Steven Gerrard ha detto che lui e tutti gli altri campioni della “Golden Generation” inglese erano dei «perdenti egoisti»

Quell'Inghilterra era fortissima in tutti i reparti, eppure non è mai andata nemmeno vicina a un trofeo. Oggi lo storico capitano del Liverpool dà la sua versione dei fatti (e fa un discreto mea culpa).
di Redazione Undici 08 Ottobre 2025 alle 16:52

Un mucchio di primedonne. Steven Gerrard non usa giri di parole, descrivendo quel che lui e i suoi compagni hanno rappresentato per oltre un decennio in Nazionale. Forse l’Inghilterra più forte di sempre, potenzialmente devastante in ogni reparto: difesa granitica, il miglior Rooney in attacco. Soprattutto, l’imbarazzo della scelta a centrocampo: Lampard e Scholes su tutti, insieme all’ex bandiera del Liverpool. Eppure, direbbe Mourinho, zero titoli. Non solo: zero partecipazioni dalle semifinali in su tra Europei e Mondiali. Aspettative altissime e puntualissimo fiasco, torneo dopo torneo. Perché, si è interrogato a lungo il mondo del calcio? “Eravamo dei perdenti egoisti”, risponde oggi Gerrard, ospite del podcast di Rio Ferdinand. “Non eravamo amici, non eravamo connessi. Non eravamo una squadra. In nessun momento siamo andati vicini a diventare davvero un gruppo solido”.

È un’ammissione profonda, che va al di là dei proverbiali blocchi psicologici o scherzi del destino attorno alla Nazionale dei Tre leoni. Quei dettagli che magari hanno interrotto la corsa inglese proprio sul più bello in diverse occasioni importanti – Italia ’90, Euro ’96, 2020 e 2024 – ma che nulla hanno a che fare con la cosiddetta “Golden Generation”. Quella programmata per vincere tutto, imbattibile alla PlayStation. E che alla fine non ha vinto niente. “Perché non riuscivamo a costruire un’alchimia in spogliatoio?”, si domanda Gerrard. “Non riesco a pensare ad altro che all’immaturità o all’egoismo: ora vedo Carragher e Scholes in tv e sembrano migliori amici da sempre. Lo stesso vale per Gary Neville. E probabilmente mi sento più vicino a te”, dice, parlando con Rio, “di quanto lo fossi durante la nostra carriera. Perché non eravamo così quando avevamo 20, 21 o 23 anni? Era un problema di ego? Una questione di rivalità?”

Lo storico centrocampista, oggi 45enne, aggiunge di aver “odiato i ritiri con l’Inghilterra. Odiavo la mia stanza. Odiavo l’atmosfera. Certo, mi divertivo un mondo a giocare per la Nazionale. Ne ero fiero. E mi piacevano anche gli allenamenti: ma erano novanta minuti al giorno. Per il resto mi sentivo perso, che fossimo a Londra o in Romania cambiava poco. Sentivo di non far parte di alcuna squadra. Non avevo alcun tipo di rapporto coi miei compagni. Volevo soltanto giocare, allenarmi e poi essere da un’altra parte”. Secondo Ferdinand tra i giocatori c’era rancore diffuso, Gerrard specifica “anche un po’ di odio. Forse era un atteggiamento immaturo. Ma avrebbe anche dovuto esserci più enfasi da parte del nostro staff, per farci capire di metterci tutto alle spalle e di concentrarci insieme per l’obiettivo. Più attività condivise, più svago, più tempo insieme”. Per intenderci, tutto ciò che rese speciale l’Italia di Lippi nel 2006. Certi trionfi nascono così: partite a ping-pong, alla console, gli scherzi, le risate e i tuffi nel laghetto di Duisburg. Settimane che hanno forgiato la Nazionale campione del Mondo. Forse avrebbe potuto essere l’Inghilterra, ma va benissimo così. Non ce ne voglia Gerrard.

>

Leggi anche

Calcio
Estêvão Willian sta impattando come un meteorite, sul Chelsea e sul calcio europeo
La magia contro il Barcellona è il suo terzo gol in altrettante partite di Champions: soltanto Mbappé e Haaland ci erano riusciti prima di lui.
di Redazione Undici
Calcio
La vita di Maradona diventerà una serie tv animata, che sarà prodotta in India
Un racconto dei momenti chiave della carriera del Pibe de Oro e della sua influenza culturale in Argentina e in Italia.
di Redazione Undici
Calcio
Per Roberto De Zerbi e il suo staff, l’addio allo Shakhtar a causa dell’invasione russa in Ucraina è ancora un grande trauma
L'attuale tecnico del Marsiglia e il suo ex vice, Paolo Bianco, hanno raccontato i giorni in cui è iniziato il conflitto.
di Redazione Undici
Calcio
I tifosi di diverse squadre della Premier hanno scritto alla Lega per chiedere il congelamento dei prezzi dei biglietti
Nell'aumento generale rientrano non solo i costi per i singoli match, ma anche i trasporti, il cibo e le bevande da stadio.
di Redazione Undici