Perché il Milan si è innamorato di Ardon Jashari

Si dice che il club rossonero abbia già offerto 30 milioni al Club Bruges, e in effetti ci sono tutte le premesse per fare un buon affare.
di Fabio Simonelli

Ardor Jashari potrebbe essere andato tu YouTube a cercarsi il video in cui viene celebrato il suo maestro, l’allenatore che gli ha cambiato la vita: una maglia celebrativa, poi uno striscione e un coro che riecheggia ancora tra Siena e Verona. Lo slogan è di quelli che profumano di Serie A anni Duemila: “La vie c’est fantastique, quando segna Mario Frick”. È proprio grazie a Frick che Jashari ha debuttato nel Lucerna, il club in cui è cresciuto e che poi gli ha affidato la fascia di capitano. A vent’anni. D’altronde personalità chiama personalità: chi per anni è stato l’unico rappresentante del calcio del suo Paese, il Liechtenstein, sa riconoscere chi può assumersi delle responsabilità. E quel ragazzo talentuoso arrivato anni prima da Cham – sul lago di Zugo, a 20 minuti di macchina da Lucerna – era in grado di diventare subito un leader.

Il profilo di Jashari parlava chiaro: classico adolescente di seconda generazione, i suoi sono macedoni, bravo tecnicamente ma piccolo, tremendamente piccolo. Un deficit fisico che però lo ha protetto dal furto delle altre big a livello giovanile. Non si presenta nessuno per chiedere info o provare a portarlo via dal lago, né il Basilea, tantomeno lo Young Boys o lo Zurigo. Così il ragazzo ha scalato pian piano tutta la trafila del Lucerna, sempre con la dieci sulle spalle. Trequartista tecnico con buona visione di gioco, ma un po’ restio se c’era da fare a sportellate. A un certo punto il percorso di crescita sembra arrestarsi, la chiamata dell’Under 21 non arriva, va ripensato tutto: insieme con i suoi allenatori, prima Castellini e Mario Frick, Jashari decide di arretrare il raggio d’azione. E così si sposta e diventa mediano davanti alla difesa, ruolo interpretato un po’ a modo suo: «Sono uno che tenta di portare energia e velocità», ha raccontato nel novembre 2022 alla Radio Svizzera Italiana dopo la prima convocazione in Nazionale maggiore. «Cerco di essere dinamico e creativo, senza dimenticare i compiti difensivi».

Da quando ha cambiato ruolo, l’ascesa di Jashari è stata costante. Titolare fisso e – come detto – capitano del Lucerna, poi il trasferimento al Club Brugge per sei milioni di euro la scorsa estate. In Belgio è stato fin da subito protagonista, quattro gol e sei assist in 52 partite stagionali. Ora lo vuole il Milan, insieme ai club di mezza Europa – a metà più importante. Sono lontani i tempi dell’indifferenza, adesso in tanti telefonano in Belgio per chiedere quanto costa il miglior giocatore della Jupiler Pro League. Risposta: almeno 40 milioni di euro, e il prezzo non scenderà così facilmente. Per questo Furlani e Moncada hanno fissato una base alta di trattativa, spingendosi subito fino a 30. Come in tutte le Fiandre, anche il negozio del Club Brugge è piuttosto caro. E, soprattutto, non ha nessun motivo per andare e quindi vendere di fretta.

Il pensiero dei tifosi rossoneri viaggia inevitabilmente al passato recente, all’affare-De Ketelaere. Anche lui giovane, anche lui stella del Bruges, anche lui star della Jupiler Pro League e aspirante campione anche in altri contesti. Considerando come è andata con il belga, forse non bisognerebbe esaltarsi. Però poi CDK è esploso a Bergamo, non così distante da Milano. Il punto è che, per certi versi. Jashari sembra più formato, più solido, di quanto non lo fosse De Ketelaere nel 2022: intanto gioca da titolare in Nazionale, e con Xhaka forma un ottimo reparto di metà campo. E poi ha affrontato senza timori reverenziali la League Phase, i playoff e gli ottavi di Champions League. A proposito di notti europee: contro il Milan Jashari non è andato benissimo, dopo poco più di venti minuti per poco non se l’è buttata in porta da solo. Un auto-traversa un po’ goffa, figlia dell’impatto con San Siro.

Il fatto che non goda di tutta l’attesa che c’era intorno a De Ketelaere potrebbe essere un vantaggio, però. Prima di tutto a livello di percezione e giudizio nell’immediato, poi anche nell’ambiente. Jashari resta comunque un ragazzo normalissimo. che quando non si allena gioca a padel, beve mate e ama comprare orologi. Anche la posizione in campo potrebbe facilitarlo nell’approccio con la realtà Milan: avrebbe Fofana come pari ruolo da cui poter imparare tempistiche e posizionamento del corpo in fase difensiva, così potrebbe inserirsi gradualmente, senza avere il bollino dell’uomo della svolta che aveva schiacciato CDK. L’interpretazione del ruolo che gli chiederebbe Allegri, poi, potrebbe giocare a suo favore: letture rapide, gioco a due tocchi e scarichi diretti e verticali potrebbero farlo entrare in ritmo, per poi prendere fiducia e tentare delle giocate più complesse nel medio-lungo periodo – da questo punto di vista la presenza di Modric, come dire, è un buon punto di partenza. Insomma, Jashari potrebbe entrare un po’ per volta dentro l’acqua fredda del mare Milan. La maniera forse più corretta per capire se anche la sua può diventare un’avventura fantastique, come quella del suo mentore.

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