Senza che ce ne accorgessimo, o quasi, il Tottenham ha messo insieme una squadra molto forte

Xavi Simons, Kolo Muani, Kudus e diversi altri colpi: dopo un po' di anni in cui si erano concentrati soprattutto sui giovani, gli Spurs hanno fatto un mercato molto vistoso.
di Redazione Undici 02 Settembre 2025 alle 12:42

Non tutti se ne sono accorti, ma in questa sessione di mercato il Tottenham ha messo insieme una squadra molto forte, con un’aura diversa dal solito. Gli Spurs hanno speso poco più di 150 milioni, una cifra non altissima per la Premier, con la quale hanno stravolto il proprio organico e riacceso il proprio appeal. L’acquisto che ha sancito il cambio di status del Tottenham è stato quello di Xavi Simons, che ha lasciato il Lipsia per 65 milioni di euro e ha scelto il Tottenham e non il Chelsea per il suo approdo in Premier League. Insieme a lui, gli Spurs ha portato a Londra Mohammed Kudus dal West Ham (64 milioni), Mathys Tel dal Bayern Monaco (35 milioni per il riscatto), Kevin Danso dal Lens (25 milioni per il riscatto) e, all’ultimo giorno di mercato, Kolo Muani dal Paris Saint Germain (cinque milioni per il prestito) battendo la concorrenza della Juventus che voleva il francese da più o meno tutta l’estate.

Si può dire che l’approccio al mercato degli Spurs sia stato completamente diverso rispetto a quello degli ultimi anni, incentrato soprattutto su giocatori molto molto giovani, non ancora affermati. Certo, determinati acquisti erano necessari per rimediare agli infortuni di Kulusevski e Maddison, e poi anche di Dominik Solanke, ma fino al gong di questo mercato era difficile se non impossibile vedere il Tottenham sostituire i propri titolari con giocatori dall’appeal addirittura superiore. Tra gli altri sono poi arrivati anche João Pahlinha in prestito dal Bayern Monaco e i due centrali di difesa Luka Vuskovic dal’Hadjuk Spalato (oggi in prestito all’Amburgo) e Kota Takai dal Kawasaki Frontale.

Le prime partite ci hanno detto come gli Spurs intendano affrontare la stagione: a Londra si gioca a calcio con un modulo cangiante tra il 4-3-3 e il 4-2-3-1 a seconda degli interpreti, con Archie Gray e Lucas Bergwall a gestire il centrocampo e Brennan Johnson nel ruolo di jolly offensivo al fianco di Kudus. Il risultato? Due vittorie con tre reti segnate al Burnley e due al Manchester City. Poi però è arrivata la sconfitta contro il Bournemouth, che in qualche modo ha evidenziato l’obbligo di immettere in rosa ancor più qualità per raggiungere quella continuità necessaria ad avvicinarsi ai primi posti della Premier League. Detto e fatto, negli ultimi giorni di mercato.

Qui arriva la domanda del day after la chiusura del mercato: quali sono le ambizioni del Tottenham in Premier League? Allo stato attuale, nonostante acquisti di qualità e un evidente cambio di status, ipotizzare che gli Spurs possano giocarsela con Liverpool, Arsenal e Manchester City nella corsa al campionato è a dir poco complicato. Più che altro per questioni di attitudine, che diventa abitudine: se finanche l’Arsenal – che dall’avvento di Arteta ha speso più o meno un miliardo di euro sul mercato – fa fatica a trovare la continuità di risultati necessaria a competere con le corazzate di Guardiola e Slot, ecco che immaginare il “nuovo” Tottenham infilare dieci o undici risultati utili consecutivi in Premier, beh, è .

Ciò che però cambia le carte in tavola è questa evoluzione del club, che dopo la vittoria in Europa League è diventata protagonista anche sul mercato. Se poi agli acquisti aggiungiamo la permanenza di Solanke, di Kulusewski e di Richarlison, la conferma in blocco della difesa e – soprattutto – di Guglielmo Vicario tra i pali, è facile pensare che la squadra sia stata migliorata. E non di poco. Destinazione? Realisticamente, gli Spurs possono puntare a qualificarsi per la prossima Champions League, magari arrivando davanti al Chelsea di Enzo Maresca. E a un percorso quanto più lungo possibile nella Champions attuale, dove affronteranno il Bodo, il Villarreal e il Copenaghen, ma anche il PSG e il Borussia Dortmund. Ecco, anche quelle sfide – oltre ovviamente al rendimento  in Premier – misureranno quanto gli Spurs siano realmente cresciuti. Le premesse sono molto, molto interessanti.

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