposti nelle loro collezioni, sia invernali che estive, perché possono essere utilizzati sulle piste ma anche sulla spiaggia di Ibiza – e perché no, magari anche in discoteca.

L’associazione tra champagne e vittorie sportive ha radici lontane: già nel 1936, al pilota italiano Tazio Nuvolari fu consegnata una bottiglia di Moët & Chandon dopo aver vinto la Vanderbilt Cup. Dal 1969, la cerimonia con lo champagne è entrata stabilmente nella liturgia della Formula 1, diventando il simbolo di un trionfo sportivo. Dai motori poi lo champagne è passato pian piano anche agli altri sport. Come riportato da The Athletic, in Premier League, per anni il miglior giocatore della partita riceveva una bottiglia. Un’abitudine abbandonata nel 2012, per rispettare la diversità religiosa dei calciatori. Ma la tradizione di spruzzare spumante per festeggiare è rimasta, come si è visto in occasione della Premier vinta dal Liverpool e dell’Europa League conquistata dal Tottenham.

L’uso di occhiali protettivi per le celebrazioni arriva dal baseball. David Ortiz, leggenda dei Boston Red Sox, è stato tra i primi ad adottare gli occhialini da nuoto per proteggersi dallo champagne dopo la vittoria delle World Series del 2004. L’idea gli è venuta dopo un’esperienza dolorosa con i Minnesota Twins nel 2002, quando il bruciore agli occhi è durato per diversi giorni. Non è solo una questione di fastidio all’iride, ma anche di sicurezza. I tappi delle bottiglie possono infatti diventare veri proiettili. Lo sa bene il ciclista eritreo Biniam Girmay, costretto al ritiro dal Giro d’Italia 2022 dopo essere stato colpito a un occhio da un tappo di prosecco.

Così gli occhiali sono diventati un accessorio indispensabile nei festeggiamenti per le vittorie in MLB. Ma il vero salto culturale è del 2013, grazie all’NBA: durante i festeggiamenti per il titolo dei Miami Heat, Ray Allen ha sfoggiato un paio di occhiali da sci Oakley, contribuendo a lanciare il trend tra i cestisti. Da allora, ogni squadra che arriva alle Finals NBA prepara occhiali per tutti i giocatori, che poi ovviamente vengono sfoggiati in caso di vittoria. Steph Curry nel 2022 indossava gli Under Armour (il brand che lo sponsorizza) mentre i compagni avevano modelli firmati Moët o direttamente NBA. LeBron James, Giannis Antetokounmpo, Jayson Tatum: tutti finiti nella “trappola” degli champagne goggles, molto spesso customizzati e quindi utili per strategie commerciali personali.

L’influenza dell’NBA e della cultura hip-hop americana ha varcato l’oceano. Oggi anche nel calcio europeo si canta e si balla con occhiali da sole o da sci. Un esempio su tutti è Lamine Yamal, immortalato con due paia di occhiali da sole dopo la vittoria in Coppa del Re. Lo hanno seguito altri: McTominay Anguissa e Lukaku durante la festa scudetto e pure Hakimi e Doué nella notte di Monaco. C’è chi ha voluto esagerare: Michael Olise del Bayern Monaco ha celebrato il titolo in Bundesliga non solo con gli occhiali ma anche con dei “grills”, ovvero dei gioielli dentali molto popolari nella scena rap americana.

Negli anni, gli occhiali da protezione si sono trasformati in accessori sempre più ricercati, in status symbol. Oggi le protezioni da spumante raccontano un’estetica precisa, un ponte culturale tra le star NBA e i grandi calciatori in Europa. Non è un caso che Yamal abbia raccontato che uno dei suoi rapper preferiti sia 50 Cent, nonostante sia nato nel 2007, quattro anni dopo l’uscita dell’album più famoso del musicista newyorchese, Get Rich or Die Tryin. Un’ulteriore conferma di come basket, hip-hop e calcio stiano mischiando linguaggi e immaginari, dentro e fuori dal campo di gioco.

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