Il primo rumore che abbiamo sentito nel box del Team Ceccato è stato il suono degli applausi. Poi le pacche sulle spalle, le strette di mano, gli abbracci per la vittoria in Gara 1 della quarta prova del campionato italiano di Gran Turismo. Una dolce armonia che ha ovattato il rombo dei motori delle supercar del Mugello. Il mondo BMW che ci ha aperto le porte in occasione della tappa toscana sembra davvero una famiglia. Non è retorica, qui si conoscono tutti da una vita, lavorano all’unisono, con dei tempi che sembrano scanditi da un ritmo, un flusso che li trasporta da anni. Il box è piccolo, senza porte, per permettere di muoversi più facilmente tra la zona dove si monitorano i tempi e i camion dove si cambiano i piloti. Nel giro di cinque minuti il box si svuota. Tutti partono come proiettili e cominciano a camminare verso destra, lungo la corsia dei pit stop, direzione festa del podio. C’è da festeggiare il successo dei due piloti del team, Jens Klingmann e Jesse Khrone.
I due l’anno scorso hanno vinto il campionato italiano Gran Turismo. Jens viene da Heidelberg, graziosa città sul fiume Neckar, nel sud-ovest della Germania. In Italia, però, ha trovato la sua comfort zone. Sembra un paradosso, lui pilota tedesco, testimonial di un brand tedesco come BMW che per sentirsi a casa deve venire nel nostro Paese. «Qui fanno tutto diversamente. Certo, il nostro obiettivo è riconfermarci campioni, ma proviamo a lasciare lo stress e la tensione fuori dal team. Ieri sera, per esempio, abbiamo cenato tutti insieme, c’erano un sacco di persone: meccanici, gli ingegneri, personale BMW. Era un modo per decomprimere, ma non tutti i team lo fanno», ci racconta subito dopo la gara. Ha un sorriso gigante e indossa ancora la tuta bagnata dalle bollicine. Sembra quasi più felice per chi gli sta intorno che per sé stesso. «Sono legatissimo a BMW. Mi hanno scelto quando ero un bambino che voleva diventare un pilota. Sono passato professionista a 21 anni in BMW e non l’ho più lasciata. Pensateci, ora ho 34 anni, sono 13 anni ormai. Ho avuto la fortuna di vincere molte gare, ho potuto viaggiare, sono stato in Italia, in Asia e in America. BMW è la casa motoristica della mia vita, voglio finire qui la mia carriera, tra i colori bianco e blu».
In effetti lui e BMW si sono incastrati alla perfezione. «Ho cercato di essere il pilota perfetto nello sviluppo delle auto, è qualcosa che mi gratifica. Ho condotto tutti i test per la BMW M4 GT3, l’auto che stiamo utilizzando, provo continuamente nuovi software, attrezzature, ABS. Sono felice di condividere i risultati dei test, lavorare sui dati mettendo a disposizione le mie conoscenze per aumentare le performance». Un lavoro di continua sinergia tra lui e il team. «Io cerco di trasmettere ai ragazzi le sensazioni che provo in macchina, a livello di feeling con la vettura, di tenuta, di grip e di velocità. È qualcosa che ho sempre fatto nel corso della mia carriera, non mi piace essere uno di quei piloti che arrivano.
BMW e il Team Ceccato in particolare è un sistema collaudato dove tutti hanno perfettamente chiaro il proprio ruolo. A proposito di relazioni, in una disciplina come il GT dove si vince in due, cambiano i rapporti anche con il compagno di squadra. «È strano. Come pilota ovviamente vuoi andare più forte di lui perché appartieni alla stessa squadra, ma comunque hai bisogno di lui per conquistare la gara. Vinciamo solo come gruppo ma ci sfidiamo l’un l’altro ugualmente. Quando Jesse fa un lavoro migliore, io guardo i dati, li studio, osservo i suoi board. Bisogna lasciare l’ego da parte, è vero, però la competizione interna ti spinge a migliorare». Innovazione, miglioramento e determinazione. Tre valori di BMW che Jens ha imparato e condiviso nel corso degli anni e che lo hanno portato a divenire un testimonial della casa tedesca per eventi e presentazioni. «Adoro rappresentare BMW perché posso far capire tutto il lavoro che c’è dietro al mondo delle corse. Non si tratta solo di un week-end, ma di settimane e mesi di sacrifici per salire sul podio. E poi viaggio moltissimo, non è proprio male dai». Quando ne parla davvero trasmette vibrazioni di felicità. Ok, il Ceccato è un team vincente, tutto viene più naturale. Ma la percezione è che qui dentro tutti salgano in macchina con Klingmann.