Una storia che collega passione, studio e identità. Riuscire a salvare dalla retrocessione uno dei club più blasonati di Spagna, da tempo in gravi difficoltà economiche e manageriali, grazie a un gruppo di sette ragazzi dell’università locale, forse tra le più famose del mondo. Quello che sta capitando da qualche mese a questa parte a Valencia ha dell’incredibile. Neanche Vicente Blasco Ibáñez, forse lo scrittore e sceneggiatore più conosciuto da quelle parti, avrebbe potuto scrivere una commedia (perché di questo si parla, di una vicenda cominciata male e finita con il sorriso) più romantica.
Sette dei membri dello staff tecnico della prima squadra dei Murcielagos, infatti, provengono dall’Universitat de València (UV), un’istituzione con più di 500 anni di storia, dove haanno studiato Scienze dell’Attività Fisica e dello Sport. Il più noto è ovviamente l’allenatore, Carlos Corberán, ma a lezione con lui sono andati anche i suoi assistenti in panchina Josep Alcàcer, Jorge Alarcón e Josevi Oltra, i preparatori fisici Rafael Aranda e Juan Monar e il preparatore dedicato al recupero degli infortunati Jordi Sorlí. «Sono molto orgoglioso di loro, sono tutti molto bravi» riconosce a El Confidencial Juan Mercé, Juanín, 76 anni, l’ormai pensionato professore presso cui sono passati tutti loro in qualche fase della loro carriera.
«Corberán era molto inquieto, faceva molte domande, voleva sempre sapere più del normale, usciva fuori dagli schemi» confessa Juanín, un’istituzione del calcio valenciano che ha lavorato a lungo con il Valencia e Levante. La facoltà di Scienze motorie dell’Universitat ha rifornito gran parte dei club europei, basti pensare a Pedro Gómez Piqueras, preparatore atletico del PSG, campione d’Europa con Luis Enrique o al collega Quique Sanz, ora all’Al-Qadsiah, la squadra saudita guidata dall’ex Girona Michel o ancora a José Romero, finito sempre in Arabia, all’Al-Riyadh, allenato da Javi Calleja.
«Corberán è un super nerd» afferma un altro suo maestro all’UV, Rafa Aranda, sostenendo che il coach di Cheste, 42enne, si interessa alla sesta casistica che potrebbe sorgere in una partita, non solo alla prima e alla seconda. «È molto intelligente – aggiunge – oltre che ossessionato dal calcio». Tutto è partito da una telefonata dell’allenatore Juan Carlos Garrido a Juanín perché gli raccomandasse un preparatore fisico per la terza squadra del Villarreal, in quel momento in Regional Preferente, l’ultimo livello del calcio spagnolo. Juanín gli ha inviato alcuni dei suoi alunni. Garrido ha scelto Corberán, che in seguito lo avrebbe affiancato nella promozione dalla prima squadra in sostituzione di Ernesto Valverde. Due anni di successi a El Madrigal, un quarto posto in Liga e una semifinale di Europa League contro il Porto. Ma in quei momenti nessuno vedeva in Corberán un allenatore. Svolgeva il suo lavoro di preparatore fisico senza apparentemente preoccuparsi d’altro. A poco a poco, tuttavia, è entrato sempre di più nelle questioni tattiche, lanciandosi in una vita da giramondo dal 2012 al 2025, uno spirito da avventuriero in una traiettoria molto variegata.
Ha iniziato dall’Arabia, prima che fosse mainstream. Dopo l’esperienza all’Al-Ittihad, è tornato brevemente in Spagna nella Juvenil División de Honor dell’Alcorcón. Poi di nuovo Arabia, all’Al-Nassr, attuale club di Cristiano Ronaldo. Ci ha provato anche a Cipro, al Doxa Katakopias e all’Ermis Aradippou, dove ha esordito come primo allenatore. Non poteva mancare un’avventura inglese, al Leeds under 23, da cui Marcelo Bielsa lo ha reclutato in seguito per la prima squadra. Si è guadagnato un buon credito portando l’Huddersfield Town a un passo dalla promozione in Premier League. All’Olympiacos non è andata bene, ma la sua esperienza greca è stata subito cancellata dal grande lavoro al West Bromwich Albion, dove ha conosciuto Ron Gourlay, CEO del Valencia, che lo ha portato a Mestalla nel giorno di Natale del 2024. Paragonarlo a un salvatore sarebbe esagerato e un filo scontato, ma sfido chiunque a non averci pensato, considerando poi come è terminata la stagione dei bianconeri. In questi otto mesi, infatti, ha salvato da una retrocessione annunciata la squadra, riorganizzando la struttura dentro e fuori dal campo. Dopo un lunghissimo giro, è tornato a Valencia per restarci e ricostruire una società anche grazie a uno staff che alla città deve la vita professionale.