Ok, va bene: Wimbledon è il torneo più importante, ricco e prestigioso di tutti, il fascino dell’All England Club è inarrivabile, l’eleganza del dresscode all-white di e tutte le altre tradizioni è senza tempo, ma tutto questo non cancella la realtà. E la realtà che Wimbledon, di fatto, porta diversi problemi economici ai tennisti. Quantomeno per quanto riguarda i premi: sebbene siano altissimi, sono anche tassati come da nessun’altra parte, nell’ambito dell’ATP. È un problema che riguarda il regime fiscale britannico: i tennisti sono obbligati a pagare le tasse in base ai giorni trascorsi a Londra, e devono farlo proporzionalmente ai loro guadagni globali. Il Regno Unito l’unico Paese che applica questa regolamentazione, danneggiando quindi tutti gli altri per le detrazioni da doppia imposizione. Nessun altro evento sportivo contribuisce così tanto alle casse pubbliche britanniche ogni anno. Lo sanno i turisti, che pagano almeno 200 euro a biglietto, e lo sanno anche i giocatori. Il cui conto, a volte, finisce addirittura per risultare in perdita
In Gran Bretagna, insomma, i tennisti pagano più tasse che in qualsiasi altro posto. Non a caso, viene da dire, molti di loro preferiscono saltare l’altro torneo londinese, quello del Queen’s, e giocare ad Halle per allenarsi sull’erba. «Non esiste un Paese con una fiscalità più aggressiva del Regno Unito», ha spiegato a El Mundo Marta Peiró, esperta di fiscalità internazionale e fondatrice di Talent Consulting. «Il Regno Unito applica un regime particolare agli sportivi non residenti. Tassano tutto ciò che il loro fisco considera generato nel Paese. Si calcolano tutti i guadagni annuali da sponsor, diritti d’immagine o pubblicità e si richiede la parte proporzionale ai giorni in cui l’atleta si trova nel Paese per allenamenti, gare o eventi».
Facciamo due conti al volo: se un tennista partecipa al Queen’s e poi Wimbledon, starà nel Regno Unito tra le tre settimane e un mese. Se vince o arriva ai turni decisivi, ne varrà la pena perché i premi sono alti, ma se perde presto in entrambi i tornei, potrebbe rimetterci. Un buon commercialista potrà dedurre spese come voli, hotel e stipendi dello staff, ma comunque giocare non sarà stato un affare. «Queste norme sono state create per evitare l’evasione fiscale delle star dello sport che prima potevano dire che i loro guadagni da pubblicità erano generati fuori dal Regno Unito», ricorda Peiró, sottolineando che Wimbledon e la Champions League hanno chiesto esenzioni senza successo.
La maggior parte dei tennisti risiede a Monaco per la sua fiscalità agevolata, ma chi non lo fa priverà il proprio Paese di parte delle entrate. I guadagni da sponsor trattenuti dal Regno Unito, infatti, vanno nel computo totale della dichiarazione, fatta nel Paese di residenza. «Il Regno Unito ha stipulato trattati con oltre 130 Paesi, inclusa la Spagna. Ciò significa che ha potestà tributaria primaria, e il Paese di residenza può applicare una deduzione per doppia imposizione», rivela Peiró, precisando che anche USA e Francia hanno regimi per sportivi non residenti, ma decisamente più permissivi. E se i giocatori si rifiutano di pagare? Arrivano multe severe, fino alla futura esclusione dalla partecipazione a eventi nel Regno Unito. Incredibilmente, quindi, Wimbledon deve essere considerato come una fonte di denaro per il governo britannico, meno per i giocatori.