Prepariamoci a 90 (o forse più, chissà) minuti che valgono 12 anni. L’ultima volta che l’Italia femminile era arrivata ai quarti di finale di un Europeo femminile, nel 2013, la maggior parte delle ragazze azzurre allenate da Andrea Soncin erano delle ragazzine, alcune erano addirittura bambine. Ecco quindi che quella contro la Norvegia, la 16esima squadra del Ranking FIFA, diventa quasi una partita storica: l’Italia ha infatti la possibilità di raggiungere una semifinale che manca da 30 anni esatti. E ci arriva convinta di potersela giocare. Non lo dice solo il ranking (le Azzurre sono 13esime) ma anche qualche precedente abbastanza recente, come il doppio pareggio dell’ultima Nations League.
Intendiamoci, la Norvegia è una squadra forte che in rosa può contare su Tuva Hansen del Bayern Monaco, Frida Maanum dell’Arsenal, Lisa Naaslund del Manchester United, Guro Reiten del Chelsea. E soprattutto su Ada Hederberg, la capitana a uno degli ultimi balli nelle grandi competizioni, e Caroline Hansen del Barcellona, la star della Nazionale scandinava. Al di là di questo roster e dei nove punti accumulati nel girone iniziale, forse la squadra allenata da Grainger non ha convinto del tutto. Ed è da almeno un anno che le cose vanno in modo altalenante: le norvegesi stanno facendo fatica a trovare ritmo e affrontare una squadra comunque in fiducia come l’Italia potrebbe complicare loro la vita. Perché le Azzurre, nonostante arrivino da una sconfitta, hanno dimostrato che possono stare tranquillamente in campo contro chiunque, anche contro giocatrici fortissime come quelle della Spagna. Se non fosse stato per qualche distrazione di troppo, e per un evidente calo atletico, le azzurre avrebbero potuto ipotecare il passaggio alla fase a eliminazione diretta nel secondo match contro il Portogallo.
L’Italia sta bene, anche a livello mentale: «Stiamo creando un’energia positiva tutti i giorni che ci spinge sempre a trovare degli stimoli nuovi», ha confessato la centrocampista Manuela Giugliano in conferenza stampa. Quello azzurro è un gruppo unito e che sta crescendo, che sta aumentando il livello tecnico e di esperienza. Merito sicuramente della crescita del movimento, delle chance di giocare nella Women’s Champions League e delle esperienze accumulate all’estero delle nostre giocatrici. Come Arianna Caruso, che gioca in Germania al Bayern Monaco. Il rapporto della squadra con Soncin, poi, è fantastico: «Le ragazze riescono a creare un ambiente magico e coinvolgente: sono totalmente devoto a ognuna di loro. È un qualcosa di inspiegabile: il risultato è quello che rimane, ma vedere la luce negli occhi delle giocatrici, la passione che ci mettono, la gioia e la felicità di tanti parenti, quella di tutte le persone che lavorano intorno a noi, penso che sia il premio più grande per un allenatore» ha spiegato il ct all’UEFA, ricordando come allenare la Nazionale sia per lui come stare in Paradiso, il lavoro più bello che potesse fare, «il momento più alto della mia carriera».
L’atmosfera rilassata al Parkhotel Gunten, sede del ritiro della Nazionale azzurra, sul lago di Thun, potrebbe fare la differenza. Per l’Italia un passaggio del turno sarebbe un’impresa, per la Norvegia un risultato in linea con le aspettative. In più le scandinave, se dovessero uscire, si potrebbero interrogare sul valore di una Nazionale che ha fatto la storia del movimento femminile (le norvegesi hanno conquistato un titolo mondiale e due Europei) ma che probabilmente vive una fase discendente. Nell’ambiente azzurro lo sanno e potrebbero usare questa condizione come leva per spingersi verso traguardi tagliati pochissime volte nella storia: «Sappiamo che un risultato positivo potrebbe accendere ancora di più la passione degli italiani e delle italiane», ha ricordato Soncin. «E soprattutto potrebbe dare un’ulteriore spinta a livello culturale e avvicinare sempre più bambine e più ragazze in Italia a questo bellissimo sport».
Gli highlights della vittoria decisiva contro il Belgio
Uno degli aspetti tattici più interessanti è legato alla gestione del possesso. In queste prime tre partite, ma anche nel cammino di qualificazione, le Azzurre sono state frettolose, forzando una giocata che non c’era e buttando via qualche pallone di troppo. Il risultato? Le tante transizioni subite che hanno scoperto la squadra in zona palla e aumentando gli spazi a disposizione delle avversarie in particolare sul lato debole. Sull’esterno, poi, il Portogallo ha creato diversi problemi alla difesa italiana, sia puntando direttamente Lenzini o Linari che provando a superarle con le triangolazioni e la ricerca dell’inserimento nella porzione di campo tra loro e Salvai. Così,per ad esempio, è arrivato il pareggio di Diana Gomes a un minuto dalla fine, il gol che ha messo un po’ di apprensione per il passaggio del turno. Soncin lo sa e lo ha già ricordato alle sue calciatrici: «Non sempre siamo riusciti a gestire molto bene il possesso, ma era tutto messo in preventivo: gli aspetti emotivi di certe partite incidono e influenzano», ha ammesso il ct. Aggiungendo poi che «le ragazze stanno crescendo in consapevolezza, questa consapevolezza le deve portare alla convinzione massima delle loro capacità».
Per questo motivo, la formazione non dovrebbe discostarsi molto da quella già vista agli Europei. Gli unici dubbi sono in attacco, dove è favorita la coppia della Juventus, formata da Cristiana Girelli e Sofia Cantore – che dopo l’Europeo volerà negli Stati Uniti per unirsi al suo nuovo club della National Women’s Soccer League, le Washinghton Spirit. Cantore possiede skills da attaccante mobile, che parte spesso dall’esterno per tagliare verso l’aria, che toglie riferimenti alle avversarie, e ha raggiunto degli standard di rendimento altissimi. Occhio però alla candidatura di Barbara Bonansea, che con Girelli gioca da tante stagioni e ha creato ormai un’intesa rapidissima. Anche Michela Cambiaghi, abile a lavorare da sottopunta, potrebbe essere un’opzione per Soncin. Per il resto, il ct dovrebbe confermare il blocco Linari-Salvai-Lenzini in difesa, mentre a centrocampo Caruso, Severini, Boattin e Giugliano sono abbastanza sicure del posto, con un possibile ballottaggio tra Oliviero e Di Guglielmo. Non diciamolo forte, ma le norvegesi non battono le Azzurre dal 2008. Ok, gli incroci sono stati pochi, ma qualcosa vorrà pur dire. La speranza, non solo nel ritiro dalle parti di Gunten, è che questo trend possa continuare.