Psicodramma gialloblù. E mobilitazione in corso attorno alla Bombonera. Non poteva essere altrimenti: l’ultima partita conquistata dal Boca Juniors, uno dei club più vincenti del Sud America e tra i più prestigiosi al mondo, risale allo scorso 20 aprile. Più di tre mesi fa. Da allora sono seguite altre 11 gare ufficiali, dove la squadra ha raccolto 6 pareggi e 5 sconfitte. Nemmeno affrontare i dilettanti dell’Auckland City al Mondiale per Club era bastato per ritrovare il sorriso – anzi: il pareggio siglato da un insegnante di educazione fisica aveva consegnato gli Xeneizes al più spietato sfottò. Nemmeno, l’altra notte, riprovarci contro l’Huracan: unica formazione del campionato argentino a zero punti dopo due giornate, zero gol fatti e cinque subiti. Ebbene. A scivolare all’ultimo posto è finito il Boca. Ko per 1-0 e ormai in dichiarata autoanalisi.
Un ruolino di marcia del genere non era mai successo nella gloriosa storia societaria. Il precedente record negativo di gare senza vittorie si era fermato a dieci, nel 1957 e nel 2021. Funesta curiosità: oggi come quattro anni fa, sulla panchina del Boca siede Miguel Angel Russo – tornato però al timone soltanto lo scorso 2 giugno, dopo gli esoneri di Fernando Gago e Mariano Herron. “Mi scuso con i nostri tifosi”, ha detto l’allenatore, che a sua volta rischia il posto. “Urgono cambiamenti seri, ciò che sta accadendo non è logico. Dobbiamo risolvere questa situazione da soli, a porte chiuse: tutto questo non è normale per un club come il nostro. Il Boca non è abituato a perdere”.
Ed è proprio questa inesplorata situazione di smarrimento a rendere complesse le vie d’uscita. Perché sulla carta il Boca ha una rosa di tutto rispetto: magari non la migliore degli anni recenti, magari senza più particolari promesse del calcio argentino – come invece potevano vantare fino a poche settimane fa i rivali del River, col 17enne Franco Mastantuono appena passato al Real Madrid. Eppure, per gli standard locali, resta una signora squadra. Senz’altro un po’ vecchia: Sergio Romero in porta, Marcos Rojo in difesa – entrambi finalisti mondiali nel 2014 –, Ander Herrera a centrocampo ed Edinson Cavani in attacco. Hanno tutti più di 36 anni. E nemmeno il recente innesto di Leandro Paredes, tornato ai colori d’origine dopo oltre un decennio in Europa, per ora è bastato a raddrizzare l’inerzia.
Tra i problemi all’interno dello spogliatoio c’è poi la gestione di Rojo, personaggio notoriamente fumantino e capitano della squadra fino a poco tempo fa. Dall’arrivo di Russo è finito fuori rosa – fatto già di per sé singolare, considerato il ruolo –, ma come spiega il quotidiano argentino Clarín questa scelta ha contribuito a spaccare ulteriormente il gruppo, ormai frammentato fra sostenitori e detrattori dell’ex Man United. A Cavani invece, che resta sempre un gran nome per il merchandising, si accusa di mancare di quella leadership che in un momento del genere sarebbe richiesta a un campione del suo calibro. E il rendimento sotto rete ne risente. Così la fascia di capitano passerà presto a Paredes, che gode di un credito pressoché illimitato fra i tifosi in seguito al trionfo con l’Albiceleste in Qatar. Eppure sono davvero tanti i tasselli che devono rimettersi a posto: se le prestazioni sul campo sono un indicatore di salute, non s’intravedono segnali che fanno pensare a una pronta guarigione.
L’unico parafulmine nella tempesta resta dunque Juan Román Riquelme: presidente-leggenda del Boca Juniors, che però sta diventando a sua volta un bersaglio sempre più gettonato dai media e dalla comunità xeneize. Ha già parlato di un nuovo avvicendamento tecnico in panchina – sarebbe il quarto nel giro di pochi mesi, ma è il caso di dirlo, mala tempora currunt –, è disposto a rivoluzionare la direzione sportiva della squadra. Al Boca però serve quantomeno una reazione d’orgoglio. E pure in fretta. Se sono arrivati a scriverne perfino gli inglesi del Guardian, quasi mai inclini a occuparsi di calcio sudamericano, significa davvero che la crisi è di quelle che fanno rumore. In uno stadio come la Bombonera poi, figurarsi.