A guardare i video-skills di Pervis Estupiñán, la prima impressione è quella per cui il nuovo acquisto del Milan sia un giocatore quasi sempre consapevole di quello che gli succede intorno, quasi sempre in controllo, quasi sempre in posizione, quasi sempre pronto a recuperare il pallone e/o a farsi servire in posizione favorevole. E quel “quasi” deve essere inteso non come un limite assoluto, ma come umana impossibilità di perfezione. Certo, stiamo parlando di un laterale molto diverso rispetto a Theo Hernández: la sua corporatura e la sua postura sono decisamente più compatte e muscolari rispetto a quelle del francese, la sua corsa è meno fluida e meno varia, il suo modo di gestire e muovere la palla è molto meno fantasioso. Allo stesso tempo, però, parliamo di uno dei migliori terzini dell’ultima Premier League per palloni intercettati e per duelli aerei vinti (dati FBref), di un regista laterale abile nel portare il pallone in avanti sul campo (4,95 passaggi progressivi per match), di un invasore che forse – anzi: sicuramente – non sarà devastante come Theo, ma che non si tira indietro quando è il caso di tirare verso la porta.
Insomma, Pervis Estupiñán può essere considerato come un buon investimento. Per quello che sa fare, quindi per quello che promette di poter fare. Ma anche per il modo in cui si potrebbe adattare al nuovo Milan, a una squadra che praticherà il calcio di Allegri e che quindi ha bisogno di calciatori in grado di leggere e interpretare il flusso del gioco, di alzare e abbassare i loro stessi ritmi nei vari momenti della gara, di adattarsi – soprattutto dal punto di vista difensivo – alle caratteristiche degli avversari. In questo senso, Estupiñán sembra avere il profilo perfetto. Intanto perché a gennaio compirà 28 anni, quindi non è più il ragazzino 18enne portato in Europa dall’Udinese (dove però non ha mai esordito) e poi affermatosi in Spagna, prima di tre buonissimi campionati al Brighton. E poi perché il suo fisico (sfiora i 180 centimetri d’altezza, ma i suoi muscoli lo portano fino a 75 kg di peso) gli permette di essere efficace anche quando gli tocca difendere in area, non troppo lontano dalla sua linea di porta, soprattutto quando può/deve prendere una posizione e ribattere i cross degli avversari.
Tornando al Brighton, è importante sottolineare come il club inglese – tra i migliori al mondo nell’utilizzo dei dati per la scelta dei giocatori da acquistare – abbia fatto un’operazione importante con Estupiñán, ovvero l’ha scelto per sostituire Marc Cucurella (acquistato dal Chelsea): in quel momento, ovvero alla fine dell’estate 2022, il terzino ecuadoriano era di proprietà del Villarreal di Emery, eppure in poco tempo riuscì a imporsi come titolare inamovibile in un contesto completamente diverso – una squadra di De Zerbi impegnata in Premier League. Il costo di quel trasferimento, 18 milioni di euro, non fu elevato, soprattutto se consideriamo il buon rendimento tenuto dal giocatore anche dopo il cambio in panchina, l’arrivo del nuovo tecnico Hürzeler e tutti gli inevitabili cambiamenti vissuti da un club come il Brighton.
Come gioca Pervis Estupiñán
Ecco, l’idea del Milan è che Estupiñán possa avere un percorso veloce e quindi un impatto immediato anche in rossonero, in un ambiente calcistico forse meno moderno ma più aristocratico – con tutto il rispetto, come dire, San Siro è un’altra cosa rispetto all’AMEX Stadium – e auspicabilmente più stabile, almeno dal punto di vista del progetto, rispetto a quello del Brighton. Il ritorno di Allegri in questo senso è una garanzia assoluta, e il fatto che il Milan sia andato dritto su Estupiñán – agevolato anche dagli ottimi rapporti con il procuratore dell’ecuadoriano, ovvero l’onnipresente Jorge Mendes – significa che c’è una grande fiducia intorno a questa operazione. Il fatto che questo “credito” sia stato ampiamente ricambiato, nel senso che Estupiñán non ha voluto sentire ragioni e ha voluto unirsi a tutti i costi anche a un Milan senza coppe, dà un ulteriore tocco di entusiasmo all’affare. Certo, ci vorrà del tempo perché Estupiñán riesca a cancellare (il miglior) Theo Hernández dal cuore dei tifosi rossoneri, ma le premesse per farlo ci sono, sono buone, sono tecnico-tattiche ma anche filosofiche. Non è poco, non era poco, in certi casi non lo è mai.