Il suo sinistro lo conosciamo, abbiamo imparato ad apprezzarlo, i colpi secchi di mezzo collo all’incrocio non fanno manco più notizia. L’aspetto più interessante del meraviglioso gol con cui Matias Soulé ha ripreso la Fiorentina, scappata con Kean, è la posizione da dove ha calciato: fal limite dell’area, e va bene, ma convergendo dal centrodestra, in un lungo avvicinamento che l’ha portato a credere in quel pallone lavorato da Koné e raffinato da Dovbyk. Quando l’ucraino ha giocato di sponda all’indietro, quasi a memoria, si aspettava di trovare qualcuno. Anzi: si aspettava di trovare proprio Soulé, che aveva stretto sempre di più la sua azione fino a portarsi all’altezza dei 20 metri.
Sembrano considerazioni abbastanza banali, ma di scontato, in questa dinamica tattica, c’è davvero poco. Fino alla prima metà di stagione scorsa, infatti, di Soulé non si riusciva a capire quasi niente. Prima di tutto, che ruolo avesse. Certo, non ci sono più i ruoli ma contano le funzioni, benissimo: le funzioni dell’argentino parevano un problema di matematica complicatissimo da risolvere. È un esterno, è una mezza punta? E poi non era nemmeno un calciatore che riusciva a teneva alto il livello di prestazioni con continuità. Era un fantasista da picchi altissimi, anche bellissimi, ma era anche intermittente. Molto intermittente.
Poi è arrivato Gian Piero Gasperini. Che, fin dal precampionato, ha insistito tanto su di lui, chiarendo tanti punti di domanda che forse pure lui stesso si stava ponendo pian piano. Intanto ha sciolto l’equivoco tattico, schierandolo dietro alla punta, ma dritto alla porta. Una posizione da sotto-punta libera di cercarsi il pallone ma che, una volta conquistato il possesso, deve puntare verso l’area di rigore, meglio se parte da destra. All’ex allenatore dell’Atalanta, infatti, piace schierare i suoi trequartisti a piede invertito, mettendo i destri a sinistra e viceversa. Il problema si pone quando si hanno due mancini, come Dybala e Soulé. Uno deve muoversi sul centrosinistra, magari arretrando il suo raggio d’azione per cercare gli inserimenti degli esterni o dei centrocampisti, come dimostrato alla perfezione da Dybala a Pisa, prima che si facesse male.
6 – Dalla prima stagione in cui ha segnato un gol da fuori area in Serie A (2023/24), Matías Soulé è il giocatore con più reti realizzate dalla distanza nel torneo: sei. Gittata.#FiorentinaRoma pic.twitter.com/z3uT0FHAqj
— OptaPaolo (@OptaPaolo) October 5, 2025
Tornando a Soulé, il secondo grande compito – già riuscito – di Gasperini, era riassestarlo dal punto di vista psicologico. Un paio di anni fa, dopo il super girone d’andata con il Frosinone in campionato, pareva essere lanciato addirittura verso la titolarità nella Juventus, la squadra che possedeva il suo cartellino e alla quale sarebbe ritornato nell’estate seguente. Poi il brusco calo di rendimento, dovuto anche al trend negativo della squadra, retrocessa incredibilmente all’ultima giornata, la Juve che decide di sacrificarlo in nome di un gruzzoletto per avviare la rivoluzione di Thiago Motta, lui che viene ceduto alla Roma, scelta anche per De Rossi. Solo che non fa in tempo ad arrivare a Trigoria che l’ex “Capitan Futuro” viene esonerato dopo quattro partite. Gli subentra Juric, che lo vede poco. E che, quando lo mette in campo, lo confina sulla linea laterale. Quella calce a Matias non piace proprio, eppure deve attendere un altro cambio di allenatore e l’insediamento di Ranieri per trovare nuovamente la fascia centrale del campo. Ranieri lo gestisce con tanta pazienza, inserendolo sempre di più nelle rotazioni e dimostrando che gli riconosceva una certa personalità schierandolo in una delle partite più difficili per chi viene da fuori Roma, il derby con la Lazio.
La rete del pareggio in quella partita, peraltro molto simile a quella contro la Fiorentina, l’ha sbloccato. Gli ha fatto credere che in quella rosa ci poteva stare e, soprattutto, che poteva diventarne un cardine, un volto da cover. Per rendere con perseveranza, però, aveva bisogno di un allenatore che lo trasformasse da straordinario giocatore di sistema (che si esalta quando tutto gira, ma raramente è capace di aggiustare qualche problema da solo) in un talento in grado di ribaltare le partite, capace di fare la differenza in pochi istanti. In che modo? Avvicinandolo alla porta. Un’idea basic che però non perde valore, dato che serve ad aumentare il senso di confidenza sua e dei compagni verso di lui, anche in una settimana complicata, dopo l’errore su rigore contro il Lille in Europa League. In fondo e a pensarci bene, quando si parla di trequartisti/mezzepunte/esterni offensivi, di giocatori talentuosi ma un po’ anarchici, Gasperini è una garanzia: sono anni che gli cambia letteralmente la carriera. Ora non sappiamo se Soulé sarà il successore ideale dei vari Gómez, Ilicic, Koopmeiners, De Ketelaere, se sarà il nuovo capolavoro dell’allenatore giallorosso. Ma di sicuro, a giudicare da questi primi assaggi in una nuova Roma, ci sono tutte le premesse per essere ottimisti.