«Dovevamo rispondere dopo la partita con la Juve e l’abbiamo fatto». Un concetto che sembra banale, ma che per l’Inter non lo è. Specie se a esprimerlo è uno dei giocatori più criticati dopo la sconfitta di Torino contro la Juventus, vale a dire Marcus Thuram. La vittoria in casa dell’Ajax, per l’attaccante francese e la squadra nerazzurra, è stata una risposta concreta. Una risposta che tutti si aspettavano da Thuram, come se un attaccante da cinque gol in quattro match stagionali fosse chiamato a farlo. Certo, contro la Juventus gli è stato imputato un gesto che non c’entra molto con la sua prestazione. Un sorriso, quel “maledetto sorriso” con il fratello Kephren durante il check Var sul gol decisivo di Adzic al minuto 91′. Eppure, come dire, in molti esigevano una spiegazione di Thuram. O, quantomeno, un tentativo di redenzione.
In realtà Thuram è stato il Thuram di sempre, come ha sottolineato lui stesso ai microfoni di Sky Sport. «Meglio così, no?» ha scherzato, ma con la faccia di uno che sorridendo, guarda un po’, dice sempre la verità. Non aveva bisogno di togliersi della tensione di dosso. Per come affronta il calcio e la vita, in maniera molto rilassata, si è fatto scivolare addosso le tante parole e i tanti commenti velenosi del weekend. Eppure, quel riferimento ai social e alla bufera intorno a lui significa che comunque un po’ di strascichi polemici se li era portati dietro. Voleva offrire una grande prestazione con l’Ajax e così è stato, responsabilizzato anche dalla scelta di Chivu: il tecnico rumeno gli ha cambiato il partner d’attacco, tenendo a riposo Lautaro e schierando Pio Esposito, autore di una performance davvero positiva. «Mi sono trovato benissimo con Pio, prima lo si conosceva in tutta Italia, ora in tutto il mondo. Io non ero così forte alla sua età, è fantastico» ha detto Thuram del giovane attaccante nerazzurro. Un attestato di stima non scontato per uno mai banale come Thuram.
Il 9 dell’Inter ha provato in tutti i modi a sbloccare la partita fin da subito. Ci è andato vicino alla mezzora, sfiorando il palo alla destra di Jaros. Un pizzico di sfortuna ha solo rimandato la gioia di un gol che, come dicevano i telecronisti di un tempo, era nell’aria fin dai primi minuti di gioco. Merito – o meglio: demerito – anche di un Ajax in fase di icostruzione e che ha ancora tanti limiti. Tecnici e soprattutto tattici. Basta vedere la semplicità con cui Thuram si è liberato al 42esimo sull’angolo di Calhanoglu: gli è bastata una finta per passare davanti all’avversario, attaccare la palla tesa e girarla in porta sul primo palo (poco) difeso da Jaros. Chiaro, poi bisogna sempre saltare a due metri e 27 centimetri come ha fatto l’attaccante francese.
Lo 0-1 ha raffreddato la Johan Cruyff Arena e sbloccato psicologicamente l’Inter. I cambi di Chivu rispetto alla gara contro la Juve (De Vrij per Acerbi, Dimarco per Carlos Augusto, Frattesi per Mkhitaryan e Pio Esposito per Lautaro Martínez) erano una scommessa molto più grande di quello che si poteva pensare: se è pur vero che i nerazzurri erano favoriti, ritrovarsi impantanati sul pareggio dopo un’ora di gioco sarebbe stato complicato da gestire. Sarebbero inevitabilmente arrivati nella testa di tutti, giocatori e staff, i fantasmi dell’Allianz Stadium e della sconfitta di San Siro contro l’Udinese. Dopo 47 minuti invece, l’Inter si è trovata avanti di due gol: ancora Thuram, ancora da corner, ancora una rete di testa. Una doppietta che ha ricordato quella di Crespo nel 2002, quando Chivu giocava nell’Ajax – solo che era squalificato.
La sintesi di Ajax-Inter
Per Thuram, il sorriso malandrino di Torino si è trasformato in un’espressione di felicità. Per la squadra, più che per se stesso. Lo si è capito anche nell’approccio alle interviste dopo il 90esimo. Thuram ha cercato di rifuggire l’esaltazione della sua doppietta per concentrarsi solo ed esclusivamente sul gruppo. Glielo hanno fatto anche notare a Prime Video, confessandogli che stava parlando come «come se avesse giocato una partita normale». Ecco, forse il punto è che una prestazione del genere, per Thuram, è normale per davvero. D’altronde per un MVP di una semifinale di Champions, a Barcellona, per uno che ha messo il sigillo sulla seconda stella con il 2-0 al Milan nell’aprile 2023, queste serate di Champions sono solo un’altra giornata in ufficio. Per l’Inter, invece, quella di Amsterdam si presentava come una notte tutt’altro che ordinaria. Dopo lo sfogo di Chivu nello spogliatoio dello Juventus Stadium, i giocatori, specie il nucleo storico, hanno giocato per aiutare l’allenatore. Per dare una scossa rimbalzo positiva. La risposta data ad Amsterdam è stata la migliore possibile. E una grande parte del merito, beh, va a Marcus Thuram.