Il filotto è iniziato con un’affermazione di misura sul campo di Gibilterra: niente di proibitivo. È proseguito con un roboante 4-0 – eguagliata la più larga vittoria nella storia della Nazionale – ai danni del Montenegro, rovinando l’esordio di Mirko Vucinic in panchina: e questa sì è già una notizia. Domenica sera però le Isole Far Oer hanno profanato un altro livello del calcio andando a battere per 2-1 la Repubblica ceca: certo, da un bel pezzo, non più la squadra di Nedved e Poborsky, eppure 42esima nel ranking FIFA per oltre 146 milioni di euro di valore di mercato (il solo Tomas Soucek, centrocampista del West Ham, vale più del triplo dell’intera rosa delle Far Oer, 136esima nel medesimo ranking). Eppure s’è consumato l’affronto, con Hanus Sorensen e compagni ora perfino a tallonare i diretti avversari nella classifica del Gruppo L di qualificazione ai Mondiali. Prima di inneggiare alla favola: nell’ultima, decisiva giornata i cechi ospiteranno il fanalino di coda Gibilterra, mentre i nordici se la vedranno in casa della Croazia – chance di sorpasso, praticamente zero. Ma anche soltanto essere lì, tecnicamente aggrappati a un sogno impensabile a 90 minuti dalla fine, per questi giocatori è già un traguardo. E allora sorge una domanda spontanea: come hanno fatto?
Perché queste tre vittorie consecutive – con un ruolino di tutto rispetto nel girone: 12 punti, dieci gol fatti, soltanto sei subiti – rappresentano sì l’acme calcistico di una nazione. Ma è una rincorsa che arriva da un lungo salto di qualità strutturale. Qualche indizio sparso. Si diceva della vittoria dei record: le altre due, entrambe contro il Liechtenstein risalgono al 2021 e al 2024. Tutte negli ultimi anni. Quando le Far Oer hanno progressivamente alzato i giri della competitività, con la promozione in Nations League C e ora il gran percorso verso i Mondiali. Da Euro 2024 in poi – a cui ovviamente il microstato non ha preso parte, peraltro in seguito a un cammino in quel caso deludente – le Far Oer hanno messo a referto 5 vittorie, 3 pareggi e 6 sconfitte in 14 gare ufficiali. Numeri da metà classifica, se si trattasse di un campionato. Di sicuro, non più da squadra materasso.
Il mix ideale da cui è scaturita “l’impresa di Tórshavn”, come ormai chiamano lo storico trionfo sulla Repubblica ceca, si può sintetizzare in tre ingredienti principali. Primo: un nuovo, propizio corso tecnico, sotto il nome dell’ignoto selezionatore Eydun Klakstein, reduce dalla classica gavetta dalle giovanili della Nazionale in su e dallo scorso febbraio alla guida della prima squadra. Secondo, e forse più importante: la parallela crescita del movimento sul fronte dei club, con il KI Klavsvik che nel 2023 ha segnato il debutto di una compagine delle Far Oer nella fase a gironi di una coppa europea, trovando pure la prima vittoria in Conference League. Terzo, e ancora più importante: per accompagnare il controverso allargamento di Europei e Mondiali, la UEFA e la FIFA hanno fra le altre iniziative ideato un programma di finanziamento a disposizione delle federazioni minori per favorirne lo sviluppo. È ormai evidente che le Isole Far Oer stiano sfruttando al massimo questa occasione.
Restano però indiscussi i contorni di uno straordinario risultato collettivo. Parliamo comunque di un arcipelago da 55mila abitanti, con quasi tutti i suoi calciatori cresciuti in un clima da dopolavoro. I professionisti sono sempre stati pochissimi: basti pensare che Sorensen – mattatore del Montenegro con una doppietta, di nuovo a segno contro la Repubblica Ceca – fino a poco tempo fa vendeva pizze surgelate. E storie come la sua si perdono negli annali, tra falegnami, elettricisti e dirigenti d’azienda che ogni tanto si toglievano lo sfizio di profanare la rinomata porta di una grande Nazionale (a fronte spesso di una goleada avversaria). Lo sfizio però oggi s’è fatta fame. E questi ragazzi non vanno più sottovalutati, qualificazione al Mondiale o no. Anche perché, seppur pochi, i professionisti cominciano a essere in aumento: quasi una decina degli eroi di Tórshavn ormai gioca all’estero. È un segnale anche questo.