La MLS e tutto il calcio nordamericano stanno vivendo un momento importante, forse decisivo. Tra qualche mese gli Stati Uniti, il Messico e il Canada ospiteranno i Mondiali, nel frattempo le squadre MLS hanno reclutato giocatori in grado di avere un impatto fortissimo sull’intero ecosistema competitivo, da Messi in giù sono arrivati nomi come Son Heung-min, Rodrigo De Paul, Hirving Lozano. E Thomas Müller, che dopo una vita al Bayern ha accettato di trasferirsi in Canada, ai Vancouver Whitecaps. Tutte queste operazioni hanno acceso fantasia e interessi intorno alle squadre che le hanno formalizzate, ma quella relativa all’attaccante tedesco deve essere letta e interpretata da un’altra prospettiva. Intanto perché Vancouver non è certamente un big market calcistico, e poi perché parliamo di un uomo/giocatore davvero unico nel suo genere. In campo e fuori.
Se ne sono accorti subito anche nella città della Columbia Britannica, dove Müller è diventato fin da subito una mania, un’attrazione vera e propria. Intanto, dal suo arrivo, le richieste per i biglietti del BC Place (impianto da 54mila posti che ospita le gare dei Whitecaps) sono cresciute in maniera esponenziale. Poi ci sono i risultati della squadra guidata dal danese Jesper Sorensen, che non ha altre grandi stelle eppure ha vinto sei delle ultime otto gare ufficiali, si è arrampicata fino al primo posto della Wester Conference e ha conquistato l’edizione 2025 del Canadian Championship, un torneo parallelo alla MLS che mette di fronte tutti i club professionistici del Canada. Muller ha contribuito a questo ruolino di marcia con sei gol e quattro assist. A 36 anni compiuti da poco, si tratta di numeri davvero interessanti.
E poi c’è tutta l’aneddotica fuori dal campo, che nel caso di un personaggio come Müller ha sempre una sua importanza. In un’intervista concessa poco dopo la vittoria del Canadian Championship, successo che l’ha trasformato nel giocatore tedesco con più trofei vinti in carriera (35), l’ex Bayern ha detto che «non conosco così bene la storia dei Whitecaps, ma so che la prima partita dei playoff MLS è sempre stata l’ultima, se guardiamo alle scorse stagioni. Ora il nostro obiettivo è vincere». Un’altra uscita significativa di Müller, nel corso di una conferenza stampa, ha anche dato un senso alla sua scelta di accettare l’offerta arrivata da Vancouver: l’ex giocatore del Bayern ha detto che «qui la gente accetta di non vincere, vale per noi come per la Nazionale», e in questo modo ha detto – magari tra le righe – di aver preferito un contesto in cui ci sono meno pressioni nei confronti della squadra. Durante le trattative, come ha raccontato The Athletic in un lungo reportage, proprio quest’ultimo aspetto – l’ambiente rilassato intorno al club, ma anche lo stile di vita di Vancouver, il clima decisamente meno asfissiante rispetto ad altre città nordamericane – ha inciso parecchio sulla decisione finale di Müller. Il quale, dopo un ulteriore scambio di idee con l’ex compagno Alphonso Davies, non ha avuto più dubbi: ha scelto il Canada, ha scelto Vancouver e adesso si sta godendo i frutti di questa decisione.