I tiri finiti fuori dallo specchio della porta sono un dato sempre più importanti per gli osservatori dei grandi club

C'è differenza tra una conclusione finita fuori di un metro e quelle che vanno sul palo, o uscite di pochi centimetri. Ed è su questo concetto che si stanno concentrando i data analyst.

In un’epoca di calcio e statistiche più o meno avanzate, di PPDA e di xG, pensare che la voce “tiri fuori” possa contare ancora qualcosa fa un po’ strano. Anche perché è un valore raramente preso in considerazione anche durante la fase di analisi dei dati evento, al massimo per evidenziare la scarsa precisione in fase di conclusione. In questo gruppone, poi, finiscono i tiri da dentro l’area di rigore così come quelli da 30 metri di distanza dallo specchio. Eppure, ultimamente, gli osservatori e i data analyst dei grandi club li stanno monitorando con particolare attenzione. Come sottolineato da The Athletic, si è trattato di un processo graduale: i tiri in porta sono sempre stati un riferimento centrale per valutare l’efficacia degli attaccanti, poi è nato il concetto di expected goals (xG), e successivamente di expected goals on target (xGOT), una metrica più raffinata che valuta la probabilità di segnare solo dei tiri diretti nello specchio, tenendo conto di angolazione, posizione e piazzamento del pallone. In questo modo, però, le conclusioni fuori dallo specchio venivano automaticamente escluse dall’analisi. Poco importa se il pallone sfiora l’incrocio dei pali o finisce in curva: il modello assegna uno zero secco. Eppure non tutti i tiri sbagliati sono uguali.

Un primo indizio arriva dai legni colpiti. Dal 2022 a oggi, Robert Lewandowski è il giocatore dei top quattro campionati europei ad aver colpito più pali e traverse (14), seguito da Darwin Núñez (11). Entrambi, non a caso, sono spesso presenti in area piccola. Ma è analizzando la percentuale di tiri finiti sul legno rispetto al totale che emergono i nomi più sorprendenti. Su tutti, Yeremy Pino del Villarreal: sotto media nei gol attesi (xG) di oltre sei reti, ma ben sei legni colpiti, suggerendo più sfortuna che imprecisione. Anche profili come Youri Tielemans dell’Aston Villa, Harry Wilson del Fulham e Matías Soulé mostrano un pattern simile: tiratori abili, ma spesso penalizzati guardando solo alle statistiche grezze.

Per allargare il campo, i ricercatori hanno aumentato virtualmente le dimensioni della porta del 25%, per includere quei tiri che vanno vicini al gol. Così, tra chi va spesso vicino al bersaglio emergono nomi noti come Erling Haaland, Lautaro Martínez e di nuovo Lewandowski. Ancor più interessante è il dato proporzionale: Son Heung-min e Musiala, già sopra media in termini di realizzazione, sfiorano spesso la perfezione. Ma anche giocatori apparentemente imprecisi secondo i soli xG, come Brennan Johnson o Samuel Lino, dimostrano una tendenza a concludere vicini al bersaglio, seppur senza centrarlo con la costanza di altri attaccanti. Ma un tiro da vicino che colpisce il palo non è uguale a un conclusione da 30 metri che sfiora l’incrocio. Serve quindi una metrica che unisca qualità dell’occasione (xG) e distanza dal bersaglio.

Nasce così un concetto simile allo xGOT, ma per i tiri da fuori: una valutazione che premia chi sbaglia “bene”, sfiorando la porta da posizioni difficili. Tra i giocatori analizzati (almeno 50 tiri fuori negli ultimi tre anni) spiccano i soliti noti. Soulé compare per la terza volta nei grafici: il talento argentino della Roma mostra una precisione costante e potrebbe trarne giovamento aumentando il volume di conclusioni. Poi c’è Jorgen Strand Larsen dei Wolves, altro caso emblematico: magari manca spesso la porta,  ma i suoi tiri finiscono fuori di pochissimo. Tra i giocatori che ottengono i punteggi migliori in questa nuova analisi compaiono specialisti da fuori area come Jarrod Bowendel West Ham, Andreas Pereira del Fulham, Hakan Çalhanoğlu, Kevin De Bruyne e Bruno Fernandes, tutti noti per la loro potenza e precisione.

Si sta già lavorando per integrare i tiri fuori con le metriche tradizionali. Alex Marin Felices, data scientist del Nottingham Forest, ha illustrato i suoi progressi alla conferenza Field of Play di marzo, parlando di modelli predittivi più accurati quando si combinano tiri finiti dentro e fuori dallo specchio. Analizzare questi dati può dare un vantaggio competitivo cruciale in sede di scouting, per esempio permette di riconoscere in anticipo tiratori affidabili e acquistare talento prima che esploda e che quindi salga di prezzo. Le statistiche di tiro convenzionali, pur fondamentali, possono e devono essere arricchite. Ridare dignità anche a chi sbaglia, quindi, può essere d’aiuto sul mercato.

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