Robin Gosens ha detto che a fine carriera vorrebbe diventare uno psicologo dello sport e aiutare i calciatori

L'esterno della Fiorentina vorrebbe lavorare a stretto contatto con i suoi attuali colleghi. Soprattutto quelli più giovani.
di Redazione Undici 25 Settembre 2025 alle 11:46

Il fatto che Robin Gosens sia un calciatore speciale, beh, non è una novità: sono anni che l’esterno della Fiorentina parla in maniera del tutto nuova, almeno per quelli che sono i codici e le abitudini del suo universo di riferimento, di temi come benessere mentale, diversità e aiuto psicologico. La sua competenza in materia non è solo frutto di una carriera di grande prestigio, tra club e Nazionale tedesca, ma anche del suo percorso di formazione extracampo: Gosens è infatti laureato in psicologia e ha più volte preannunciato che, alla fine della sua carriera da professionista, resterà nel mondo del calcio per mettere a frutto e far valere i suoi studi. Oltreché, naturalmente, per aiutare quelli che oggi sono i suoi colleghi.

L’ultima conferma, in questo senso, è arrivata durante una puntata del podcast Copa TS. Gosens ha detto che «ho un’idea relativamente chiara di quello che farò dopo il ritiro: partirò dai miei studi, poi magari li integrerò con un master in psicologia dello sport, e a quel punto mi piacerebbe aprire un piccolo studio dove poter offrire consulenze individuali ai calciatori». Altre opzioni, sempre stando a quando detto da Gosens, potrebbero essere quelle di creare «una o due collaborazioni con i club di Bundesliga per fornire consulenza psicologica», oppure «organizzare dei workshop presso i centri di formazione giovanile».

Insomma, Gosens vuole diventare uno psicologo che lavora con i calciatori. E sarebbe uno dei primissimi casi, forse il primo in assoluto al massimo livello, in cui un professionista di questa branca ha anche una carriera alle spalle nello stesso mondo. È stato lo stesso Gosens a spiegare che «ho svolto questo lavoro in prima persona, so benissimo come ci si sente quando ci sono certi problemi e certe pressioni da gestire. Secondo me bisogna iniziare a lavorare sulla salute mentale fin da quando i calciatori sono molto giovani: una volta che entrano in contatto con certe dinamiche, con certi concetti, poi magari saranno preparati. E quindi potrebbero affrontare il loro percorso in modo diverso». Il fatto che ci sia lui ad aiutarli, nel caso, potrebbe essere una discreta garanzia.

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