È ufficialmente finito il primo giro di partite della prima edizione del Mondiale per Club a 32 squadre. E nella competizione voluta e promossa dalla FIFA – e dal suo presidente Infantino – sono emersi dei dati e delle sensazioni piuttosto confortanti per il calcio extrauropeo. Soprattutto per quello sudamericano. Le sei squadre CONMEBOL – la confederazione sudamericana – qualificate al torneo, infatti, hanno messo insieme tre pareggi e tre vittorie. Niente male, soprattutto se consideriamo che Boca, Palmeiras e Fluminense hanno affrontato tre squadre europee (Benfica, Porto e Borussia Dortmund, rispettivamente) e sono riuscite a rimanere imbattute. Per quanto riguarda le tre vittorie, sono arrivate contro l’Urawa Red Diamonds (River Plate), Esperance Tunisi (Flamengo) e Seattle Sounders (Botafogo).
Certo, l’elenco appena sopra dimostra che i successi ottenuti dalle squadre sudamericane non sono arrivate contro grandi colossi. Ma resta il fatto che tre squadre europee di primo piano non sono riuscite a battere tre avversarie della CONMEBOL. Va anche detto che i club del Vecchio Continente vivono questo Mondiale per Club nella parte conclusiva delle loro stagioni, e che quindi – tra stanchezza fisica, turnover e qualche esperimento tattico – il rendimento potrebbe risentirne. Le sudamericane, invece, si presentano in condizione ottimale: per loro siamo nel cuore dell’annata sportiva, quindi anche l’adattamento a contesti ostili – come lo stadio di Pasadena a mezzogiorno, temperatura percepita di 35° – è venuto più semplice. Poi si potrebbe discutere anche dell’aspetto motivazionale: per certe squadre e per certi giocatori, la competizione negli USA è una vetrina irripetibile per mettersi in mostra. Lo ha detto anche Lionel Messi a pochi giorni dall’esordio con l’Inter Miami: «Il Mondiale per Club è una grande opportunità per le squadre sudamericane, e anche per le squadre emergenti, di competere con le grandi potenze mondiali, con le squadre che hanno i migliori giocatori del pianeta».
Tutto questo riesce a compensare il gap economico tra i club europei e quelli sudamericani? Impossibile, visto che stiamo parlando di cifre enormemente distanti: secondo un rapporto di Flashscore, la UEFA – economicamente parlando – vale dieci volte la CONMEBOL: 8,2 miliardi contro 809 milioni di euro. Se invece guardiamo le singole squadre, scopriamo che dei singoli giocatori – Mbappé, Bellingham, Haaland – da soli valgono più che l’intero organico di River Plate (75,2 milioni) o il Boca Juniors (108,9 milioni). È per questo che la mancata supremazia immediata dei club europei, come dire, è un fatto/dato sorprendente: la forbice economica è gigantesca, ma al Mondiale per Club sembra essere decisamente più piccola. Poi magari le cose cambieranno nelle prossime gare, anzi è molto probabile che succeda, ma intanto il torneo è iniziato così. Magari è un segnale.
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