Potrebbe essere singolare per uno che non è nemmeno nato in Argentina, eppure il rapporto tra Edinson Cavani e il Boca Juniors è di quelli viscerali. Come se fosse nato vicino al porto di Buenos Aires e non a Salto, città fondamentale per l’indipendenza dell’Uruguay. In qualche modo il club azul y oro e l’ex attaccante di Napoli e Paris Saint-Germain si sono trovati in un momento particolare della loro storia: Cavani arrivava da qualche infortunio di troppo vissuto nelle esperienze al Manchester United e al Valencia, gli xeneizes avevano bisogno di un grande nome per rianimare un piazza un po’ spenta (strano, molto strano per il Boca). Un’unione perfetta che va molto al di là dei numeri. Numeri che sono più che sufficienti: da quando è arrivato a Buenos Aires Cavani, infatti, ha messo insieme 67 presenze e 25 gol. Non male, anche se tifosi e media speravano in un impatto più forte. E proprio come in una storia d’amore, sembra arrivato uno di quei turning point in cui ci si rafforza insieme, oppure ci si divide.
Dopo 15 anni a girare tra alcune roccaforti del calcio europeo (Napoli, PSG, Manchester United e Valencia), nell’estate 2023C avani ha scelto un altro club mitico: il Boca Juniors. La Bombonera, la maglia blu bordata d’oro: l’attaccante uruguaiano sognava tutto questo da quando aveva deici anni, da quando i compagni di Salto parlavano di questo stadio leggendario nel cortile della scuola. Come raccontato da L’Équipe, il suo idolo era Sergio “Manteca” Martínez, anche lui uruguaiano, un attaccante-showman che scalava i recinti della Bombonera dopo i suoi gol. Così, invece di cedere ai grossi assegni dalle sirene saudite, qatariote e persino brasiliane, ha detto sì al vicepresidente del Boca, Juan Román Riquelme. Lo stesso Riquelme che poi sarebbe diventato presidente poi numero uno alla fine di quell’anno.
Accettare l’offerta del Boca era anche un modo per avvicinarsi alla sua famiglia: «Avevo voglia di tornare quasi a casa», ha rivelato Cavani il giorno della sua presentazione davanti a diverse decine di migliaia di tifosi. «Non c’è paese che assomigli più al mio dell’Argentina». Sul piano personale, l’ex attaccante del Napoli vive un incanto. Stabilitosi a Buenos Aires con la moglie e i figli, in meno di cinque ore di traghetto è a Montevideo, per poi cercare un po’ di pace nella sua estancia, l’azienda agricola da centinaia di ettari in cui pascolano cavalli e bestiame e in cui ha piantato diverse viti per produrre il vino. Eppure il suo viaggio al Boca non è iniziato come un prepensionamento: accolto come una star, ha subito sentito l’entusiasmo del pubblico. Prendendo il numero 10 e poi la fascia di capitano, ha voluto omaggiare i grandi della storia del club, da Maradona a Riquelme a Carlos Tévez. Una responsabilità piuttosto pesante per la sua ultima sfida, visto che ha già manifestato la volontà di chiudere la carriera dopo questa esperienza.
Risposta del pubblico: cori in suo onore e una costante ovazione ogni volta che scende in campo davanti al suo pubblico. Per quanto se l’aspettasse, l’atmosfera vissuta alla Bombonera – che trema letteralmente ad ogni azione – supera tutto quello che aveva immaginato. Lui che ha una personalità così discreta, grida il suo amore come mai, anche se non rinnega nulla delle sue esperienza passate ed resta sempre in contatto con Nasser al-Khelaïfi, il presidente del PSG, dove ha passato sette anni, dal 2013 al 2020. «Tutto ciò che faccio è per passione, altrimenti non ci vado» assicurava l’anno scorso a ESPN. «Il Boca è questo, è per passione. La sentiamo e ci identifichiamo con questa gente. Avrò cura di questo club come se ne fossi stato tifoso tutta la vita. Non c’è nulla di artificiale, qui ci si sente a casa». Cavani e il Boca, insomma, erano fatti per trovarsi: i tifosi xeneizes hanno sempre adorato i giocatori che “sporcano la maglia”, come si dice da quelle parti. Dedizione e determinazioni sono stati per anni delle skill distintive del “Matador“.
Come detto, però, le grandi aspettative iniziali sono state un po’ disattese. Colpa di prestazioni non sempre scintillanti e di infortuni ripetuti. Cavani ha dovuto rinunciare all’inizio del Mondiale per Club, ma potrebbe tornare a giocare contro l’Auckland questa sera. A metà maggio, poi, sono emerse tensioni con i tifosi dopo l’eliminazione contro l’Independiente ai quarti del Torneo di Apertura per 0-1. Cavani non è sfuggito alle critiche, bersagliato dagli insulti: gli davano e del ladro e gli gridavano che “la Boca non è Parigi!”. Così la bella storia ha cominciato ad incrinarsi. Una situazione che ovviamente fa soffrire Cavani, lui che vorrebbe ricambiare l’affetto ricevuto. Ma il corpo non gli sta dando delle buone vibes. «Edi e il Boca sono come una coppia», ha raccontato a L’Équipe una fonte vicina al giocatore. «Il matrimonio è iniziato con un amore passionale, poi si sono sistemati e ora c’è la prima crisi. Oggi non sappiamo come finirà. Riquelme ha usato il nome di Cavani per calmare i tifosi, ha promesso una Libertadores ma il livello della squadra non è abbastanza alto per vincere». Cavani è sotto contratto fino a dicembre 2025 e ha un’opzione per un altro anno: «Lottare va bene», ha aggiunto la persona intervistata da L’Équipe, «ma Cavani è un attaccante e per lasciare il segno bisogna che faccia gol e che vinca almeno un titolo. Un titolo che oggi gli manca. Oggi è solo un capitolo del libro, ma può ancora entrare nella storia del club». Vediamo cosa succede al Mondiale per Club.