La partita tra Juventus e Borussia Dortmund ha detto che Dusan Vlahovic sta tornando a essere un grandissimo attaccante

Dopo i gol contro Parma e Genoa, il centravanti serbo ha avuto un impatto devastante anche nell'esordio in Champions League.
di Redazione Undici 17 Settembre 2025 alle 01:54

Per la Juve di Tudor, una squadra difficile da studiare e analizzare, una squadra che nei minuti di recupero ha ripreso due partite e quattro punti tra campionato e Champions League, ma che ha pure subito sette gol in pochi giorni, l’unica certezza sta nello stato di forma di Dusan Vlahovic. Sembra incredibile, a dirsi, ma è così. E se ne sono accorti un po’ tutti: nello studio di Sky Sport, durante il postpartita di Juve.Borussia, Vlahovic è stato definito un «attaccante vero». Merito della doppietta contro il BVB, naturalmente, ma anche di tutto quello che è già successo in questa stagione. Dusan è stato ancora una volta decisivo, in questo caso con una doppietta, partendo dalla panchina. Dopo i gol contro Parma e Genoa in campionato. E non solo: stavolta, contro il Dortmund, ci ha messo vicino anche l’assist fondamentale per il 4-4 finale di Kelly. Un bel modo per suggellare l’esordio stagionale in Champions.

«Io voglio sempre giocare, sarà l’allenatore a prendere le decisioni migliori. Io resto sempre a disposizione, sia dall’inizio che a partita in corso» ha detto il nove bianconero dopo il match, sottolineando come abbia passato un periodo difficile perché il «99% delle cose dette e scritte su di lui non erano corrette». Aveva decisamente voglia di parlare, Vlahovic. Forse voleva togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di chi lo accusava addirittura di non saper stoppare il pallone – oppure, molto più pesantemente, di non saper deambulare. Ne ha lette tante sui social in questi mesi: i giocatori per quanto vogliano isolarsi hanno pur sempre un telefono.

La verità è che anche lo stesso Dusan, come forse Tudor, non ha ancora messo a fuoco il suo ruolo in questa nuova Juve. Colpa di un’estate in cui sembrava un po’ la sora Camilla, quella che tutti vogliono ma nessuno la piglia. Certo, quell’ingaggio da 12 milioni pesa tanto e continuerà a essere un’etichetta difficile da scrostare, ma sul fatto che Vlahovic sia uno che sappia far gol, aspetto troppo spesso messo in dubbio, non ci dovrebbero essere discussioni. Nelle sue stagioni bianconere, infatti, è sempre andato in doppia cifra. Chiaro che ora, però, la sua media – una rete ogni 35 minuti di gioco – fa davvero spavento. Specie se si considera che la sua partita più complicata, sotto il profilo delle occasioni e della prestazione, resta quella contro l’Inter: l’unica  che finora Tudor gli ha fatto giocare dall’inizio.

C’è anche lato tattico da non sottovalutare. Dopo sette anni di Italia, ormai i difensori avversari conoscono ogni singola abilità di Vlahovic, sanno perfettamente che soffre il continuo contatto fisico, anche a palla lontana, la pressione costante durante i 90 minuti, la presenza del corpo nell’anticipo. Acerbi, tanto per fare un esempio, ha incontrato Dusan sabato scorso ed è un professore in questo tipo di approccio: non a caso, viene da dire, il centravanti serbo è stato disinnescato. Ma per analizzare la gara di Vlahovic contro l’Inter bisogna anche andare al di là della pura prestazione individuale: nel contesto di un piano tattico molto preciso, volutamente limitato dal punto di vista della produzione offensiva, Dusan ha fatto fatica: pochi palloni giocabili, da lottarsi quasi disperatamente, il compito di fare le sponde per Yldiz e le mezzali.


La sintesi di Juve-Borussia 4-4

Contro il Borussia, in una Juve dal baricentro basso ma più tesa a ripartire velocemente, l’ex Fiorentina ha potuto sfruttare al meglio la sua caratteristica principale: lo smarcamento in profondità. Il 2-2 nasce da una rapida transizione e un filtrante dietro la linea difensiva di Yldiz, il 3-4 da un grande lavoro di astuzia alle spalle di Anton e Ryerson. Praticamente, Juventus-Dortmund ha dimostrato che Dusan diventa devastante quando ha spazio. Quando invece deve giocare schiena alla porta son problemi. Ha bisogno di rapidi capovolgimenti di fronte, non può soltanto effettuare degli scarichi, ma deve essere liberato e innescato. Da lì prende fiducia e può davvero far reparto da solo, perché quei piedi, tanto criticati, non sono per niente male. Un esempio, l’assist perfetto per il taglio di testa di Kelly che come in un dejà-vu del week-end si è trovato inaspettatamente al posto giusto nel momento giusto. «Io ho sempre detto che non ci sono titolari, perché è veramente così. Le partite si decidono sempre negli ultimi venti minuti, con cinque sostituzioni è cambiato il calcio» ha dichiarato Tudor a Sky Sport. Paradossalmente, a volte, contano più i giocatori che finiscono le partite, non quelli che le cominciano. E l’impressione è che quest’anno Vlahovic ne possa chiudere davvero tante.

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