Per un bel po’ di minuti, Italia-Estonia ha rischiato di passare alla storia come un’altra – l’ennesima – partita triste e un po’ stregata e un po’ sfigata della Nazionale azzurra, incapace di essere brillante e di segnare tanto contro un avversario oggettivamente modesto. Poi le cose sono cambiate, sono girate, il pubblico dello stadio di Bergamo ha fatto da cornice a una bella vittoria per 5-0 e ha iniettato le sostanze che servivano nel sistema circolatorio del nuovo progetto-Gattuso: una piccola dose di entusiasmo e di calore, negli ultimissimi minuti di gioco si sono sentiti distintamente dei cori inneggianti al ct, e persino una dose – ancorché minima – di fiducia. Nel presente e nel futuro.
Potere taumaturgico delle vittorie, delle vittorie con tanti gol segnati, viene da dire. Ma in fondo, a pensarci bene, l’Italia aveva semplicemente bisogno di ricominciare a costruire – e quindi a vivere – se stessa in un modo più lineare. In un modo meno cervellotico, rispetto all’era-Spalletti. In questo senso, al di là della retorica galoppante sui nuovi sorrisi e un nuovo spirito dentro il gruppo azzurro, Gattuso ha agito esattamente come doveva. Anzi, forse ha addirittura esagerato con la semplicità: 4-4-2 che più classico non si può, Kean e Retegui coppia offensiva, Barella-Tonali coppia di centrocampo, i migliori esterni offensivi a disposizione secondo le indicazioni arrivate dalla Serie A (Politano e Zaccagni) e una difesa di pregio, di qualità, con Di Lorenzo, Bastoni, Calafiori e Dimarco davanti a Donnarumma. È bastato questo, cioè molto poco, per chiudere l’Estonia nella sua metà campo e segnare cinque gol nella ripresa, per chiudere la partita con 40 tiri tentati (17 nel primo tempo), per ridare un senso di esistenza in vita alla Nazionale azzurra.
In realtà chi ha visto la partita sa che l’Italia ha fatto (intra)vedere anche qualcos’altro: un modulo fluido con costruzione a tre centrali (Di Lorenzo-Bastoni-Calafiori) e con Dimarco più avanzato, un primo accenno di pressing ultra-offensivo, dei buoni interscambi tra Retegui e Kean. Proprio come il risultato abbondante, anche questa prima infarinatura di novità deve essere accolta come un messaggio incoraggiante. Sì, perché gli Azzurri venivano da due prestazioni raggelanti, da incubo, anzi paradossalmente la vittoria per 2-0 contro la Moldavia era stata addirittura più preoccupante della scoppola incassata a Oslo contro la Norvegia. Va bene, con Spalletti già esonerato era impossibile chiedere o aspettarsi di più, ma non era così assurdo credere che l’Italia potesse faticare a fare qualsiasi cosa, viste le macerie lasciate dal ciclo precedente. Quella sensazione di assoluta inadeguatezza, non a caso viene da dire, si è avvertita per tutto il primo tempo anche contro l’Estonia, poi però a un certo punto si è dissolta. E lì è nato, si è visto, un abbozzo di nuova Italia.
La sintesi di Italia-Estonia 5-0
Il punto, se vogliamo, sta proprio qui: non c’è dubbio che la vittoria contro l’Estonia vada attribuita alle scelte, al modus operandi, probabilmente anche alla svolta emotiva imposta da Gattuso. Ma la verità è che Donnarumma, Di Lorenzo, Bastoni, Calafiori, Dimarco, Barella, Tonali, Politano, Zaccagni, Kean e Retegui sono tutti giocatori forti, di qualità. Così come lo sono anche Raspadori, Orsolini, Cambiaso, Locatelli, Esposito e tanti altri calciatori italiani che erano in panchina a Bergamo o che a questo giro non sono stati convocati, per scelta o per impossibilità (Buongiorno, Udogie, Scalvini, Ricci, Scamacca, Lucca). Va bene, magari in questo gruppo non ci saranno due o tre fuoriclasse generazionali come succede ad altre Nazionali, ma in ogni caso stiamo parlando di una squadra che non poteva esprimersi come successo a Oslo, o contro la Moldavia.
A questa Italia, prima di qualsiasi altra cosa, serviva – e serve ancora – riacquisire un minimo di consapevolezza, di autostima. Nelle condizioni in cui versava, anche la sfida all’Estonia poteva rappresentare un problema, e per un bel po’ di minuti è andata esattamente così. Poi però l’allarme è rientrato, le cose sono girate, e già questa è un’ottima notizia. Piccola, certo, ma ottima. La conferma di tutti questi microsegnali positivi dovrà arrivare nella complicata – per tanti motivi – partita contro Israele, ma almeno adesso esiste una base da cui ripartire. Una base fatta di giocatori forti e persino di entusiasmo e di fiducia, anche se in dosi ancora minime.