I calciatori del Mondiale per Club stanno entrando in campo come fanno i giocatori NBA, e per loro è tutto molto surreale

L'americanizzazione del calcio, nel nuovo torneo FIFA, inizia già prima della partita, tra rituali da show e la perplessità dei protagonisti.

Giochi di luce, riflettori al massimo e speaker a tutto volume. «And now, please welcome your…» Los Angeles Lakers? New York Knicks? Macché: Inter Miami. O Real Madrid, o Botafogo. Negli stadi del Mondiale per Club sta succedendo davvero: un’esperienza talmente all’americana da stravolgere perfino i rituali del calcio. Niente più ingresso sul terreno di gioco tutti insieme, in fila indiana e poi allineati a centrocampo secondo il canonico schema: squadra-terna arbitrale-squadra (e tuttalpiù i bambini davanti ai calciatori). Ora la nuova etichetta FIFA, brandizzata per coinvolgere il pubblico del paese ospitante, impone di entrare uno alla volta. Tra mille effetti speciali. Per uno spettacolo surreale, o comunque mai visto in precedenza, già prima del calcio d’inizio.

La sperimentazione – ed è davvero il caso che resti tale – ha subito lasciato perplessi i diretti interessati. Mica soltanto delle squadre europee o sudamericane. «Bisogna adattarsi, fa parte del pacchetto», dice allargando le braccia Oscar Ustari, portiere argentino dell’Inter Miami. «È lo stile NBA, è vero. Ma è anche vero che richiede molto tempo per entrare in campo». Gli fa eco Martin Anselmi, allenatore del Porto: «Tutto è così lento e strano. Tanto spettacolo per il gusto di farlo è un po’ ridondante». E a questo punto aspettiamo anche i commenti di Tudor e Chivu.

L’aggravante è che la versione calcistica della sfilata presenta diverse complicazioni. Innanzitutto il pathos dell’NBA è incentrato sugli starting five – il quintetto titolare, mentre panchina e staff tecnico hanno uno spazio di presentazione più sbrigativo. E nel tempo di pronunciare nome e cognome, la superstar di turno si ritrova già pronta al centro del parquet. Per arrivare nello stesso punto di uno stadio, i calciatori invece devono percorrere una distanza cinque volte superiore – e non a caso l’ingresso canonico, foto di rito comprese, avviene in prossimità della linea laterale. Inoltre i titolari sono undici più undici. Ne consegue che un rituale nato per sbrigarsi in cinque minuti arriva così a richiederne molti di più – il che significa, tra le altre cose, anche più spazi pubblicitari. E via di sbadigli.

La messinscena avrà luogo per tutta la durata del torneo, fino alla finale del 13 luglio al MetLife Stadium di East Rutherford, New Jersey. E si spera non oltre: altrimenti immaginatevi una partita dei Mondiali – quelli per Nazionali, l’anno prossimo – obnubilata dai cerimoniali. Per gustarsi l’inno toccherebbe sorbirsi mezz’ora di corredo. Col rischio di scambiare il fischio d’inizio per quello dell’intervallo: Infantino, abbia pietà di noi.

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